Polar, la recensione

Ormai giunto alla soglia dei cinquant’anni, il temibile killer su commissione Black Kaiser (Mads Mikkelsen) è in fase di pensionamento. Tuttavia il suo datore di lavoro, per risparmiare la sua buonuscita da otto milioni di dollari, decide di farlo eliminare cosicché i soldi potranno rimanere all’interno dell’agenzia. Ma, nonostante l’età avanzata, questo sicario di mezza età  si rivelerà essere un osso più duro del previsto…

I fumetti, da qualche anno a questa parte, non fanno che essere depredati dalla settima arte per essere riadattati sul grande (o piccolo) schermo. Jonas Åkerlund, già regista del drug-movie oramai divenuto cult Spun, porta su pellicola una nota graphic novel di Victor Santos. Ed il risultato viaggia parallelamente tra alti e bassi. L’immaginario che ci si para davanti gli occhi è palesemente fumettoso, come la violenza grandguignolesca messa in campo. Le morti non disturbano, non scioccano ma incitano a volerne vedere altre, come se ci si trovasse davanti ad una console e noi avessimo il controllo di un personaggio il cui unico obiettivo è quello di farsi largo tra nemici armati fino ai denti.

La fisicità granitica di Mikkelsen fa tutto il resto: anche nei momenti di silenzio la postura, lo sguardo non sono mai banali. L’ex Hannibal Lecter televisivo riesce da solo a tenere in piedi un film alle volte sgangherato ma che comunque fa il suo dovere per la durata di quasi due ore.

Certamente, se al posto dell’attore danese ci fosse stato un qualunque altro attore action, il film non arriverebbe alla sufficienza.

E il problema non risiede nel suo essere volutamente pulp ed esagerato, quanto a non riuscire ad amalgamare perfettamente tutti gli elementi. Ad esempio, le scene sexy sembrano buttate lì un po’ a caso come a voler gridare allo spettatore “ehi! Guarda come sono esagerato e pulp!”. Sono scene che indubbiamente rientrano nell’immaginario da B movie proposto dalla pellicola (e dalla matrice fumettistica), ma che sembrano inserite a forza nel montaggio. Una sorta di sexy deus ex machina per permettere alla spettatore di ammirare il corpo nudo e sanguinante dell’eroe (anche in mezzo alla neve).

Nulla da dire, invece, sulle scene d’azione: non raggiungono il livello qualitativo di prodotti similari (la saga di John Wick o Atomica bionda) ma indubbiamente sono di grande effetto, come quella in un angusto corridoio fognario che ricorda alcune scene di combattimento viste nella serie Marvel’s Daredevil.

Insomma, un discreto prodotto di intrattenimento per passare due ore adrenaliniche, tra buone cose e cadute di stile. Un piccola curiosità che sta nel titolo: il polar è un genere che si è sviluppato in Francia in risposta al noir americano, reso celebre da grandi autori come Mellville o Dassin. Con i loro criminali solitari e disincantati hanno creato un modo di far cinema che faceva dell’eleganza e della sobrietà visiva un marchio di fabbrica. Cose che assolutamente latitano in questa produzione Netflix, nonostante il personaggio interpretato da Mikkelsen abbia un qualcosa di quei tormentati protagonisti.

Polar è disponibile su Netflix dal 25 Gennaio 2019.

Stefano Tibaldi

PRO CONTRO
  • Resa visiva molto valida e “pulpeggiante”.
  • Mads Mikkelsen.
  • Le scene action, in particolare quella claustrofobica a circa metà film.
  • Un villain talmente caricaturale da risultare fastidioso.
  • Scene erotiche buttate a caso come coriandoli a carnevale.
  • Non è nulla di nuovo o di particolarmente esaltante, soprattutto rispetto ad altri prodotti tre volte superiori che sono usciti in sala.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: -9 (da 9 voti)
Polar, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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