Influenze maligne, la recensione

Se nell’ultimo periodo in Italia si sta registrando un piacevole e tanto atteso risveglio del cinema di genere, in particolare l’horror (basti pensare ai recenti Il signor diavolo di Pupi Avati e The Nest di Roberto De Feo), in altri paesi europei questo processo è in atto da anni e con ottimi risultati. Su tutti spicca la Spagna la cui cinematografia vanta in generale un panorama ampio con prodotti di qualsiasi tipo, dal cinema d’autore agli horror passando per gli action movie, e tanti giovani registi che stanno caratterizzando in positivo questa nouvelle vague del terrore (Jaume Balaguerò, Paco Plaza e Alex de la Iglesia solo per citarne alcuni). A questa schiera si aggiunge adesso anche Denis Rovira Van Boekholt, giovane autore iberico emergente il quale, dopo alcuni cortometraggi interessanti, timbra il suo esordio alla regia con una produzione Netflix dal titolo Influenze maligne.

Un’opera prima molto convincente e sorprendente in quanto Van Boekholt racconta in maniera efficace e ben strutturata una vicenda a metà tra il dramma familiare e la classica storia di fantasmi e demoni, resa inquietante da scelte stilistiche indovinate dal punto di vista visivo e improvvisi risvolti narrativi che virano verso le storie sulle possessioni.

La influencia

Alicia è una giovane donna che dopo tanti anni decide di tornare nei luoghi della sua infanzia per assistere la madre in coma irreversibile. Accompagnata da sua foglia Nora e dal marito, la protagonista si ricongiunge con la sorella per affrontare un passato non proprio rassicurante: la madre, infatti, era tutt’altro che una santa ed era solita maltrattare le due figlie in nome di pratiche di stregoneria e di magia nera. Ma questo passato, finora insabbiato, è pronto a tornare a galla.

Van Boekholt dimostra di conoscere alla perfezione le regole di una buona ghost story ed infatti, sulla scia degli horror iberici degli ultimi anni, conferisce un ruolo centrale a spazi interni molto simili alle magioni gotiche, pieni lunghi corridoi e mobili antichi e misteriosi, e illuminati da colori caldi, forti e irrealistici che contribuiscono a creare un clima di terrore e pericolo costante. La fotografia, curata da Isaac Vila, rappresenta infatti uno dei punti di forza di una regia che offre altre trovate visive interessanti e gestisce alla perfezione la tensione, accelerando il ritmo nei momenti clou e allentandolo quando occorre.

La influencia

Influenze maligne, però, come detto in precedenza, strizza l’occhio anche al dramma familiare e questa componente non può non essere sorretta da una particolare attenzione alla scrittura di personaggi le cui psicologie e i fantasmi del passato rendono ancor più torbido l’intreccio. Anche in questo caso, tuttavia, è l’aspetto visivo a colpire più di tutti ed è impossibile non restare inquietati dalla figura della vecchia Victoria, interpretata da una bravissima Emma Suarez, il cui aspetto terrificante conquista la scena sia quando si trova in coma sul letto che nei flashback in cui mostra tutta la sua spietatezza e l’affinità con poteri diabolici.

Nonostante qualche passaggio a vuoto nella parte centrale per via di sequenze e personaggi secondari poco funzionali, Influenze maligne è a tirar le somme un horror ben fatto e in linea con l’ottima qualità degli horror spagnoli degli ultimi anni.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Attenzione ai personaggi e alle loro psicologie.
  • Scene di tensione ben gestite e spaventose.
  • Scelte visive indovinate e una fotografia dai colori caldi e irrealistici.
  • Nella parte centrale appaiono sequenze e personaggi secondari poco funzionali.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Influenze maligne, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.