22 July, la recensione

22 July è una delle ventidue produzioni Netflix in concorso al 75esimo Festival del Cinema di Venezia, affidata a Paul Greengrass, noto regista di action/thriller come The Bourne Supremacy e Green Zone.

La storia che ci viene raccontata, però, non è proprio un thriller, anche se per gran parte è stata girata come se fosse tale. Qui si parla del tentativo di colpo di Stato (una bomba indirizzata al Primo Ministro norvegese) di Oslo del 2011, dove hanno perso la vita otto persone, e della seguente strage dell’isola di Utoya, perpetrata ai danni di giovani figli della classe dirigente. Tra di loro c’è un ragazzo in particolare, che si è salvato con il fratello dopo essere stato colpito cinque volte, riportando danni permanenti all’occhio destro (cecità totale) e a parte del sistema locomotorio, senza contare le schegge del proiettile rimastegli incastonate vicino alla corteccia celebrale, che quotidianamente minacciano di uccidere sul colpo il giovane.

In questa recensione non fornirò il nome dei testimoni, perché credo che di fronte alla morte di 77 (settantasette!) persone ci si identifichi tutti in una sola figura, senza corpo ma con un’anima unica: l’essere umano. Eh sì, perché la motivazione dell’attentato è stata proprio il tentativo di eliminare dalla faccia della terra “marxisti e liberali”, ovvero coloro che appoggiano l’Unione Europea e le sue politiche migratorie. Non a caso, l’assassino era in contatto – tramite il web – con gruppi nazifascisti, i cui esponenti avevano già commesso omicidi a sfondo razziale sempre in Norvegia.

Con palese necessità di tagliare non poche parti della pellicola (una durata di due ore e un quarto è troppo alta e inconciliabile con la regia del film), fino a risparmiare quarantacinque minuti buoni, c’è però da dire che oltre a una prima parte perfettamente condotta, il regista non si è mosso altrettanto bene quando si è trattato di indagare gli aspetti più psicologici della vicenda. Qualche scena abbastanza retorica, un altro paio che non aggiungono niente né da un punto di vista più pratico (a livello di storia), né da uno più sentimentale (logica appunto dei personaggi), ma niente di più: dalla selezione ufficiale del Festival ci saremmo aspettati di meglio.

Un lavoro dove non ci sono attori particolarmente dotati, dove il montaggio è classico, la fotografia non è la priorità, la drammaticità non ha il realismo di cui si ha bisogno.

E non voglio assolutamente tralasciare la tematica, sicuramente importante ma anche questa affrontata con troppa superficialità: ci sono infatti non pochi accenni a discorsi sui diritti inalienabili dell’uomo, su cosa sarebbe giusto o meno fare per preservare le istituzioni davanti a questo genere di episodi, su cosa possono migliorare le Nazioni e i Governi, per dimostrare che i cittadini hanno fatto bene a dar loro il potere. Tutta una serie di ragionamenti palesemente trascurati dal regista, e in generale dalla produzione. Perché credo che se ci si prenda la responsabilità di alimentare la Memoria collettiva, questa dovrebbe giovare di punti di vista prima poco rappresentati, e nella cinematografia lo spazio di manovra c’è, quello che manca è l’assenza di produzioni di spessore che preferiscano un registro intimo, a uno più spettacolare.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Narrazione fluida.

 

  • Sviluppo della tematica.
  • Logica dei personaggi.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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22 July, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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