Possession – L’appartamento del Diavolo, la recensione

1976, Madrid. Una famiglia si trasferisce nell’appartamento al terzo piano di una palazzina situata nel quartiere di Malasaña, rimasto inabitato per quattro anni dopo la morte del precedente proprietario. La diciassettenne Amparo vede subito caricare sulle sue spalle la responsabilità dell’intera casa dal momento che deve badare al fratellino Rafita, al nonno affetto da demenza senile e all’introverso e depresso fratello Pepe mentre sua madre Candela e il patrigno Manolo si destreggiano per portare lo stipendio a casa. Sono proprio la ragazza e il fratellino a notare per primi che l’appartamento nasconde qualcosa di sinistro, mentre Pepe ha intrapreso una singolare corrispondenza con la ragazza che vive nell’appartamento di fronte; ma quando il piccolo Rafita scompare nel nulla, tutta la famiglia si mobilita per ritrovarlo. Amparo, però, è fermamente convinta che il fratellino si trova ancora lì, in quell’appartamento, nascosto come da una forza malefica.

Possession – L’appartamento del Diavolo è il più grande successo horror spagnolo degli ultimi anni: diretto da Albert Pintó, alla sua seconda regia dopo Matar a Dios, il film è riuscito a guadagnare circa 4 milioni di euro solo in Spagna, che sono cresciuti con la distribuzione internazionale e sicuramente avrebbero potuto capitalizzare molto e molto di più se non ci si fosse messa di mezzo una pandemia.

l'appartamento del diavolo

Il film di Pintó, che in originale si intitola in maniera più pertinente Malasaña 32, è stato pubblicizzato come “storia vera” e sappiamo quanto questo biglietto da visita associato a un film horror stuzzichi la curiosità macabra degli spettatori. In realtà di vero c’è ben poco, piuttosto Possession – L’appartamento del Diavolo nasce da una suggestione creata da una storia vera, o meglio, più storie vere. La base realistica è proprio il quartiere di Madrid in cui si ambienta il film e che dà titolo all’opera, Malasaña, situato al centro della città nella cosiddetta zona universitaria. Oggi Malasaña è un quartiere “in”, frequentato da giovani e molto gettonato per movida notturna, ma negli anni ’60 è stato teatro di terrificanti fatti di cronaca, in particolare un appartamento sito al numero 3 di via Antonio Grilo in cui si sono consumati nel tempo ben 9 delitti che hanno fatto guadagnare a quel posto l’appellativo di appartamento maledetto, fino a diventare luogo di pellegrinaggio per curiosi appassionati di crimini e soprannaturale.

l'appartamento del diavolo

Il film scritto a otto mani da Ramón Campos, Gema R. Neira, David Orea e Salvador S. Molina non prende nulla dai reali delitti consumati in quella palazzina ma crea una storia originale che sembra attingere – a volte in maniera anche spudorata – dai classici del cinema horror sulle case infestate. Così Possession – L’appartamento del Diavolo di originale non ha praticamente nulla, rievocando The Conjuring per alcune atmosfere, The Amityville Horror per il contesto generale e Poltergeist – Demoniache presenze per un evento specifico, ma riesce comunque a farsi valere grazie allo stampo fortemente europeo, anzi iberico, che lo contraddistingue.

l'appartamento del diavolo

La solida regia di Albert Pintó è la chiave di volta di questo film, attentissimo alla costruzione di atmosfere lugubri con il semplice utilizzo dei movimenti di macchina giusti per avvalorare gli ambienti che compongono l’appartamento è che sono la location unica del film. Gli angoli bui delle stanze, i dettagli degli oggetti, il gioco dei messaggi scambiati tra Pepe e Clara attraverso il filo per il bucato, il tutto è gestito con grande cura per massimizzare quello che si ha a disposizione. Certamente non mancano situazioni abbastanza telefonate con jump scares piazzati in maniera furba, ma il senso della tensione è comunque ben gestito, i colpi di scena non sono affatto banali e le creature che popolano la palazzina di Malasaña hanno quell’adeguato aspetto creepy da far tranquillamente concorrenza ai demoni della saga Insidious.

l'appartamento del diavolo

Cast raccolto in pochi personaggi in scena tra i quali emerge senza ombra di dubbio la brava Begoña Vargas nel ruolo di Amparo, ma va segnala anche la presenza di Concha Velasco, attrice dal gran curriculum attiva fin da metà anni ’50 che qui interpreta l’anziana genitrice di una medium diversamente abile che forse può aiutare la famiglia.

Insomma, Possession – L’appartamento del Diavolo è la dimostrazione che a volte l’originalità non è l’arma primaria per la riuscita di un film che, seppur intrappolato in situazioni e cliché noti, con una giusta e professionale gestione generale può riservare un buon intrattenimento.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una buona gestione della tensione.
  • Molto brava l’attrice protagonista.
  • Belle atmosfere e mostri raccapriccianti.
  • Sa tutto molto di già visto.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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