Memory, la recensione dell’action/thriller con Liam Neeson

Non di rado il cinema thriller/noir ci mette nei panni di personaggi che agiscono al limite della legge o direttamente infrangendola, ma che si trovano ormai al capolinea dopo una vita vissuta costantemente borderline. Poliziotti dai modi violenti ma a loro modo eroici oppure criminali temibili con un ferreo codice morale che sono costretti a rivedere il proprio operato in vista di una malattia o di un’annunciata dipartita. Di esempi ne abbiamo molti, ma per fornire il suo personale contributo al sotto filone il talentuoso regista Martin Campbell attinge a un film belga del 2003, The Memory of a Killer di Erik Van Looy (a sua volta tratto da un romanzo di Jef Geeraerts), che funge da ispirazione per Memory, ultima – in odine cronologico – regia dell’artefice di due dei migliori 007 di sempre, GoldenEye e Casinò Royale, e nuova prova da action man per il settantenne Liam Neeson.

Alex Lewis lavora come sicario, ma l’età ormai avanza e la comparsa dei primi sintomi dell’Alzheimer lo convincono a mollare la sua professione, non prima, però, di portare a termine un importante contratto. Quando Lewis si rende conto che la vittima designata è una ragazzina di 13 anni si rifiuta fermamente, scatenando la vendetta dei mandanti dell’omicidio. Allo stesso tempo, l’agente dell’FBI Vincent Serra si sta occupando proprio del caso della ragazzina, sottratta a una rete di prostituzione minorile in cui è coinvolto Randy Sealman, il figlio di una importante personalità con agganci fino a Washington che non è altro che la mandante dell’omicidio commissionato ad Alex Lewis. La strada dell’anziano sicario e quella del detective Serra si incroceranno per uno scopo comune, ma la collaborazione non sarà affatto semplice.

Nonostante una carriera di tutto rispetto fatta di grandi successi di pubblico e critica, Martin Campbell è finito da tempo nel limbo hollywoodiano dell’effetto flop che lo sta portando a una ripartenza da zero. Quel flop si chiama Lanterna Verde ed è dal 2011 che lo tiene all’angolo, costretto ad accettare la regia di produzioni action/thriller a budget ridotto. Dopo i dignitosissimi The Foreigner (2017) con Jackie Chan e Pierce Brosnan e The Protégé (2021) con Maggie Q e Michael Keaton, Campbell rimane nei medesimi territori con Memory, affidandosi al solido mestiere di interpreti come Liam Neeson e Guy Pearce per un thriller tanto standard nell’esecuzione quanto anomalo nelle scelte narrative che azzarda.

Per l’attore di Io vi troverò, Memory è un’occasione per un progetto più ambizioso e complesso in confronto alle ultime produzioni a cui ha preso parte, sempre rigorosamente di genere, ma decisamente più modeste tanto nell’ideazione quanto nell’esecuzione.

In Memory colpisce senza dubbio la figura del killer a pagamento afflitto dall’Alzheimer che lo rende particolarmente vulnerabile e fallace, andando a intaccare proprio una delle qualità che un sicario dovrebbe possedere, la memoria. Vediamo Alex Lewis scorrere più e più volte le foto delle sue vittime, affetto da leggere amnesie, a tratti è visibilmente confuso e spaesato, soprattutto quando smette di prendere le medicine. Poi, quando a pochi minuti dall’inizio del film, capiamo che suo fratello anche è affetto da Alzheimer ed è ricoverato in una clinica in stato quasi vegetativo, la possibile sorte del nostro protagonista disegna un particolare schema che lo rende agli occhi dello spettatore molto vulnerabile e facile ad empatia. La sua stessa condizione di salute porta Alex Lewis anche a rivedere alcuni principi morali, tenuti da parte dato il suo lavoro ma ora messi in discussione da un desiderato ritiro. È proprio la vista di una giovanissima vittima designata a innescare nel sicario un conflitto interiore che lo trasforma in un anti-eroe, la cui strada si incrocia e prosegue parallela con il vero eroe della vicenda, il detective dell’FBI interpretato da Guy Pearce.

Basato su una sceneggiatura dell’italoamericano Dario Scardapane (artefice delle serie tv The Bridge e The Punisher), Memory però sembra non riuscire a cavalcare sempre in maniera convincente il dramma del suo protagonista e così, dopo un incipit che ci presenta la malattia di Alex Lewis, Memory procede come un thriller/action abbastanza canonico fatto di vendette, agguati e sparatorie, prima di tornare sui binari più drammatici dell’argomento primario. Probabilmente un modo per dare allo spettatore “tipo” quello che normalmente cerca dai film con Liam Neeson, ma anche un passo indietro in confronto alla dimensione più crepuscolare e intimista che la storia offriva.

Comunque, va dato atto a Memory di perseguire in più occasioni delle scelte abbastanza insolite (e per questo coraggiose) nell’iter narrativo che porta a un finale per nulla banale in cui i dogmi di certo cinema thriller/action hollywoodiano vengono tranquillamente ignorati.

Nel cast, nel ruolo di un’inedita villain, troviamo una Monica Bellucci algida e spietata mossa dall’amore materno e che non agisce mai direttamente ma tramite letali mandatari che i suoi soldi e il suo potere possono comprare. Peccato solo che nell’edizione italiana di Memory la Bellucci doppi il suo stesso personaggio con un effetto straniante e decisamente brutto da ascoltare.

Memory arriva nei cinema italiani il 15 settembre distribuito da BIM.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un personaggio principale con buone caratteristiche drammatiche e con cui è facile empatizzare.
  • Il film prende delle scelte narrative abbastanza coraggiose.
  • Nonostante la particolarità della storia e del suo protagonista, in alcuni frangenti il film vuole andare sul sicuro mostrandosi molto standard nella costruzione dell’azione.
  • L’auto-doppiaggio di Monica Bellucci.
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