Shark 3D, la recensione

Dopo una tragedia avvenuta un anno prima, in cui il suo migliore amico è stato divorato da uno squalo, Josh ha abbandonato il suo lavoro come bagnino ed è stato assunto come commesso in un supermarket. Proprio mentre si sta svolgendo una rapina nel negozio, uno tsunami si abbatte sulla città e il supermarket, con tutte le persone che erano dentro, viene sommerso dall’acqua. I sopravvissuti alla catastrofe cercano riparo sugli scaffali, ma ben presto si accorgono che all’interno del negozio allagato si aggira un voracissimo squalo bianco.

I pericoli del mare hanno sempre avuto una particolare fascinazione per il cinema; gli squali, poi, sono riusciti a fare filone a parte da quando Spielberg ha firmato quel capolavoro che risponde al titolo Lo squalo, padre di tutti gli shark movies che in 45 anni hanno affollato i piccoli e grandi schermi. Ma dopo anni di dignitosi terrori marini, il filone cinematografico degli squali killer si è improvvisamente estinto e in seguito al divertente Blu Profondo di Renny Harlin i pescecani sono diventati peculiarità di scrausi prodotti più o meno demenziali destinati al mercato della pay per view e del videonoleggio. Se escludiamo il drammatico e fondamentale Open Water, in cui gli squali sono solo di contorno, e sporadici esempi come l’efficacissimo The Reef e l’apprezzabile Shark Night 3D, bisogna aspettare fino al 2012, data d’uscita dell’australiano Shark 3D, per poter ritrovare al cinema shark movies degni di nota.

Quella di Shark 3D (che in originale si intitola con il ben più efficace Bait, ovvero esca) è stata una genesi travagliata che si è protratta per almeno 3 anni. Originariamente nelle mani di Russell Mulcahy, storico regista dei primi due Highlander ma anche di Resident Evil: Extinction, che doveva dirigere un soggetto tanto semplice quanto accattivante da lui stesso scritto, Shark è finito in stand by per una serie di motivi che vanno dalle divergenze artistiche con la produzione agli impegni lavorativi che nel frattempo Mulcahy aveva preso. Il film, dunque, si è bloccato alla ricerca di un altro regista che potesse portare a termine l’opera, nel frattempo la sceneggiatura è stata rimaneggiata con l’ipotesi di girare il film in 3D. Nel 2011 finalmente il tutto si è concretizzato: Shark ha trovato un nuovo regista, il Kimble Rendall del discutibile Cut – Il tagliagole, Mulcahy è rimasto in produzione e il film è stato presentato in 3D.

Al di là di alcune critiche un pò snob giunte da chi erroneamente e preventivamente associa questo titolo alle produzioni demenziali della Asylum et similia, Shark 3D raggiunge livelli molto buoni che raramente si sono visti in uno shark movie almeno dai tempi del su citato Blu Profondo. Si parte comunque da un high concept vincente: alcune persone intrappolate in un supermercato allagato in balia di squali killer. C’è un luogo inusuale in cui scatenare i pesci assassini – immaginate The Mist con gli squali al posto degli esseri interdimensionali – e le immancabili dinamiche di gruppo che portano a scelte sbagliate, affetti, litigi ed eroismi. Insomma, il film funziona a monte e a quel punto l’unico obiettivo è non rovinare quanto di buono ci sia nell’aria. Il regista si limita a svolgere il compito con egregia maestria, senza guizzi ne cadute di tono, ma infondendo al film un ritmo serratissimo che rende da subito partecipe lo spettatore.

Quello che non convince è il prologo in cui si mostra il protagonista alle prese con un diverso pescecane e la perdita di un amico. Incipit che serve, oltre a introdurre la minaccia che accompagnerà lo spettatore nei restanti 90 minuti di film, a dare un background traumatico al personaggio principale, elemento inutile e forzato, con effetto che il prologo è quasi intruso in confronto al resto dell’opera, visto anche il salto temporale immediatamente apportato. Da quel momento in poi, però, c’è tanta adrenalina, personaggi da b-movie con un minimo di delineazione che li renda memorabili e più o meno sacrificabili e due squali che ne combinano di tutti i colori. Si due, perchè oltre allo squalo bianco di circa 4 metri che gironzola per gli scaffali del supermarket, ce n’è un altro altrettanto grande e affamato nel parcheggio sottostante il negozio che fa anch’esso la posta ai tre sopravvissuti che tentano di salire in superficie.

Gli squali sono realizzati benissimo con un mix di buona computer grafica e soprattutto animatronics che mostrano i pescioni in tutto il loro terrificante splendore. A differenza di molti altri film a tema, qui gli squali sono di dimensione e look realistico, ma non per questo meno letali, visto che danno vita a una serie di morti molto gore che faranno la felicità degli appassionati.

Il cast è altalenante e alterna buoni mestieranti come Julian McMahon (Nip/Tuck; I fantastici quattro) a giovani non proprio memorabili come il protagonista Xavier Samuel (Drift – Cavalca l’onda, Two Mothers). Ci sono poi Alex Russel di Chronicle, Sharni Vinson di You’re Next e Phoebe Tonkin di Il domani che verrà.

Buono il 3D, mai invasivo e utilizzato con riuscito senso dello spettacolo per alcuni effetti ludici di rilievo che alla fine sono quelli che si fanno ricordare con maggior piacere.

Shark 3D è dunque un buon b-movie che ad un contesto originale aggiunge tanto ritmo e trovate spettacolari che nel finale diventano quasi da action movie. Non ci si annoia e tra la tensione a tratti realmente palpabile e uno squalo che viene fuori letteralmente dallo schermo, si passano 90 minuti di vero divertimento.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Concept divertente.
  • Squali ben realizzati.
  • Grande ritmo.
  • Incipit assolutamente non necessario
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Shark 3D, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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