Voces, la recensione

A partire dagli inizi del nuovo millennio la scena horror internazionale ha visto il grande ritorno di quel continente che ha fatto la storia del genere, sia dal punto vista stilistico che produttivo, ovvero la cara e vecchia Europa. Qualcosa, però, rispetto al passato è cambiato poiché se una volta a dominare la scena era l’Inghilterra, basti pensare alla tradizione della letteratura gotica e alle produzioni della famosa e mitica Hammer Films, al giorno d’oggi i due paesi protagonisti di questa rinascita sono stati Francia e Spagna. Contraddistinte da approcci stilistici molto diversi fra loro, le due floride realtà prediligono filoni completamente diversi fra loro ed in un’ipotetica mappa geografica del vecchio continente sarebbero rappresentati con questi colori: da un lato la Francia col colore rosso, come il sangue che sgorga a fiumi nei suoi film di fine primo decennio dei duemila; dall’altro, invece, il blu scuro e ombroso della Spagna, a simboleggiare le tantissime ghost stories portate sullo schermo dai suoi tanti talenti, Jaume Balaguerò e Paco Plaza su tutti.

Un solco, quello iberico, nel quale va ad inserirsi Angel Gomez Hernadez, regista spagnolo esordiente, che con il suo primo lungometraggio Voces, distribuito dalla piattaforma di streaming Netflix, porta sullo schermo una storia di fantasmi di impianto classico, sia nelle tematiche, nonostante lo spunto interessante della psicofonia, che nella messa in scena con una veste a metà tra i succitati modelli spagnoli e l’influenza del Conjuring Universe. Il mix si rivela nel complesso vincente e il film del giovane autore, pur non brillando in originalità, svolge ampiamente il suo compito e spaventa al punto giusto grazie ad atmosfere inquietanti e una regia acerba, ma comunque decisa e con le idee chiare.

Voces

Paura, tensione e balzi dalla sedia al servizio di una trama nella quale sono toccati anche argomenti come l’ormai inflazionata elaborazione del lutto e l’inquisizione spagnola che vide il massacro di tantissime donne ritenute streghe e nemiche della Chiesa.

Daniel e Sara sono una giovane coppia il cui unico problema è rappresentato dal fatto che il loro figlio, Eric, afferma di sentire voci maligne provenienti da apparecchi vocali di ogni tipo. La situazione peggiora quando i tre si trasferiscono in un’antica villa di campagna al cui interno i fenomeni strani intorno al piccolo diventano sempre più frequenti, fino a causarne una morte, tanto misteriosa quanto cruenta. La prematura scomparsa, tuttavia, non porrà fine alle sofferenze dei protagonisti, ma ne sarà solo l’inizio…

Voces

Voces è un film con tante luci ed alcune ombre e racchiude al suo interno tutti i pro e i contro della giovane età del regista, la cui preparazione tecnica va a scontrarsi con una capacità narrativa che, al netto di qualche guizzo di novità e freschezza, si dimostra ancora acerba e incerta nelle sue intenzioni.

Gomez Hernandez, dunque, è molto abile nel mettere in piedi un insieme visivo contraddistinto da una fotografia dai colori cupi, freddi e continui giochi chiaroscurali tipici del cinema horror spagnolo, ai quali abbina tutti i trucchi e i tecnicismi provenienti d’oltreoceano e dal succitato Conjuring Universe: via libera, quindi, a sbalzi sonori, jump scares, giochi “vedo/non vedo” e tante citazioni ai classici del terrore, su tutti Poltergeist. Espedienti tipici dai quali scaturiscono una serie di sequenze di tensione ben gestite e dall’esito efficace con lo spettatore turbato e che non può non provare un senso di inquietudine provocato da voci dall’origine sconosciuta, apparizioni improvvise e un mostro non tra i più inquietanti di sempre, ma utilizzato molto bene dal regista che lo fa comparire poco e soltanto in atmosfere in penombra e avvolgenti.

Voces

Non tutto è oro ciò che luccica, però, e l’inesperienza di Gomez Hernandez si palesa in tutta la sua evidenza attraverso una storia che mette troppa carne a cuocere e tocca diversi temi, senza mai svilupparli in pieno ed in maniera efficace ai fini della storia. Nonostante la psicofonia e i riferimenti all’inquisizione spagnola, infatti, siano imput interessanti, il regista non riesce mai a trovare la chiave giusta per renderli ben aderenti ai protagonisti, generalmente mal tratteggiati e non amalgamati tra loro, difetto che ha come naturale conseguenza un plot che procede per capitoli slegati.

Voces, in conclusione, è un horror gradevole e consigliato per chi intende passare un’ora e mezza tra spaventi, brividi e atmosfere tetre e suggestive.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Scene di tensione efficaci e ben realizzate.
  • Atmosfere cupe e spaventose e una sapiente gestione degli stilemi delle ghost story.
  • Il plot mette sul tavolo tanti spunti narrativi senza svilupparli in pieno.
  • Personaggi poco caratterizzati e non del tutto aderenti alla storia e i suoi sviluppi.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Voces, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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