Stranger Things 3: un’estate per crescere

Nel momento in cui Netflix annuncia che Stranger Things 3 ha battuto tutti i record del colosso dello streaming raggiungendo in soli 4 giorni ben 40 milioni di account, ci troviamo a trarre le fila di una stagione chiaramente creata come punto di transizione all’interno dell’avventura larger than life dei ragazzini di Hawkins, nell’Indiana, e del loro particolare approccio con il soprannaturale e l’entrata nell’età adulta.

La terza stagione di Stranger Things, infatti, si concentra sulla crescita: l’estate di un gruppo di ragazzini che si fa metafora della loro passaggio all’età adulta. Perché l’estate si sa, è una stagione di transizione, di crescita, di esperienze: finisce l’anno scolastico e si apre un mondo che tra vacanze al mare, campi estivi, gite all’estero, riesce a segnare quei bambini, a farli crescere, dar loro quei ricordi che li fa sentire un po’ più maturi e pronti ad affrontare un nuovo, difficilissimo anno scolastico o, in generale, la vita.

Il classico racconto di formazione, penserete voi, il coming of age puro… e invece la serie creata dai fratelli Duffer per Netflix sa distinguersi dalla massa, così come è già riuscita ad emergere dallo zibaldone di serie televisive più o meno fanta-avventurose, più o meno citazioniste, nostalgiche e dirette a un pubblico molto vasto. Stranger Things è la conferma che raccontando il già raccontato si può creare qualche cosa di originale (che originale non vuole assolutamente essere!), di fresco e di tendenza.

stranger things 3

Se nel 2016 la prima stagione di Stranger Things era stata un prodotto di rottura, capace di imporre alle nuove generazioni un immaginario anni ’80 idealizzato attraverso la cultura di massa e forte abbastanza da far tendenza, la seconda stagione nel 2017 ha coerentemente portato avanti quell’idea, contribuendo a costruire una mitologia attorno agli anni di Reagan, della tarda Guerra Fredda, dei capelli cotonati, del cinema di Steven Spielberg, della  musica dei Duran Duran. Infatti Stranger Things 1^ e 2^ stagione sono idealmente un unico lungo film che ha un inizio e una fine, un caleidoscopio di suggestioni pescate dagli anni ’80 per far si che tutto sia perfettamente compatto, coerentemente citazionista e mai in modo gratuito perché tutta la voluta derivazione pop di cui la serie dei Duffer si fa forte è saldamente essenziale all’operazione stessa per creare un universo altro.

Però, appunto, le prime due stagioni iniziavano e terminavano una storia, aperta ovviamente a ulteriori sviluppi ma anche perfettamente compiuta e conclusiva.

L’esigenza di dare un proseguo a quella storia, però, ha portato i fratelli Duffer ad aprire un parentesi e non proiettarsi verso nuovi e inediti avvenimenti. La terza stagione di Stranger Things è proprio quella estate chiave nella giovinezza dei giovani protagonisti (e di ognuno di noi), quel momento di passaggio che consente di scrollarsi di dosso l’ingenuità e la spensieratezza dell’infanzia e accettare le responsabilità dell’età adulta. Per questo motivo non c’è nessuna reale novità a livello narrativo, nessun fondamentale sviluppo dal Sottosopra, ma uno strascico di minaccia che arriva direttamente dalla fine della seconda stagione e che non muove di un millimetro la mitologia che la serie ha fino ad oggi creato.

stranger things stagione 3

Da una parte questa staticità può essere vista come un punto debole, un prematuro mostrare la guardia scoperta in una serie che potrebbe aver già esaurito le frecce nella faretra, ma dall’altra è palesemente una scelta consapevole e intelligente per accentuare l’affezione per certi personaggi, introdurne nuovi, per aumentare l’empatia nei loro confronti e proiettarsi verso il futuro.

La chiusura della Porta con cui Undici e i suoi giovani amici sono stati impegnati alla fine di Stranger Things 2 non ha visto l’estinzione della minaccia dal Sottosopra. Qualcosa è rimasto nel nostro mondo e sta prendendo il controllo degli abitanti di Hawkins ma, come se questo non bastasse, un misterioso gruppo governativo russo è impegnato anche nella riapertura della Porta per loschi piani mirati alla creazione di un’arma di distruzione di massa. Undici, Mike, Will, Dustin, Lucas e Max si trovano loro malgrado nuovamente coinvolti per salvare la cittadina e, forse, il mondo intero.

Questa è brevemente la trama di Stranger Things 3, palesemente adagiata su elementi e suggestioni già note agli spettatori e poco interessata a introdurne di nuovi. Una scelta che però mostra un’intenzione concreta di approfondimento dei personaggi e delle loro interazioni.

stranger things 3

Come ogni crescita fisica e caratteriale in un adolescente ci insegna, ad avere un ruolo primario è lo sbocciare dei primi amori, leitmotiv che da innesco alla stagione. Troviamo, infatti, il rapporto tra Mike e Undi a uno stato avanzato in cui i due sono di fatto un’affiatata coppia che crea scompenso in Will, perché si sente tradito dal suo migliore amico che non ha più tempo per i loro giochi, e soprattutto in Jim Hooper, padre putativo di Undici, estremamente geloso e poco incline all’idea che la sua bambina possa crescere e avere un fidanzatino. Allo stesso tempo, anche Hooper appare molto propenso a instaurare una storia con Joyce, madre di Will e ancora in lutto per la morte di Bob avvenuta alla fine della precedente stagione. Ma gli ormoni sono in fibrillazione anche per gli altri ragazzini: Lucas e Max vivono la loro storia adolescenziale tra momenti felici, qualche litigio e molte prese di posizione, in cui è rigorosamente Max a dettare regola; poi c’è Dustin, appena tornato dal campo estivo e voglioso di far conoscere agli amici la sua fidanzata Suzie, che però non riesce a contattare in nessun modo facendo crescere nei coetanei l’idea che si tratti di una balla. Ma anche Steve Harrington sembra essersi preso una cotta per Robin che, vestita da marinaretta, condivide con lui la gelateria all’interno del centro commerciale; mentre Billy miete cuori tra le milf della piscina di Hawkins, dove lavora come bagnino.

Le storie d’amore, sagacemente intrecciate e sufficientemente varie, sono quindi il collante di una stagione che sviluppa l’intreccio narrativo dividendo i protagonisti in diversi gruppi e tenendoli separati per gran parte del tempo. Una costruzione molto in linea con tante serie tv corali degli ultimi anni ma che, intelligentemente, non agisce mai su episodi tematici, ma tiene quel senso di coralità in ognuno degli otto capitoli che compongono questa stagione, mantenendo sempre molto alto il ritmo e dando l’impressione di assistere a un lungo film di quasi otto ore.

stranger things stagione 3

Stranger Things 3 ha, inoltre, il merito di fornire una dimensione a un personaggio altrimenti incolore come Bob, che qui diventa fin dal primo episodio il veicolo per la minaccia che si scatena sulla cittadina dell’Indiana. Billy è il primo “ospite” per la creatura del Sottosopra che risponde agli ordini del Mind Flayer, un parassita che invade i corpi umani come una sorta di mavelliano Venom e rimpiazza le loro coscienze come ne L’invasione degli ultracorpi, per poi unire ogni frammento di ospite in una massa gelatinosa informe che ricorda molto il Blob dell’omonimo film. Riferimenti al cinema fanta-horror anni 50 e 80 come a ribadire la stretta connessione tra i due periodi che hanno visto inizio e fine della Guerra Fredda, in un eterno ritorno di suggestioni e argomenti anche attraverso il linguaggio del remake (si veda la riflessione di Lucas sul remake de La Cosa), che poi è proprio la base fondante dell’operazione nostalgica Stranger Things. Non è un caso, poi, se ingenuamente sono proprio i russi i cattivi umani della vicenda, villain per antonomasia del cinema d’intrattenimento americano, prima come metafora dell’omologazione aliena (gli anni 50 e 60), poi come militari/terroristi di tanto action e fanta-thriller anni ’80. E proprio dall’immaginario ottantiano, infine, arriva anche il proto T-800 russo che perseguita Jim Hooper: non ha il metallo al posto delle ossa, ma ricorda tanto Schwarzenegger nelle fattezze e il suo Terminator nelle movenze!

Ci sono anche new entries in Stranger Things 3! La già citata Robin, che ha il corpo di Maya Hawke (figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman), è un bel personaggio che muove eventi e coscienze; poi anche Erica Sinclair (Priah Ferguson), sorella saccentina di Lucas che si trova coinvolta nell’azione in maniera del tutto incredibile e fornendo un supporto fondamentale alla risoluzione degli eventi.

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Una stagione, dunque, che conferma il grande talento del team creativo che sta dietro Stranger Things e la bravura degli interpreti coinvolti. Una sinergia che ha dato vita a un intrattenimento sincero, fresco, ritmato e ben superiore a tanti ben più blasonati prodotti seriali del momento pur adagiandosi su uno schema di raccordo che, sulla carta, avrebbe potuto far pensare a un passo falso per la serie. E invece tutto funziona a meraviglia e viene una gran voglia, alla fine dell’ultimo episodio, già di poterne guardare altri e altri ancora. Perché a Stranger Things si augura proprio di essere una “storia infinita”…

Roberto Giacomelli

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