Silent Night, la recensione

È la Vigilia di Natale e a Cryer, nel Wisconsin, sono in corso i preparativi per la tradizionale parata di Babbi Natale che si svolgerà in serata. Ma c’è un problema: uno psicopatico mascherato e vestito proprio da Santa Claus sta mietendo vittime a tutto spiano. L’unico movente che spinge il killer è far fuori le persone che in qualche modo si sono comportate male durante l’anno. Lo sceriffo Cooper e il suo vice, Aubrey Bradimore, sono sulle tracce del Babbo Natale assassino.

Con Silent Night di Steven C. Miller siamo nei territori “remake-solo-di-nome”.

Ma prima un po’ di storia.

Correva l’anno 1984 e lo sconosciuto Charles E. Sellier Jr. dirigeva Silent Night, Deadly Night, conosciuto in Italia anche come Natale di sangue, uno slasher con Babbo Natale killer che deve la sua fama proprio all’iconica figura dell’assassino e non tanto alla reale portata qualitativa del film. Fatto sta che Silent Night, Deadly Night si trascinò dietro un discreto successo, una marea di polemiche e un nutrito gruppo di fan che fecero si che questo film diventasse l’apripista di una saga, arrivata nell’arco di neanche dieci anni a cinque capitoli, tra i quali solo i primi tre dedicati allo psicopatico Santa Claus e uno addirittura diretto da Brian Yuzna (in questo articolo un approfondimento sulla saga). Come se non bastasse, Silent Night, Deadly Night sdoganò la figura del malvagio Babbo Natale che negli anni è stata riproposta in un numero ragguardevole di film, trasformando una delle icone del Natale e figura positiva per eccellenza in un motivo per temere il 25 dicembre.

Ma come la recente tradizione del cinema horror americano detta, anche Silent Night, Deadly Night DEVE avere un rifacimento/remake/reboot e, troncato il titolo a un più semplice e immediato Silent Night, è arrivata la versione 2012 del Babbo Natale killer. Ma così come è stato semplificato il titolo, si è deciso di buttarsi sull’elementarizzazione di qualunque elemento in questo remake, che è tale solo di nome visto che con il film del 1984 c’è davvero poco o nulla a che spartire.

Rimane la figura del Babbo Natale assassino, rimane la datazione dell’azione al 24 dicembre e viene riproposto l’omicidio della donna che viene infilzata sulle corna decorative del cervo (che lì era la scream queen Linnea Quigley, qui la bionda Courtney-Jane White), per il resto due film completamente diversi.

Non c’è più l’interessante punto di vista dell’assassino dal traumatico passato, bensì una struttura da thriller-slasher in cui il ruolo da protagonista è della canonica poliziotta tormentata e dura da uccidere, mentre il killer ha una misteriosa identità celata dietro una maschera (e ahinoi lo svelamento dell’identità e del movente dell’assassino deluderanno molti).

Silent Night

Si è giocato molto alla sottrazione in Silent Night con una struttura “basic” da slasher in cui per 95 minuti non vediamo altro che il susseguirsi di omicidi ai danni di sconosciuti che arrivano in scena appositamente per essere trucidati. Non mancano morti originali e sanguinosissime (notevole la lunga sequenza con la pin-up Cortney Palm in topless che finisce triturata), che alla fine è la cosa primaria che lo slasher-fan chiede da questo film, ma l’impostazione alla Venerdì 13 non aiuta un film sterile e troppo semplicistico a suscitare emozioni, risultando per lo più ripetitivo e noiosetto.

A dirigere c’è il giovane Steven C. Miller che è balzato all’attenzione internazionale con il brutto zombie-movie datato 2006 Automaton Transfusion e poi è finito al timone di molti b-movie action, tra i quali il sequel di Escape Plan. Nel cast si fanno riconoscere in particolare Malcom McDowell, ormai presenza immancabile negli horror direct-to-video, che qui veste i panni dello sceriffo Cooper e la pregevole Jaime King, già vista in San Valentino di sangue, The Tripper e Sin City, che è la vice. Decisamente azzeccato il look del killer e davvero vario il suo armamentario che dalla classica ascia e la stuzzicante falce, si estende fino al lanciafiamme.

Insomma, Silent Night è il classico “filmetto” da visione disimpegnata che lascia il tempo che trova, uno slasher simile a troppi altri che si ricorda soprattutto per l’ambientazione natalizia e un paio di omicidi creativi. Forse stavolta sarebbe stato meglio attenersi al soggetto del film originale.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Omicidi creativi.
  • Il look del killer è molto riuscito.
  • Un buon cast.
  • Ripetitivo e fin troppo semplice.
  • Identità e movente dell’assassino deludono…
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
Silent Night, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Silent Night, la recensione

  1. Fabio ha detto:

    Ammetto di non aver visto l’originale ma questo silent night mi ha divertito molto, scorretto e gore al punto giusto, con un buon cast e un villain azzeccato. Per me promosso.

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    Valutazione: 4.0/5 (su un totale di 1 voto)
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