The Lodge, la recensione
Ci sono film che andrebbero visti a scatola chiusa. Un minimo accenno alla trama basterebbe a rovinare la potenza esplosiva di alcune scene. La nuova fatica di Veronica Franz e Severin Fiala (Ich seh, ich seh altrimenti noto come Goodnight Mommy) rientra nel novero. Potremmo limitarci a parlare di The Lodge come di un claustrofobico thriller dalle tinte horror, girato con sapienza, capace di tenere le dita dello spettatore ben avvinghiate ai braccioli. Ma è un po’ come non dire niente, no? Quindi dal terzo paragrafo si spoilera. Sappiatelo.
Laura (Alicia Silverstone) e Richard (Richard Armitage) sono separati. I due figli Aiden (Jaeden Martell) e Mia (Lia McHugh) vivono con la madre, la quale, malgrado Richard abbia una nuova relazione, sembra sperare in un ricongiungimento. Quando verrà a sapere che lui vuole firmare le carte del divorzio per sposare la nuova fiamma, non la prenderà bene.
Si spara in bocca. Di punto in bianco, senza tante cerimonie. Questa è la scena che volevamo evitare di spoilerare, perché per uno spettatore all’oscuro è un pugno nello stomaco. È uno dei primi avvenimenti del film e ne setta perfettamente l’atmosfera. Quell’impalpabile sensazione che qualcosa di terribile potrebbe avvenire da un momento all’altro. Certo lo sparo in sè non sarebbe sufficiente: regia e scenari cospirano per mettere a disagio lo spettatore. Anche il fatto che nel primo quarto d’ora Grace, la nuova fidanzata, sia solo menzionata o vista attraverso uno specchio opaco, contribuisce al mistero. Quando poi scopriamo che è l’unica sopravvissuta al suicidio di una setta religiosa, l’inquietometro si impenna. Chi è davvero questa Grace?
Una ragazza dolce e carina. Questa è l’impressione alla prima comparsa di Ryley Keough. L’occasione è particolare: Richard ha convinto i figli a passare le vacanze natalizie in uno chalet assieme a Grace. Lui deve lavorare, riuscirà a essere lì solo per Natale. Un’ottima occasione per conoscersi meglio! O per dare vita a un estenuante braccio di ferro psicologico.
The Lodge è innanzitutto un trionfo della tecnica. La camera di rado è ferma: ama avvicinarsi lentissimamente ai personaggi, simile a un felino in caccia. Gli ambienti sono permeati da una strana freddezza. Spigoli, spigoli ovunque. Il sonoro è eccellente, da solo regge alcune delle scene migliori. Ogni comparto dell’apparato cinematografico concorre a montare la tensione, mentre cerchiamo di rispondere alla domanda: è più pericolosa l’instabilità di una donna traumatizzata o la cattiveria di due bambini?
L’intreccio non è esente da problematiche. Le scelte di Richard sono quantomeno opinabili: va bene volere che i figli e la futura seconda moglie familiarizzino, okay lasciarli qualche giorno soli in mezzo al nulla, ma diamine Richard, la pistola? Era proprio necessario aggiungere una pistola carica all’equazione? Cechov scuote la testa, sconsolato.
Un’altra possibile critica è la vicinanza con il precedente Goodnight Mommy. I punti in comune sono numerosi. In fondo è un altro “due bambini vs un adulto” in un setting casalingo. Però se Goodnight Mommy insiste sul corpo, The Lodge pone l’accento sulla psiche. Inoltre è assai meno prevedibile. Nell’insieme risulta più maturo, un passo avanti per la coppia di registi austriaci, che con il loro secondo film colpiscono nuovamente il bersaglio. Insomma: attenti a quei due! Specialmente ai loro figli, se ne hanno.
The Lodge arriverà nei cinema italiani dal 16 gennaio 2020 distribuito da Eagle Pictures.
Alessio Arbustini
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