Tim Burton a Roma presenta Miss Peregrine: l’intervista

Arriva un momento nella vita di ogni cinefilo cresciuto a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 in cui si attende con una certa ansia il nuovo film di un certo regista… un regista che ha imposto la sua personalità dark, introversa e malinconica e ha costruito la sua carriera su storie che raccontano le tante sfaccettature della diversità. Parliamo di Tim Burton e l’uscita di ogni suo film è un piccolo evento per una buona parte di quei cinefili di cui si parlava. Non importa se le sue opere più recenti non riescono a toccare la grandiosità dei suoi film più riusciti, ma il solo fatto che dietro la macchina da presa ci sia quello strambo tizio riccioluto è già di per se motivo di soddisfazione. E il 15 dicembre, distribuito da 20th Century Fox, esce nei cinema italiani Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, ultima fatica del regista di Edward mani di forbice ispirata al primo libro della saga letteraria di Ransom Riggs.

Tim Burton è stato ospite a Roma per presentare alla stampa e al pubblico il suo nuovo film: il regista ha sfilato sul red carpet dell’Auditorium Conciliazione lunedì 5 dicembre e il giorno successivo ha incontrato i giornalisti nella cornice barocca dell’Hotel St. Regis. Quello che segue è il resoconto di una chiacchierata con il geniale regista di Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali.

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Cosa ti ha spinto a dirigere l’adattamento cinematografico del romanzo di Ransom Riggs?

Sono stato immediatamente attratto dal titolo: le parole “bambini speciali” mi hanno subito ricordato la mia infanzia, ma anche il modo in cui Ransom ha messo insieme gli ingredienti della storia, a cominciare dalle foto da cui parte la storia. Devi sapere che io faccio collezione di vecchie foto, mi affascinano perché conservano tanto mistero e riescono a scatenare fantasie ed evocare fantasmi.

Però sappi che non conoscevo il libro prima che mi fosse proposto il film: appena ho letto il titolo ne sono stato conquistato!

Anche io ho realizzato un libro sui “bambini speciali” (Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie, ndr). Mi sentivo molto coinvolto dal protagonista, perché lui, così come me, si sentiva fuori posto, strano a livello interiore e dunque mi sono immedesimato subito in lui.

La diversità è una peculiarità dei personaggi dei tuoi film. Tim, ti sei mai sentito “speciale” da ragazzo come i protagonisti del tuo film?

Considera che sono cresciuto in una cultura che divide le persone per categoria, quindi si, è inevitabile sentirsi diversi e poi ho avuto una nonna che, proprio come nel film, mi insegnava a sfruttare alcune mie peculiarità e anche un’insegnante d’arte che mi incoraggiava ad essere me stesso. Bastano poche persone a consentire agli individui a fiorire e dare il massimo di loro stessi.

miss-peregrineIn Miss Peregrine c’è una grande mancanza tra i tuoi abituali collaboratori, Danny Elfman.

Danny non ha composto la colonna sonora neanche di Ed Wood, in quel caso era impegnato su un altro progetto, per Miss Peregrine voleva prendersi una pausa da me… devi sapere che io e Danny siamo come una coppia che si lascia e si riprende. Ma torneremo a lavorare insieme.

In Miss Peregrine, così come in molti tuoi film, c’è l’utilizzo della stop motion ma anche della CGI. Tra le due tecniche quale preferisci?

Io amo la stop-motion perché ha la caratterista dell’essere tattile, poi i burattini sono delle vere opere d’arte! Però devo dire che anche i computer riescono a fare cose sorprendenti. In questo film la lotta tra le due bambole è realizzata in stop-motion, ma spesso la scelta dell’una o l’altra tecnica dipende dal tempo che ha si ha a disposizione e per realizzare la stop-motion c’è bisogno di molto più tempo.

Come è ricaduta su Eva Green la scelta di Miss Peregrine?

Ho utilizzato il libro e le foto in esso contenute come fonte d’ispirazione per la scelta degli attori ed Eva mi sembrava abbastanza somigliante. Lei ha tutte le caratteristiche del personaggio che ha interpretato: è forte, divertente e credibile come persona che può trasformarsi in uccello. È come una star del cinema muto e poi ho già lavorato con lei in Dark Shadows e mi ci sono trovato molto bene. Nei primi anni di scuola avevo un’insegnante come lei, tutti la ascoltavano a differenza degli altri insegnanti che nessuno sopportava. Chiunque vorrebbe avere una direttrice come Eva Green!

MISS PEREGRINE'S HOME FOR PECULIAR CHILDREN

Hai iniziato la tua carriera occupandoti di supereroi con i primi due Batman e poi sei stato a un passo dal realizzare il reboot di Superman; ora anche in Miss Peregrine ci sono personaggi con superpoteri…

Quando è uscito Batman quello dei supereroi era un nuovo territorio da esplorare, mentre oggi ogni settimana esce un film sui supereroi. In questo caso i bambini hanno poteri ma fondamentalmente sono bambini, bravi bambini con delle emozioni e si comportano proprio da bambini, nonostante i superpoteri.

Ti sei chiesto quale potrebbe essere il target specifico di Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali?

Ho chiesto all’autore del romanzo per chi avesse scritto questo libro e lui ha detto che è piaciuto sia ad alcuni bambini che ad alcuni adulti, ma, fondamentalmente, l’ha scritto per se stesso. La stessa cosa l’ho fatta io, anche se mi hanno detto che alcuni miei film, come Sweeney Todd, sono piaciuti a bambine di 10 anni… ma loro neanche dovrebbero vederli alcuni miei film! Non mi concentro su un pubblico in particolare.

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Ad un certo punto, nella scena dell’attacco degli scheletri al luna park, mi è sembrato di riconoscere te su una giostra. Eri proprio tu in un cammeo?

Si, anche se  odio apparire nei film. Avevamo finito le riprese, non avevamo soldi ma avevamo bisogno di ripetere una scema e quindi siamo andati io e alcuni amici a rifare quella scena.

I ragazzi di Miss Peregrine sono intrappolati in un anello temporale che li costringe a un perenne presente, che per il protagonista è il passato. Come valuti i ragazzi di oggi?

Credo che oggi chiunque possa dire che qualcun’altro è starno, c’è un bullismo senza nome e senza faccia molto pericoloso. Poi, se vai a un concerto, vedi che attorno a te tutti stanno col telefono e non si godono le cose. I ragazzi valutano il loro valore in base ai like che ricevono e questo è molto allarmante.

Nei tuoi ultimi film gli occhi sembrano aver assunto un ruolo determinate, dagli occhi giganteschi nei quadri di Big Eyes, agli occhi come fonte di nutrimento per i Vacui in Miss Peregrine.

A dire il vero non mi ero reso conto di questa cosa degli occhi, per me è importate avere attori che siano in grado di comunicare senza parlare, con gli occhi appunto. Eva, attraverso lo sguardo, riesce a far arrivare qualcosa.

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Il tuo film ha un finale conclusivo in confronto al libro. Perché questa scelta di non lasciare porte aperte ai sequel?

A volte ci sono cose che si chiudono con una promessa di una nuova avventura e questo succede anche in Miss Peregrine, se ci fai caso. Questo per me è il modo migliore di concludere una storia, come le vecchie foto che non ti dicono tutto, rimangono dei misteri. Però il fatto di non lasciare una strada aperta direttamente a un sequel è stata più una scelta a livello emozionale che di cervello.

Nel tuo futuro dovrebbero esserci due film molto attesi come Bettlejuice 2 e la versione live action di Dumbo. Ce ne puoi parlare?

Non parlo del futuro finché non si sta concretizzando, l’ho già fatto in passato e alcuni progetti a cui tenevo sono stati cancellati, come è accaduto per Superman, quindi ve ne parlerò solo quando sarò sul set a girarli! Su Bettlejuice spero si concretizzi perché adoro il personaggio, ma è tanto strano.

E vi ribadisco che il miglior film che non ho mai fatto è Superman, l’avreste adorato!

a cura di Roberto Giacomelli

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