The Strangers: Prey at Night, la recensione

Quando nel 2008 si affacciava nei cinema il piccolo film The Strangers, scritto e diretto dall’allora esordiente Bryan Bertino, il panorama horror stava per accogliere un nuovo classico del genere che non solo sarebbe stato ricordato negli anni successivi incassando una somma ragguardevole al botteghino con recensioni entusiastiche dalla critica di settore, ma avrebbe anche riaperto con insistenza il filone home invasion.

Quel film, che ebbe non pochi problemi produttivi con almeno due anni di stallo prima che fosse acquisito da Universal Pictures, millantava di essere ispirato a fatti realmente accaduti, ma così non era… o meglio, non lo era nei termini “horror” scelti per portarli in scena. In realtà, ha spiegato lo stesso Bertino, da bambino una notte bussò alla porta di casa sua una donna che cercava una persona che non abitava in quella casa. La mattina dopo, gli abitanti del quartiere denunciarono che molte case erano state svaligiate e molto probabilmente la donna che bussava sbagliando casa era proprio l’esca. Da questa storiella, che ha quasi il sapore della parabola morale, è nato uno dei più cinici e terrificanti horror degli ultimi dieci anni che ora ha guadagnato anche un (insolitamente tardivo) sequel, The Strangers: Prey at Night.

Preventivato all’indomani dell’uscita internazionale di The Strangers, il sequel – che sulla carta si chiamava semplicemente The Strangers: Part 2 – ha avuto una gestazione piuttosto elaborata, con rinvii, riscritture e cambi di regista. Alla fine l’ha spuntata il talentuoso Johannes Roberts, già regista dei riusciti The Other Side of the Door e 47 Metri, che è rimasto in parte fedele al concept di base e in parte ha avvicinato il franchise in lidi più smaccatamente horror.

Senza fornire collegamenti diretti col primo capitolo, The Strangers: Prey at Night racconta la vicenda di una famigliola che si vede costretta a staccare la spina dalla quotidianità a causa dell’ennesima bravata di Kinsey, la figlia adolescente, finita nei guai a scuola. Per questo motivo, riuniti con Luke, il figlio più grande che studia al college, i quattro si dirigono dagli zii, che sono proprietari di un campo caravan nella periferia della città. Arrivati a notte fonda e decisi a non disturbare gli zii, i quattro prendono possesso di un appartamento ma subito ricevono la visita di una misteriosa ragazza che chiede di poter vedere una fantomatica Tamara. Pensando che si fosse trattato solo di una persona che aveva sbagliato indirizzo, i quattro si preparano per trascorrere la notte, ma tre individui mascherati ed armati li braccano in casa, trasformando il loro arrivo in un vero incubo sanguinario!

Scritto dallo stesso Bryan Bertino, insieme a Ben Ketai (Jukai – La foresta dei suicidi), The Strangers: Prey at Night è un interessantissimo esempio di sequel che non si propone come copia carbone del prototipo, ma riesce ad andare a un livello (di terrore) successivo, ricordando – in parte – quello che è stato fatto con La notte del giudizio e i suoi sequel. In pratica, The Strangers: Prey at Night ha un primo atto che ricalca preoccupantemente il film di Bertino, cambiando i protagonisti (una famiglia di quattro persone al posto di una coppia di fidanzati) ma mostrandoceli in un momento di difficoltà e trasportandoli nella medesima situazione. Solo che il film di Roberts, una volta che ha posto in chiaro il suo ancoraggio al film precedente come una sorta di reminder dato dagli anni passati, amplia quella situazione, crea momenti al di fuori dell’abitazione primaria, trasportando l’azione soprattutto all’esterno ed ergendo a scenario dell’orrore un intero quartiere residenziale. Sono numerosi i momenti di genuina tensione creati ad arte per rendere al meglio il gioco del gatto col topo, con una millimetrica scansione dei decessi, mai prevedibili e sempre molto cruenti e spietati. Rispettando, dunque, quel marchio di fabbrica che fa dei tre loschi figuri mascherati i più agghiaccianti killer del cinema horror odierno.

Senza un perché, privi di qualsiasi scrupolo morale, Man in the Mask, Dollface e Pin-up Girl si muovono a ritmo di musica anni ’80 e con l’arma bianca, escogitando trappole mortali che in più occasioni ci riportano al caro vecchio slasher movie ottantiano. E non è un caso se da metà film le tre spettrali figure diventano molto più tangibili e paragonabili ai serial killer dei teen-horror di un tempo, compreso quell’alone di immortalità che tanto ci piace quando viene associato ai boogeymen. E in questi termini il lunghissimo epilogo di The Strangers: Prey at Night è un gioiellino della tensione-azione, con le esagerazioni tipiche di quel cinema che vuole omaggiare, riuscendoci.

Nel cast di The Strangers: Prey at Night segnaliamo i volti noti di Martin Henderson (Grey’s Anatomy, The Ring) e Christina Hendricks (Mad Men, Babbo bastardo 2), anche se a distinguersi per bravura e coinvolgimento è la giovane Bailee Madison (ricordate la bambina di Non avere paura del buio?).

Insomma, seppur con netto ritardo sui tempi, cosa che potrebbe costargli qualche potenziale spettatore al botteghino, The Strangers: Prey at Night si distingue per qualità e tensione elevandosi al di sopra di molti sequel di film horror ormai cult.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riesce a portare a un livello successivo il concept del primo film.
  • Ricco di omaggi al cinema horror anni ’80, che rievoca anche nelle scelte musicali.
  • I tre killer mascherati continuano ad essere molto efficaci.
  • La prima mezz’ora del film ricalca un po’ inutilmente il prototipo.
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The Strangers: Prey at Night, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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