The Umbrella Academy: Essere Speciali

Dal 15 febbraio è disponibile su Netflix una serie attesa con grande curiosità, The Umbrella Academy. La serie trae ispirazione dall’omonima serie a fumetti creata da Gerald Way (conosciuto ai più come cantante dei “My Chemical Romance”) e Gabriel Bà, e vede come showrunner Steve Blackmann (Legion, Fargo, Altered Carbon).

La serie ci racconta di come il primo ottobre del 1986, 48 donne in ogni parte del mondo abbiano dato alla luce contemporaneamente dei bambini, malgrado prima del parto nessuna di loro fosse incinta. Questi bambini hanno tutti la particolarità di avere dei poteri speciali, e Reginald Hargreeves (Colm Feore), un eccentrico milionario, cerca per questo motivo di adottarne quanti più possibile, raggruppandone sette. Il suo scopo sembra essere quello di organizzare una squadra di piccoli supereroi e così crea la Umbrella Academy, diventando padre dei bambini ma allo stesso tempo mantenendo un continuo distacco professionale da loro, in virtù del suo ruolo di istruttore (arrivando a chiamarli solo per numero, senza dar loro un nome, che gli verrà poi dato dalla madre-robot).

Vediamo in un montaggio veloce la crescita opprimente di questi ragazzi per poi passare alle loro controparti adulte, sofferenti ognuno a suo modo a causa di questa peculiare istruzione. La situazione si ribalterà con l’annuncio di una apocalisse imminente che i ragazzi dovranno scongiurare.

The Umbrella Academy è una serie movimentata, con scene di combattimento perfettamente orchestrate ma anche capace di costruire spazi di intimità qualora i personaggi ne avessero bisogno. Ma il vero pregio di questa serie è l’alternarsi di situazioni sempre inaspettate: vengono utilizzati piani temporali diversi, viaggi nel tempo, futuri apocalittici e sempre attraverso l’utilizzo di una fotografia e scenografia curata, dai colori brillanti e d’impatto; la colonna sonora inoltre vanta una selezione di brani che si integrano perfettamente nella trama o, semplicemente, sono degli incredibili pezzi della cultura musicale (da Nina Simone a Noel Gallagher passando per i Depeche Mode).

Anche i personaggi vantano una buona costruzione, spiccando fra tutti Vanya interpretata da Ellen Page (Inception, Super, Juno) e Numero 5 interpretato dalla star nascente Aidan Gallagher. Sarà intorno ai conflitti che avvolgono i loro due personaggi che si svolgerà la trama di The Umbrella Academy: Vanya infatti, numero 7, è l’unica del gruppo a non avere poteri. Questo la porta a sentirsi costantemente esclusa e rifiutata da tutti. E sarà intorno a questo esatto nodo di rancore che si apriranno le problematiche e le risoluzioni per questa presunta apocalisse.

The Umbrella Academy riflette molto sul concetto dell’essere “speciali” che viene spesso reiterato fino allo sfinimento nelle opere supereroistiche in generale: qui invece si pone più lo sguardo su quanto sia sano porre tanta attenzione su talenti fuori dalla norma, su cosa davvero significhi essere speciali, ma soprattutto cosa significhi sentirsi terribilmente ordinari in un mondo che si aspetta l’esatto contrario da noi.

Alla fine The Umbrella Academy forse parla semplicemente di autostima, ma è sempre piacevole vedere certi messaggi suggeriti nel modo giusto, lasciando perdere le solite banalità. La serie si conclude lasciandoci in sospeso, quindi speriamo che questo significhi una buona probabilità di una seconda stagione.

Aspettando notizie, vi auguriamo buona visione!

Silvia Biagini

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