Moon Knight: analisi dei primi episodi della serie Marvel

Un nuovo supereroe Marvel è pronto a sbarcare sul piccolo schermo, il primo personaggio inedito del Marvel Cinematic Universe a diventare protagonista di una serie Marvel Studios, parliamo di Moon Knight che debutterà il 30 marzo 2022 su Disney+ con l’omonima miniserie in 6 episodi, con rilascio di un episodio ogni mercoledì fino al 4 maggio. Disney ci ha dato la possibilità di visionare i primi due episodi in anteprima e ve ne parliamo.

Moon Knight: breve storia editoriale.

Moon Knight nasce sulle pagine della serie a fumetti della Marvel Werewolf by Night, nello specifico sulla storia in due parti dei numeri 32-33 pubblicata nel 1975, a dargli i natali sono Doug Moench (ai testi) e Don Perlin (ai disegni) che lo hanno inserito come avversario di Jack Russell, il lupo mannaro protagonista della testata. Visto che il personaggio – che in Italia nella sua prima apparizione qualche anno più tardi ha assunto il nome di Lunar – era stato apprezzato dai lettori, Moon Knight torna sia su Werewolf by Night sia su altre testate, con una caratterizzazione differente che lo porta ad assumere toni più eroici, fino a guadagnare una testata tutta sua a partire dal 1980 con Doug Moench e Bill Sienkiewicz a capo del team creativo.

Dopo un apprezzato rilancio del personaggio per mano di Warren Ellis in tempi molto recenti, Moon Knight ha avuto una lunga storia molto introspettiva affidata nel 2015 a Jeff Lemire che puntava ad esplorare la malattia mentale del protagonista, ovvero il Disturbo Dissociativo di Personalità di cui soffre Marc Spector ed è proprio a queste più recenti riscritture del personaggio (Ellis e Lemire) che attinge molto liberamente la miniserie Marvel Studios affidata da Kevin Feige a Jeremy Slater, già noto agli spettatori seriali per la serie The Exorcist e soprattutto The Umbrella Academy.

Ma chi è Marc Spector/Moon Knight?

Marc Spector è un ex marine, poi ex agente della CIA e abile pugile che si reinventa come mercenario. Durante una missione in Sudan, viene tradito da un “collega” e lasciato morente nei pressi della statua del dio egizio Khonshu che lo resuscita dotandolo di particolari abilità che si intensificano alla luce della luna a patto però che l’uomo diventi Moon Knight, ovvero un guerriero al soldo della stessa divinità incaricato di proteggere gli innocenti. Tornato negli Stati Uniti, Marc investe i soldi guadagnati come mercenario in una strumentazione tecnologica lo possa aiutare nelle sue scorribande notturne contro la criminalità e crea delle identità alternative che possano coprire il suo passato e la sua vocazione, tra le quali c’è Steven Grant.

La serie di Jeremy Slater parte proprio da questa identità, riscrivendo però il background di Steven che nel primo episodio ci viene introdotto come un timido e sottomesso commesso in un negozio di souvenir nel museo egizio di Londra. Steven, però, ha un problema serio, è vittima di alcuni blackout mentali che a volte gli cancellano anche intere giornate di vita vissuta, delle quali non ricorda nulla; inoltre ha iniziato ad avere visioni sempre più frequenti di creature mostruose, fino a sviluppare una vera e propria voce nella sua testa che gli dà degli ordini.

È questo l’incipit di Moon Knight dei Marvel Studios, una storia oscura e misteriosa che mette lo spettatore nei panni di un uomo con evidenti problemi mentali che scopre poco alla volta la sua misteriosa connessione con un altro sé (Marc Spector, appunto) e una divinità egizia, il dio della Luna Khonshu.

I primi episodi della serie Marvel Studios Moon Knight.

La serie ci introduce nel mondo di Moon Knight in ‘medias res’, cucendo attorno al personaggio di Steven Grant un mistero che non sarà pienamente spiegato neanche alla fine del secondo episodio. Al mondo “schizofrenico” di Steven si aggiungono una serie di elementi che puntano a confondere ancora di più le carte in tavola: il leader di una setta di nome Arthur Arrow, a cui è dedicato il prologo del primo episodio, discepolo della dea Ammit, che vede Spector (quindi Grant) come un ostacolo al suo obiettivo; Layla El-Faouly, una donna d’azione piena di risorse e con la propensione a cacciarsi nei guai che piomba nella vita di Steven perché lo crede Marc, a cui è legata in maniera, diciamo, particolare.

Gli elementi sono quasi minimali ma sviluppati in modo tale da creare un intero mondo in divenire attorno a Moon Knight, un mondo che abbraccia la cultura dell’antico Egitto e che noi sappiamo essere in qualche modo collegata all’Universo Cinematografico Marvel. Ma, per stessa volontà di Jeremy Slater, la serie di Moon Knight non sarà direttamente legata ai fatti noti degli Avengers e co. pur facendo parte ufficialmente della Fase 4 dell’MCU. La prima volta, quindi, da quando Marvel Studios ha avviato un prodotto seriale “interno” alla logica narrativa a non aver alcun legame diretto con l’universo di cui fa parte.

E questo voler “prendere le distanze” si rispecchia anche nel tono generale dell’opera perché, se da una parte il mix Marvel di azione e ironia è perfettamente rispettato, assistiamo comunque a un’atmosfera dark decisamente diversa dal solito – almeno negli episodi visionati in anteprima – in cui prevale una visione quasi da film horror. Oltre ai problemi mentali del protagonista, che lo mettono costantemente nell’incertezza su quello che accade nella sua vita e che possono ricordare opere come Memento di Christopher Nolan, Moon Knight sembra attingere a certo cinema horror esotico come Alla 39ª eclisse di Mike Newell e per una lunga sequenza nel museo egizio ricorda Relic – L’evoluzione del terrore di Peter Hyams. Una svolta più adulta per i Marvel Studios televisivi che in qualche modo giustifica anche il riscatto operato in tempi recenti delle serie adulte targate Netflix.

Nei primi episodi vediamo pochissimo Moon Knight e l’azione nel senso più hollywoodiano dell’accezione è centellinata, pur trovando una costruzione narrativa molto intelligente e una gestione del ritmo ottimale. Quello che colpisce più di ogni altra cosa, però, è la scelta del cast per i ruoli principali perché Oscar Isaac e Ethan Hawke, rispettivamente come Marc Spector/ Steven Grant e Arthur Arrow, sono sinonimo di qualità. E qui notiamo la volontà di continuare ad investire nei talenti, così da offrire il meglio che il mondo dello spettacolo mette a disposizione, logica che caratterizza da sempre il Marvel Studios.

In questi episodi, Oscar Isaac riesce a metter su un on-man-show lodevole, differenziando con espressioni, movenze e perfino accento le varie personalità che è chiamato a ricoprire (Marc, Steven, Moon Knight e… Mr. Knight che compare già nel secondo episodio!); Ethan Hawke dà vita a un personaggio inedito molto affascinante, un cattivo carismatico che ha motivazioni che si possono anche comprendere (e condividere), un leader che trova nel modo di porsi la sua sfumatura più interessante e originale. Da segnalare che nella versione originale c’è anche F. Murray Abraham a dare la voce al dio Khoshu.

Insomma, per il momento Moon Knight promette benissimo e potrebbe anche fare la differenza nell’universo seriale (ma anche cinematografico) fino ad ora associato all’MCU aprendo un mondo per il momento inesplorato e alzando l’età anagrafica del potenziale pubblico. Vedremo…

Roberto Giacomelli

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