La mia vita con John F. Donovan: in blu-ray l’ultimo film di Xavier Dolan

Lo scorso giugno abbiamo accolto nelle nostre sale – sotto il marchio Lucky Red – l’ultima fatica del giovane cineasta canadese Xavier Dolan. Un’opera arrivata tre anni dopo il suo film precedente, l’interessantissimo E’ solo la fine del mondo, e sicuramente “importante” all’interno della filmografia di Dolan in quanto primo film scritto e realizzato in lingua inglese. Eppure La mia vita con John F. Donovan non ha trovato da parte di pubblico e critica quel consenso sperato ed è stato considerato all’unanimità il primo vero “inciampo” artistico nell’invidiabile filmografia di un giovanissimo portento della Settima Arte. Adesso La mia vita con John F. Donovan arriva finalmente in blu-ray disc sotto il duplice marchio Lucky Red e Koch Media con la speranza di essere rivisto, rianalizzato e rivalutato.

Rupert Turner (Jacob Tremblay) è un bambino particolarmente maturo, sensibile e che sogna di fare l’attore. Vive da solo con sua madre Sam (Natalie Portman), che in un certo senso è anche la sua unica amica, e a scuola subisce spesso le angherie dei compagni che lo considerano “diverso” e lo deridono per le sue ambizioni. Rupert custodisce un segreto enorme di cui nessuno è al corrente, nemmeno sua madre. Da anni ormai, il bambino porta avanti uno scambio epistolare e di carattere squisitamente confidenziale con il divo americano del cinema e della tv John Donovan (Kit Harington). Nelle lettere che John scrive a Rupert, l’attore rivela quanto sia difficile vivere sotto i riflettori, essere un personaggio pubblico e dover nascondere il proprio “essere” per evitare il rischio di deludere ammiratori e fan. Una mattina come tante, in trepida attesa per l’arrivo di una nuova lettera di John, Rupert apprende dal notiziario che il suo amico di penna è stato ritrovato morto nel suo appartamento. Sgomento, tristezza e solitudine attanagliano Rupert che si vede privato, improvvisamente, di quell’unica cosa che lo rendeva orgoglioso. Anni dopo. Rupert è cresciuto ed è diventato un giovane attore e ha deciso di scrivere un libro in cui rivela a tutto il mondo il contenuto di quelle lettere scambiate da piccolo con John Donovan. La giornalista Audrey Newhouse (Thandie Newton)  viene incaricata di intervistare l’attore/scrittore che durante l’intervista ripercorre la vita e la carriera, l’ascesa e il declino, di un attore che è stato amato da tutto il mondo e su cui gravano ancora scandali che non sono mai stati dimostrati.

La mia vita con John F. Donovan, in effetti, non può dirsi pienamente riuscito a causa di alcuni problemi oggettivi di scrittura che riflettono la volontà dell’autore di voler dire tanto, forse troppo, all’interno di un minutaggio piuttosto contenuto. Tuttavia, da qui a parlare di “disastro” sicuramente ce ne passa.

Xavier Dolan dimostra ancora una volta di essere un autore rispettabile, affezionato a determinate tematiche e capace di portare avanti “il discorso” film dopo film, senza mai ripetersi e riuscendo a scansare abilmente la retorica così come la banalità.

Senza perdere di vista le tematiche a lui care (l’omosessualità, la difficoltà nel farsi accettare, il rapporto con la famiglia e in modo particolare con la madre), Dolan si avventura in una riflessione poco edificante – ma a tratti anche divertente – di quelle che sono le spietate regole dello show business e così elegge a protagonista del suo “epico” racconto un giovane attore al culmine della sua carriera, la cui bellezza supera la bravura e amato da giovani e meno giovani per essere la star di una serie televisiva di successo. John Donovan si trova in un punto di svolta per la sua carriera, sta per firmare un importante contratto per interpretare il protagonista in grosso cinecomic e quindi, ora più che mai, non può permettersi di fare passi falsi nei confronti dell’opinione pubblica. Ciò significa per lui dover continuare a fingere, nascondere il suo vero “io” per essere ciò che vuole il suo manager e ciò che si aspettano i fan. Per John, tutto questo significa dover affogare la sua vera identità sessuale per portare avanti un rapporto “da vetrina” che possa far star bene tutti, compresi i famigliari. Rupert Turner, a tal proposito, diviene il suo psicologo/confessore ma anche dietro queste innocue confidenze si nasconde la pericolosa insidia di in una Hollywood sempre più in cerca di scandali e star da “lapidare”.

Un racconto assai ampio che sposa, come linguaggio stilistico e narrativo, la narrazione divisa su due archi narrativi: il passato (lo scambio epistolare tra Rupert e John) e il presente (l’intervista di Rupert alla giornalista). Una struttura narrativa complessa, forse non necessaria al corretto sviluppo del racconto, che purtroppo diventa per Xavier Dolan un’arma a doppio taglio dal momento che è proprio questa narrazione “spezzata” su due linee temporali differenti che lascia emergere le principali falle del racconto. Raccontare il film in questa maniera finisce per creare un fastidioso – e a tratti sgrammaticato – disorientamento dello spettatore nei confronti del punto di vista. Essendo l’intero film un racconto di Rupert Turner alla giornalista Audrey si presuppone che lo sguardo imperante sulla vicenda sia proprio quello di Rupert eppure è evidente, durante l’intero film, che Dolan fosse maggiormente interessato alla vita, pubblica e privata, di John Donovan. Tutto questo genera una spiacevole confusione identificativa, uno smarrimento del punto di vista che fa sì che ogni cosa venga percepita ed assimilata in modo non ben approfondito. Il rapporto eccessivamente protettivo del piccolo Rupert con sua madre, i dissidi sottaciuti di John Donovan con la sua famiglia, ma anche lo stesso rapporto epistolare tra i due protagonisti del racconto, ogni elemento sembra essere lì presente, avere la sua importanza per la storia e i personaggi ma senza ricevere il giusto spazio all’interno del racconto. Una storia eccessivamente frammentata, diretta conseguenza di un’esigenza a contenere i tempi narrativi, magari anche attraverso molteplici interventi di montaggio per asciugare tutto l’asciugabile. Forse con una narrazione corale e lineare molti di questi problemi potevano trovare soluzione. Forse.

La mia vita con John F. Donovan arriva in home video con Lucky Red e Koch Media sia in edizione DVD che in alta definizione blu-ray disc. L’edizione ad alta definizione, di cui vi parliamo, convince senza mezze misure raggiungendo risultati notevoli soprattutto sotto il profilo tecnico.

Per ciò che riguarda il video, infatti, quella che ci viene restituita è un’immagine magnificamente contrastata, sempre attenta al dettaglio e rispettosa nei confronti della “pasta” fotografica. Nelle scene più scure, così come nelle penombre, si lascia avvertire quella leggera “grana” che Dolan rincorre per conferire alla sua opera quel fascino vagamente vintage e sottolineare il suo atto d’amore nei confronti di una certa cinematografia degli anni ’90 (decennio a cui il film è dedicato). Anche sotto il profilo audio non c’è nulla di anomalo da segnalare. Tanto la traccia audio originale che quella doppiata in italiano funzionano a dovere grazie ad uno squillante ed avvolgente DTS-HD Master Audio 5.1 (che, come si sa, offre il suo meglio sempre e comunque nella versione originale). Per ciò che riguarda il reparto dei contenuti extra siamo nella norma, si raggiunge un risultato accettabile pur senza strafare. Tra gli extra proposti, il vero cavallo da battaglia è rappresentato dal making of di 14 minuti che sviscera e approfondisce il film grazie alle preziose testimonianze del regista e del co-sceneggiatore del film, Jacob Tierney. L’offerta prosegue con 8 minuti di scene tagliate dal cut finale e, in ultimo, l’immancabile trailer del film.

Giuliano Giacomelli

LA MIA VITA CON JOHN F. DONOVAN di Xavier Dolan

Label: Koch Media e Lucky Red

Formato: Bluray Disc (disponibile anche in DVD)

Video: 1080p – 2.35:1 – 16/9 –  24fps

Audio: Italiano e Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio

Sottotitoli: Italiano per non udenti, Italiano

Extra: Making of, Scene tagliate, Trailer

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