Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, la recensione

Avevamo lasciato Pietro Zinni e la sua banda nei guai. Abbandonati dal loro garante, l’ispettrice Paola Colella, e desinati a passare in carcere i loro prossimi anni, i ricercatori-spacciatori hanno scoperto che Sopox non è solo la smart drug che sta spopolando a Roma, ma anche la formula chimica del gas nervino, che l’ex professor Mercuri sta producendo finanziandosi proprio con la vendita delle pasticche.

Questo è quanto accadeva nella conclusione di Smetto Quando Voglio – Masterclass, brillante sequel del geniale Smetto Quando Voglio, piccolo ma grande film che ha fatto conoscere il talento di Sydney Sibilia e ha creato un unicum nella storia del cinema italiano.

Concepita come una trilogia ad incastro, quella di Smetto Quando Voglio è un’operazione davvero singolare, un unico grande film di cinque ore e mezza sapientemente scisso in tre parti fruibili anche indipendentemente. Un lavoro mastodontico di scrittura, un film complesso in cui ogni dettaglio apparentemente insignificante risulta poi fondamentale più avanti nella storia, un meccanismo perfetto che da vita a un’opera sincera, ben fatta e divertente.

E ora, all’indomani dell’uscita dell’ultimo capitolo della trilogia, Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, possiamo affermarlo con convinzione: Sydney Sibilia ha creato, nel suo insieme, una delle opere più complesse e complete della contemporanea cinematografia italiana.

In Smetto Quando Voglio – Ad Honorem Pietro Zinni vuole in tutti i modi fermare l’ex professore e aspirante terrorista Walter Mercuri, specialmente quando viene a sapere che il suo obiettivo è la Sapienza di Roma proprio durante la consegna delle lauree ad honorem, evento al quale presenzierà anche la sua compagna Giulia. Ma le autorità non vogliono dar retta a Pietro, così il neurobiologo decide di cercare un alleato proprio nel suo primo “nemico”, quel Murena che ora è rinchiuso a Rebibbia. Il piano di Pietro è farsi trasferire a Rebibbia e, dopo aver trovato un accordo con Murena, chiedere un patteggiamento in modo che anche i membri della sua banda siano per qualche ora portati nello stesso carcere e, in quel frangente, tentare un’evasione.

E così, Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, oltre che una commedia brillante, è un riuscitissimo prison movie incentrato sull’evasione dal carcere. Lontano da qualsiasi intento citazionista verso celebri film del filone, Sibilia riesce a far quadrare il cerchio costruendo un epilogo perfetto per la storia, perfettamente contestualizzato nell’universo di Smetto Quando Voglio e incredibilmente avvincente anche se preso come film a se stante.

Ogni personaggio (e sono molti!) ha il suo spazio e la sua funzione, diversi dettagli dei precedenti capitoli sono ripresi da un differente punto di vista e anche il villain ha una genesi convincete, con precise motivazioni che lo rendono un antieroe tragico, come nei migliori racconti di supereroi. E infatti è impossibile non pensare a quanto Hollywood sta facendo in questi con i cinecomix, sicuramente tra le fonti di ispirazione di Sibilia e dei suoi co-sceneggiatori Luigi Di Capua e Francesca Manieri.

Il cast è il medesimo dei precedenti film, con l’aggiunta di Peppe Barra, nel ruolo del direttore del carcere di Rebibbia, e un maggiore spazio per l’ottimo Luigi Lo Cascio, solo intravisto nel finale di Masterclass e qui nel ruolo del villain. Un cast particolarmente affiatato e ben assortito con alcuni dei più genuini talenti del nostro cinema più recente.

Insomma, Smetto Quando Voglio – Ad Honorem è un prison movie scritto e realizzato benissimo, ma anche la conferma che l’operazione, nella sua interezza, è un esempio del miglior cinema attualmente realizzabile in Italia.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Cast affiatato e ben assortito.
  • Sceneggiatura brillante e storia avvincente.
  • Il gioco ad incastro con gli altri capitoli gli da una marcia in più.
  • Certo, non siamo ai livelli della complessità di certo cinema mainstream americano, soprattutto quello dei cinecomix, ma andare a cercare difetti in Smetto Quando Voglio – Ad Honorem sarebbe davvero ingiusto nonché incosciente.
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