I.A. – Intelligenze Artificiali. Guida alle macchine senzienti in letteratura, cinema e tv

“L’intelligenza artificiale (d’ora in poi: IA) può essere definita come il settore di studi e l’insieme di tecniche, derivati dall’informatica, che tendono a realizzare sistemi elettronici di elaborazione in grado di simulare il comportamento intelligente dell’uomo, vale a dire capaci di risolvere problemi che comunemente rientrano nel dominio dell’intelligenza umana.”  (Sapere.it)

Il termine Intelligenza Artificiale viene utilizzato per la prima volta negli anni Cinquanta dal matematico americano John McCarthy durante un seminario tenuto nel New Hampshire, in riferimento alla tecnologia elaborata per permettere alle macchine di sviluppare abilità e intelligenze simili a quella umana.

In letteratura, il primo e più significativo esempio in tal senso è la Creatura, opera del dottor Frankenstein nell’omonimo romanzo dell’autrice Mary Shelley, che ha goduto nei decenni di grande successo e moltissime trasposizioni teatrali e cinematografiche.

Pubblicato per la prima volta nel 1818 in Inghilterra, agli albori della rivoluzione industriale, Frankenstein non è solo un “libro dell’orrore”, ma una vera e propria riflessione sulla natura umana. Victor è uno scienziato geniale, che segnato dalla morte prematura della madre quando era solo un bambino, vuole creare un essere simile all’uomo ma fisicamente superiore, in grado di non contrarre malattie.

Quando finalmente i suoi tentativi vanno a buon fine, la Creatura nata dall’esperimento e composta da parti di cadaveri umani, è deforme e apparentemente ingovernabile. Spaventato, Frankenstein fugge e lascia il Mostro solo, dando inizio a una catena di eventi che porteranno alla sua fine.

FrankensteinIl rifiuto iniziale di Victor di riconoscere ciò che aveva creato, spaventato soprattutto dal suo aspetto, diventa puro terrore nel momento in cui, dopo aver rincontrato la Creatura mesi dopo, si rende conto di quanto essa abbia appreso e di quelli che in prospettiva sono i rischi per l’umanità. Se da un lato il dottore è compiaciuto dei progressi fatti dal mostro “tu sai leggere?”, dall’altro, la richiesta di quest’ultimo di avere una compagna con cui dividere la vita, gli fa comprendere con orrore, quali sarebbero le conseguenze se i due decidessero di riprodursi e ribellarsi contro l’uomo.

Il sottotitolo di Frankenstein è Il Prometeo moderno, in riferimento alla leggenda secondo cui il gigante Prometeo, disubbidendo a Zeus, decise di trafugare il fuoco e portarlo agli uomini, dando loro la possibilità di evolversi. Così facendo Shelley sottolinea la volontà dell’uomo di spingersi sempre oltre, arrivando a fare qualsiasi cosa, quasi a voler eguagliare Dio.

L’uomo ambisce a dare vita a esseri non solo in grado di misurarsi con lui intellettualmente, ma molto spesso dotati di capacità superiori, privi dei limiti umani e in grado di utilizzare le loro risorse nel modo più completo. Al desiderio di creare forme di vita intelligenti, si mescola in molti casi però la paura che queste un giorno possano ribellarsi contro l’umanità, tentando di distruggerla.

Samuler Butler, scrittore e studioso inglese vissuto tra il 1835 e il 1902, fu uno dei primi ad affrontare la questione del rapporto dell’uomo con la tecnologia, della dipendenza e del timore che il primo prova per il secondo, all’interno di Erewhon, opera straordinariamente contemporanea per i suoi contenuti, pubblicata nel 1872.

“Quanti uomini vivono oggi in stato di schiavitù rispetto alle macchine? Quanti trascorrono l’intera vita, dalla culla alla morte, a curare notte e giorno le macchine? Pensate al numero sempre crescente di uomini che esse hanno reso schiavi, o che si dedicano anima e corpo al progresso del regno meccanico: non è evidente che le macchine stanno prendendo il sopravvento su di noi? Non ci sono forse più uomini impegnati a curare le macchine che a curare i propri simili?”.

Lo scrittore russo Isac Asimov (1920-1992), ha messo spesso al centro delle sue produzioni la tematica delle intelligenze artificiali e del rapporto che queste hanno con l’uomo, ponendo un particolare accento sul coinvolgimento emotivo che un essere umano può provare nei confronti di un robot e viceversa.

Protagonisti della maggior parte dei suoi racconti sono i robot positronici (da lui inventati), che agiscono sulla base delle Tre leggi della Robotica:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Alle tre leggi, l’autore ne affianca una quarta, la Legge Zero,

0. Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.

asimov io robotI robot di Asimov sono pensati per fungere da aiuto per l’uomo e non sono quindi per lui una minaccia, anche se molti continuano ad essere dubbiosi nei confronti di questi esseri artificiali.

Un esempio è Robbie, coprotagonista “robotico” dell’omonimo racconto, contenuto nella famosa raccolta Io, Robot (1950), la prima dedicata ai robot positronici.

Nel racconto, ambientato nel 1998, la piccola Gloria è molto affezionata al robot di casa Robbie, ma la madre preoccupata dalle voci che sente e che vorrebbero i robot come delle minacce per l’uomo, decide di riportarlo all’azienda produttrice, la U.S. Robot.

La bimba però diventa triste e inconsolabile e dopo una serie di tentativi di farle tornare il sorriso, i genitori la portano in visita alla fabbrica dei robot, nella speranza che vedendo che sono “solo macchine” la figlia riesca a dimenticare Robbie.

Qui la piccola riconosce il suo robot e correndogli incontro, rischia di restare coinvolta in un brutto incidente, ma viene salvata proprio da Robbie che poco dopo l’abbraccia felice.

La madre capisce finalmente che il robot non è pericoloso per Gloria e decide di riportarlo a casa.

I racconti di Asimov e le sue Leggi della Robotica, vengono ripresi spesso sia da altri autori che al cinema.

L’uomo bicentenario (1999) è un film ispirato all’omonimo racconto del 1976 e al successivo romanzo Robot NDR-113 del 1976, scritto a quattro mani con Robert Silverberg, che racconta la storia della vita di Andrew (NRD-113), robot della famiglia Martin, dalle capacità e doti artistiche straordinarie che gli permettono attraverso i decenni di diventare autonomo e di costruirsi una carriera diventando un rinomato medico e scienziato. Quando riesce finalmente a dotarsi di un corpo dall’aspetto umano, inizia a progettare e sviluppare organi che gli permettano di mangiare, bere e fare altre attività, avvicinandosi sempre di più all’uomo. Raggiunti i duecento anni d’età, riesce finalmente a farsi riconoscere come “uomo bicentenario”, morendo pochi giorni dopo da essere umano.

La vastissima produzione fantascientifica, letteraria, cinematografica e televisiva (ma anche legata al mondo dei videogiochi), che affronta il tema delle intelligenze artificiali, è suddivisibile all’interno di alcune macrocategorie.

Vi sono universi in cui le intelligenze artificiali per motivazioni diverse, si ribellano ai loro creatori, prendendo il dominio della Terra e rendendo gli umani schiavi o sterminandoli.

È il caso della famosa saga di Terminator, nata  da un’idea di James Cameron, in cui l’esercito dei terminator, composto da cyborg e robot, guidati da Skynet, si ribellano arrivando quasi a distruggere la specie umana.

io_robotIl film Io, Robot (2004), prende il titolo dalla raccolta di Asimov ma sviluppa una storia originale, sempre a partire dalle Tre Leggi della Robotica e dalla Legge Zero. In questo universo in cui i robot ormai sono entrati a far parte della quotidianità degli esseri umani, aiutandoli in casa e al lavoro, iniziano a manifestare comportamenti insoliti e violenti, fino ad arrivare a obbligare gli uomini a restare chiusi in casa, eliminando chiunque si opponga al nuovo regime. Causa di tutto questo è V.I.K.I., supercomputer che governa tutti i robot positronici e che sviluppa una sua interpretazione della Legge Zero, instaurando una dittatura dei robot al fine di proteggere gli uomini da loro stessi.

Nella serie di videogiochi Halo, la razza aliena dei Precursori, esseri incredibilmente intelligenti e saggi e dotati di una tecnologia molto avanzata, governano la Via Lattea dopo aver sconfitto l’essere umano. Al termine della guerra contro gli uomini, scoprono che il motivo che aveva spinto i terrestri a sfidarli erano i Flood, orribili parassiti senzienti e molto violenti. Per contrastarne l’avanzata, viene creata Mendicant Bias, una IA femminile, con il compito di creare una difesa per Precursori. La macchina però viene corrotta, al punto di decidere di tradire i suoi creatori e mettersi dalla parte dei Flood.

Nella serie tv Battlestar Galactica andata in onda dal 2004 al 2009, remake dell’omonima serie del 1978, i Cyloni sono dei robot costruiti dall’uomo per aiutarlo nelle attività delle 12 colonie spaziali. Si ribellano all’uomo e iniziano una lunga e devastante guerra, che culmina in un armistizio chiesto da entrambe le parti.

I Cyloni partono alla ricerca di un altro mondo dove poter vivere, ma non mettono mai da parte l’odio per gli esseri umani e dopo quarant’anni di pace tornano e distruggono le colonie. Si salveranno solo 48 mila umani.

In molte opere di fantascienza che non hanno al centro il tema della IA, ne ritroviamo alcune sottoforma di robot “aiutanti” dell’uomo o comunque sempre sottoposti alla sua autorità, con attività simili a quelle dei robot positronici dei libri di Asimov.

Fra i più famosi vi sono R2-D2 e C-3PO della saga cinematografica di Star Wars, Marvin il robot paranoico di Guida galattica per gli autostoppisti (1979) dello scrittore inglese Douglas Addams, portato al cinema nel 2005 e Robby di Il pianeta proibito film cult del 1956.

Alcune opere vedono esseri umani e IA lavorare insieme come pari, condividendo l’autorità.

Data (Star Trek - The Next Generation)

Data (Star Trek – The Next Generation)

Nella serie televisiva Star Trek – The Next Generation, il secondo ufficiale e capo delle operazioni Data, è un androide dotato di cervello positronico con aspetto e caratteristiche prettamente umane.

Nel Ciclo della Cultura (1987-2013) dello scrittore britannico Iain Banks, tutti i personaggi, umani o dotati di IA, godono di pari diritti.

Almost Human è una serie televisiva della FOX, in onda in america dal 17 novembre 2013. Nella Los Angeles del 2048, gli agenti di polizia sono affiancati nelle indagini da androidi simili in tutto e per tutto ad esseri umani. Al protagonista John Kennex, tornato in servizio da poco dopo essersi risvegliatosi dal coma, viene assegnato Dorian (DRN-0167) un androide mite e particolare, che non ama sentirsi definire “sintetico” e che da subito dimostra di possedere una sensibilità tipicamente umana.

Le IA possono anche essere costruite per fornire al loro creatore informazioni o risposte che da solo non riesce ad ottenere.

In Guida galattica per gli autostoppisti, Pensiero Profondo è un supercomputer creato da una razza di esseri superintelligenti e paradimensionali al fine di trovare “la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”, che dopo sette milioni e mezzo di anni di elaborazione si scoprì essere… “42”.

Similmente nel racconto L’ultima domanda (1945) di Asimov, il computer Multivac (AC, calcolatore analogico) è protagonista di sette storie in momenti temporali diversi. In ognuna delle prime sei storie, un personaggio gli pone la domanda “Può la seconda legge della termodinamica essere invertita?”, il computer però non riesce mai a rispondere dicendo di avere “dati insufficienti”. Anche dopo la morte termica, il computer che esiste ancora nell’iperspazio, continua a elaborare la risposta, ma una volta scoperta non trova più nessuno a cui poterla riferire. Forte di quello che ha imparato, decide quindi di creare un nuovo universo.

Un’evoluzione estrema della IA, è costituita dall’integrazione vera e propria della componente artificiale a quella umana, che consente di dare vita a degli ibridi con caratteristiche proprie di entrambe le “specie”.

L’esempio più famoso è probabilmente Daryl dal film D.A.R.Y.L. (1985), cyborg con il corpo umano e un computer la posto del cervello.

Nella popolare serie britannica Doctor Who, alcuni tra i più temuti villain, i Cyberman, hanno l’aspetto di un robot ma la loro base è umana.

Il poliziotto Alex Murphy, protagonista della serie Robocop, viene riportato in vita da un team di scienziati che lo trasforma in un organismo cibernetico, in parte uomo e in parte macchina. La sua memoria viene cancellata e viene programmato secondo tre direttive in modo tale che ogni sua azione da quel momento sia volta a garantire l’ordine pubblico.

Nel momento in cui si troverà faccia a faccia con i suoi assassini però, Alex recupererà la memoria e si farà giustizia.

All’interno di questo filone, si inserisce anche Trascendence, il film diretto da Wally Pfister che uscirà in Italia il 17 aprile 2014, distribuito dalla 01 Distribution.

Proponiamo di seguito una top-five delle IA cinematografiche più significative, almeno per chi scrive, protagoniste di cinque film cult:

edward_mani di forbice

5) Edward “Mani di Forbice”

Nato dalla fantasia del regista Tim Burton, Edward è un robot con fattezze umane.

Uno scienziato anziano e molto solo, che vive in un grande castello sulla cima di una collina, decide di costruire un essere con cui poter parlare, che sia in grado di sviluppare autocoscienza. Purtroppo l’uomo muore prima di riuscire ad ultimarlo, lasciando Edward con delle lunghe forbici al posto delle mani.

Un giorno Peggy, intraprendente venditrice di cosmetici porta a porta, decide di salire al castello, nella speranza di riuscire a concludere qualche affare. Qui trova Edward solo, e superato lo spavento iniziale, decide di portarlo a casa con sé.

Il quartiere accoglie Edward con curiosità e in breve tempo diventa una sorta di “attrazione” per i vicini (e le vicine!), che si recano spesso a casa a trovarlo e lo invitano alle loro feste.

L’unica che sembra non apprezzare la sua presenza è Kim, giovane e bella figlia di Penny, di cui Edward inevitabilmente finisce per innamorarsi.

Edward Mani di Forbice è una fiaba sulla solitudine e la diversità, sul desiderio di ognuno di noi di essere accettato e amato per quello che è. In questo caso, il tema dell’intelligenza artificiale non viene affrontato tanto dal punto di vista “tecnico”, quanto utilizzato come espediente per mostrare l’atteggiamento, spesso spietato, che l’uomo medio ha nei confronti del “diverso”.

Nome completo: Edward

Film in cui compare: Edward Mani di Forbice (Edward Scissorhands, 1991).

Citazione: “Non mi ha finito”.

Interprete: L’attore statunitense Johnny Depp.

Artificial Intelligence

4) David

Protagonista di AI – Intelligenza artificiale, il soggetto originale si basa su un’idea di Stanley Kubrick, che il regista non riuscì mai a realizzare. Fu portata al cinema da Steven Spielberg solo nel 2001.

David è l’ultimo modello di Mecha (robot creati dalla Cybertronics),  simile nell’aspetto e nel comportamento ad un bambino. In quanto prototipo viene assegnato in custodia a Henry Swinton, uno dei dipendenti dell’azienda, e alla moglie Monica, che da poco a causa di una malattia sono stati costretti ad ibernare il figlio, Martin.

David viene sottoposto all’imprinting nei confronti della famiglia adottiva, in modo che si comporti con loro in tutto e per tutto come se fosse loro figlio naturale.

La nuova famiglia prosegue la sua vita felicemente, ma quando viene trovata una cura per Martin che torna a vivere con loro, il bambino non accetta la presenza di David e inizia a giocargli una serie di scherzi che finiranno per mettere a repentaglio la sua stessa vita.

Stanchi, i genitori decidono di sbarazzarsi di David, ma non volendo riportarlo all’azienda dove sarebbe stato distrutto, lo abbandonano in mezzo ad un bosco.

Inizia il lungo viaggio di David alla ricerca della Fata Turchina, della quale la mamma gli aveva parlato leggendo insieme Le avventure di Pinocchio, nella speranza che diventando un bambino vero i genitori tornino ad amarlo.

È devastante anche solo descrivere in poche righe la drammatica (per non dire tragica) epopea del piccolo David, più umano degli umani, alla ricerca di quello che tutti i bambini desiderano (e tutti gli esseri umani, anche adulti): l’amore, in questo caso dei genitori e in particolare della mamma.

L’unico consiglio che mi sento di dare se non avete ancora visto il film, è di farlo con qualcuno a cui volete molto bene… e  di tenere il fazzoletto a portata di mano.

Nome completo: David

Film in cui compare: AI – Intelligenza Artificiale (A. I. Artificial Intelligence, 2001).

Citazione: “Scusa se non sono umano”.

Interprete: l’attore statunitense Haley Joel Osment.

 skynet terminator

3) Skynet

È il principale antagonista della saga Terminator di James Cameron.

Ideato all’interno del CSC (Centro di Sviluppo Cibernetico) e dotato di un innovativo processore a rete neuronica, gestisce un network a cui fanno riferimento tutti i sistemi militari degli Stati Uniti, compreso l’arsenale nucleare.

Viene attivato il 12 agosto 1997 per controllare l’arsenale nazionale. Ha una velocità di apprendimento straordinaria e il 29 agosto riesce a prendere coscienza di sé. I suoi creatori, spaventati dalle sue capacità e possibilità, cercano di disattivarlo.

La fredda logica di Skynet  lo porta a interpretare questo come un attacco e di conseguenza a identificare tutti gli esseri umani come nemici. Per difendersi, lancia alcuni missili nucleari verso la Russia, che risponde con un contrattacco agli Stati Uniti, in una guerra che decimerà la popolazione mondiale.

I sopravvissuti vengono perseguitati, ma alcuni guidati dal ribelle John Connor si coalizzano contro Skynet e il suo esercito di cyborg e robot, i terminator.

La particolarità e bellezza di questo personaggio, è quella che potremmo definire la sua “impalpabilità”. Skynet oggettivamente non esiste, non ha un “corpo” tangibile, ma la sua presenza è costante, è il “burattinaio” che muove le fila dei terminator.

Ad ogni tentativo di distruggerlo, trova sempre un modo per rigenerarsi e tornare alla sua missione.

Nome completo: Skynet

Film in cui compare: Terminator (The Terminator, 1984) ; Terminator 2 – Il giorno del giudizio (Terminator 2: Judgment day, 1991) ; Terminator 3 – Le macchine ribelli (Terminator 3: Rise of the Machines, 2003) ; Terminator Salvation (2009).

 blade-runner-batty

2) Roy Batty

Modello numero N6MAA10816, è il capo dei replicanti ribelli nella Los Angeles distropica ideata da Phillip K. Dick per il romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, portata al cinema dal regista Ridley Scott nel film cult Blade Runner.

Creati con materiale organico, i replicanti sono del tutto simili nell’aspetto agli esseri umani, ma fisicamente e intellettualmente superiori. Vengono utilizzati nelle colonie extramondo come schiavi e tenuti sotto controllo grazie ad una programmazione che ne limita la vita a soli quattro anni, questo per paura che nel tempo possano sviluppare autocoscienza e decidere di ribellarsi. Esiste un test specifico, che permette di distinguere un replicante da un essere umano, basato sulla capacità di controllare e gestire le emozioni.

Roy è uno negli ultimi modelli, velocissimo, estremamente intelligente ed abile nel combattimento, ha imparato in breve tempo a riconoscere ed elaborare le emozioni.  All’approssimarsi della data prevista per la sua morte, decide con un gruppo di suoi simili di evadere dalle colonie dove sono confinati e recarsi sulla terra  per trovare il dott. Eldon Tyrell, creatore dei replicanti, e convincerlo a modificare tale termine.

Nome completo: Roy Batty ( n. N6MAA10816)

Film in cui compare: Blade Runner (1982).

Citazione: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”.

Interprete: l’attore olandese Rutger Hauer.

 hal_9000

1)  HAL 9000

Creato dalla penna di Arthur C. Clarke per la sua trilogia “Space Odyssey” e portato al cinema prima dal regista Stanley Kubrick e successivamente da Peter Hyams, viene annoverato tra i più grandi villain cinematografici ed è forse la più famosa tra le intelligenze artificiali.

Hal entra in funzione ufficialmente il 12 gennaio 1996 nelle Officine HAL di Urbana in Illinois, governa l’astronave Discovery One ed è giudicato infallibile.

Inviato su Giove insieme al comandante David Bowman e il vice Frank Poole, oltre che ad altri tre astronauti in stato di ibernazione, è l’unico a conoscere il reale scopo della loro missione, che non può divulgare.

Programmato inizialmente per collaborare con l’uomo senza nascondere informazioni, entra in conflitto con se stesso e dopo aver commesso un errore, per non essere disinserito, decide di sterminare l’intero equipaggio.

Identificato con un “occhio” rosso luminoso, ha una voce calda, tranquilla e rassicurante. Tra le sue funzioni vi sono: capacità di parlare, riconoscimento facciale, riconoscimento vocale, elaborazione di un linguaggio naturale, interpretazione e riproduzione dei comportamenti emotivi, ragionamento automatico, è inoltre un ottimo giocatore di scacchi.

Da bambina, non mi vergogno a dirlo, avevo un’inquietante cotta per Hal. Amavo la sua voce rassicurante (in italiano è doppiato da Gianfranco Bellini) e la sua determinazione. L’istinto di sopravvivenza è una caratteristica propria di ogni essere vivente e Hal non fa eccezione, ad oggi è ancora uno dei modelli di intelligenza artificiale più imitati e ricordati,

Nome completo: HAL 9000

Film in cui compare: 2001: odissea nello spazio (2001: a space odyssey, 1968) ; 2010: l’anno del contatto (2010, 1989).

Citazione: “Utilizzo le mie capacità nel modo più completo, il che, per un’entità cosciente, è il massimo che possa sperare di fare.”

Interprete: in originale è doppiato in entrambi i film dal canadese Douglas Rain.

Susanna Norbiato

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