They Talk, la recensione
EVP è l’acronimo internazionale per Electronic Voices Phenomena, fenomeno conosciuto anche come psicofonia, che consiste nella registrazione di suoni/voci di matrice non umana attraverso apparecchiature elettroniche. Semplificato al massimo: la registrazione di voci dall’aldilà.
Non è raro che il cinema abbia trattato questo fenomeno per storie d’orrore, basti pensare al celebre White Noise (2005) e relativo sequel (2007), a The Innkeepers (2011), ESP – Fenomeni paranormali (2011) o al più recente Voces (2020). In questo mini-filone dell’horror spettrale va oggi ad inserirsi anche They Talk, sesto film da regista di Giorgio Bruno e sua terza incursione nell’horror dopo l’argentiano Nero Infinito (2013) e il riuscito Almost Dead (2016).
Alex Browlin è un tecnico del suono e si trova nel ben mezzo delle riprese di un documentario. Ascoltando il materiale girato durante il giorno nei pressi di un ex orfanotrofio, il ragazzo capta delle strane frequenze e si rende conto che nascoste tra quei suoni ci sono delle voci che sembrano umane, forse una richiesta d’aiuto. Alex si rivolge allora al prof. Hasegawa, esperto nel fenomeno delle voci elettroniche, e comincia a convincersi di aver captato le voci dei morti.
Interamente ambientato sui monti della Sila, in Calabria, sagacemente mascherati da location nordamericana, They Talk si avvale di una confezione tecnica di tutto rispetto capace di donare al film di Giorgio Bruno una particolare credibilità internazionale. Il cast, infatti, si compone di professionisti provenienti da ogni parte del mondo a cominciare dal bravo protagonista Jonathan Tufvesson, svedese, la talentuosa comprimaria Rocío Muñoz, spagnola, la francese Margaux Billard e il mitico Hal Yamanouchi, giapponese ma di adozione ormai italiana da decenni.
Se They Talk funziona molto bene da un punto di vista tecnico/artistico (se possibile, però, cercate di guardare il film in lingua originale, il doppiaggio italiano è tremendo!) con una regia molto attenta a creare la giusta atmosfera dai dettagli dell’ambiente, la stessa cosa non si può dire della scrittura. Il soggetto di They Talk è molto accattivante e il fenomeno degli EVP sicuramente cattura l’attenziona, ma quello che inizialmente sembra il tema portante, con il passare dei minuti diventa marginale e la sceneggiatura di Vinicio Canton e Stefano Ceccarelli si concentra sempre più su uno sviluppo thriller risaputo che, nonostante l’intenzione di costruire suspense e colpi di scena, risulta abbastanza prevedibile e anche un po’ confuso.
Nonostante questo progressivo “imbarbarimento” dell’intreccio, They Talk riserva nella sua seconda parte i migliori momenti orrorifici, con un pizzico di violenza e qualche situazione raccapricciante che ci ricorda che siamo dinnanzi a un film horror. A tal proposito, Giorgio Bruno riesce anche a omaggiare il grande Lucio Fulci in un paio di occasioni, come la scena introduttiva che richiama alla mente degli appassionati Quella villa accanto al cimitero e l’immagine della suora infernale che ricorda Demonia.
They Talk arriva al cinema dal 28 luglio distribuito da Vision Distribution.
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
L’aspetto tecnico generale e il cast riescono a camuffare un film italiano in una produzione internazionale. | Qualche caduta di ritmo e una sceneggiatura che si fa pasticciata e banale. |
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