Le streghe son tornate, la recensione

Con la sana speranza di sbancare il lunario, un gruppo di disperati decide di rapinare una gioielleria nel cuore di Madrid. L’improbabile manipolo di delinquenti è capitanato da José, uno sciagurato padre divorziato che organizza la rapina proprio il giorno in cui deve badare a suo figlio Sergio. La rapina va male, qualcuno ci lascia le penne e qualcun altro viene arrestato. Con il figlio sulle spalle e il borsone pieno d’oro nella mano, riescono a farla franca solo José e il suo braccio destro Antonio. Saliti a bordo di un taxi, i rapinatori tentano la fuga verso il confine francese. Però dovranno prima attraversare le impenetrabili foreste dei Paesi Baschi, luoghi oscuri in cui, secondo antiche leggende, vivono gruppi di fattucchiere. Dopo una rapida sosta in una lercia locanda, i rapinatori in fuga trovano ospitalità in un grande casolare disperso nei boschi in cui vivono tre folli donne che, altro non sono, streghe affamate di carne umana e in prossimità di organizzare un importantissimo sabba.

Basta una manciata di minuti per capire che quella che si ha davanti è una pellicola firmata da Alex de la Iglesia, regista e sceneggiatore spagnolo che dall’inizio degli anni novanta ad oggi ci ha regalato delle vere e proprie perle di follia come El dia de la bestia, Crimen perfecto e Ballata dell’odio e dell’amore.

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Il cinema di Alex de la Iglesia ha saputo sempre contraddistinguersi dalla massa grazie ad uno stile totalmente anarchico e compiaciuto in cui confluiscono, miscelandosi armoniosamente, vari generi e vari stili molto differenti fra loro. Il tutto, però, sempre all’insegna di un cinema divertente e divertito che non ha nessuna presunzione autoriale ma solo la voglia di portare sulla scena uno spettacolo scoppiettante che possa intrattenere e divertire tutti coloro che vanno al cinema per godersi un film “alternativo”. Pur giocando spesso con i generi, anche all’interno della stessa opera, i film del regista spagnolo sono sempre caratterizzati da toni grotteschi e sopra le righe in cui lo humour nero diventa l’elemento chiave per far perdere di credibilità alla storia narrata e creare una realtà “altra” in cui tutto può accadere. Il possibile si mescola con l’impensabile e i personaggi sulla scena – raramente suddivisi in positivi e negativi – non fanno altro che incarnare ed esasperare i vizi, le nevrosi e le perversioni degli esseri umani.

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Con Le streghe son tornate, Alex de la Iglesia rispolvera e rinvigorisce la figura della strega calandola in un contesto stravagante in cui elementi classici finiscono per fondersi a tante situazioni frizzanti e colorate figlie di una cultura pop moderna. L’inizio è scoppiettante e, con buona pace per Michael Mann, porta in scena una delle migliori rapine tra le tante viste al cinema con i nostri eroi/rapinatori camuffati da artisti di strada e mascherati da Spongebob, Topolino e Gesù. Dopo un’ introduzione al cardiopalma con sparatorie, inseguimenti e incidenti stradali, la narrazione rallenta e si incupisce per lasciare il passo al sovrannaturale che inizia a palesarsi con l’arrivo dei protagonisti a Zugarramurdi.

La scelta di ambientare la vicenda a Zugarramurdi, paesino davvero esistente e situato nel cuore dei Pirenei Occidentali, non è certo un caso e anzi appare più che mai azzeccata. Storicamente parlando, Zugarramurdi ha la stessa valenza di Salem per gli Stati Uniti. Il paesino in questione, che conta poco più di duecento abitanti, è realmente legato alla stregoneria da quando nel 1610 l’inquisitore Valle-Alvarado fece ardere vive undici persone accusate di pratica stregonesca. Da quel tragico fatto, a Zugarramurdi si sono susseguiti sabba e riunioni pagane fino a divenire oggi una mèta capace di attirare turisti da tutto il mondo.

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Scritto a quattro mani dallo stesso de la Iglesia e da Jorge Guerricaechevarrìa, l’idea vincente del film si traduce in una sceneggiatura molto agile e frenetica che strutturalmente può ricordare il cult di Robert Rodriguez Dal tramonto all’alba ma, al tempo stesso, riesce comunque a godere di una propria identità grazie alla ricorrenza di alcune tematiche care all’autore e che qui ritornano con fare prepotente sino ad imporsi come elementi protagonisti. Tra questi spicca la raffigurazione della donna come essere demoniaco e castrante, come una creatura malvagia intenzionata a soggiogare e strumentalizzare il genere maschile per raggiungere facilmente il proprio scopo. Quello che per secoli è stato denominato dalla nostra società il gentil sesso, nel cinema di de la Iglesia mostra il suo vero volto e ne Le streghe son tornate diventa il male da combattere, ma si tratta di una minaccia con radici così profonde che appare impossibile da debellare. Una visione indubbiamente apocalittica, quella offertaci dall’autore spagnolo, ma sicuramente non misogina come potrebbe apparire di primo acchito vista la natura “fumettosa” dell’intero film. Alex de la Iglesia si prende gioco dell’uno e dell’altro sesso, così che mentre le donne sono (in potenza) tutte streghe malvagie, gli uomini sono raffigurati senza pietà come smidollati inaffidabili e cialtroni.

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Nessuno ne esce pulito, non esistono buoni o cattivi così come non ci sono vincitori e vinti, quello che il film ci offre è solamente uno sguardo cinico, goliardico e misantropo su una società stracolma di vizi e difetti. Il tutto, ovviamente, condito in salsa squisitamente di genere fino ad ammiccare persino al monster movie degli anni cinquanta.

Tutto funziona all’interno di questo mosaico colorato a cui de la Iglesia ci sottopone, l’unico tassello che rimane fuori posto è rappresentato da un finale un pochino indeciso che non conclude con la giusta efficacia il discorso portato avanti in quasi due ore di film. La sensazione è quella di leggere un’affermazione e notare che manca il punto esclamativo.

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Un racconto folle e compiaciuto come ci ha abituati il miglior Alex de la Iglesia.
  • Tanti generi miscelati fra loro con gusto, irriverenza e intelligenza.
  • Le streghe raccontate come non accadeva da tempo.
  • L’inizio porta in scena una delle migliori rapine mai viste al cinema.
  • Un finale troppo morbido, privo di quell’incisività che il film ci stava facendo pregustare.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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