TFF37. Guns Akimbo
Guns Akimbo si inserisce in un filone ben preciso: action movie sopra le righe. Se in Crank avevamo uno Statham costretto a fare il pieno di adrenalina (o elettricità), in Shoot ‘em Up un Owen sgranocchia-carote, qui la gimmick è che Daniel Radcliffe ha due pistole inchiodate alle mani. Bisogna aggiungere altro? Sì, perché in questo film forse c’è più di quanto appaia a prima vista. Forse.
Miles (Daniel Radcliffe) è un cacciatore di troll virtuali. Un nerd che passa in rassegna i siti più biechi al solo scopo di fare la morale agli altri utenti. Fino al giorno in cui bacchetta le persone sbagliate: i creatori di Skizm, applicazione di massacri in diretta. Scaricandola si ottiene un posto in prima fila per osservare due persone che si ammazzano. Miles li insulta; per ripicca quelli lo catturano, gli impistolano le mani e lo mettono in gioco contro Nix (Samara Weaving), una leggenda nel mondo di Skizm.
Asmatico, otaku, vegetariano, pacifista: il film ce la mette tutta per convincerci che Miles è uno sfigato. Un beta male. Uno che fa il duro dietro lo schermo, ma nella vita reale è inetto. Mobbizzato al lavoro, scaricato dalla ragazza. Quando è costretto in un confronto dal quale non c’è scampo, il ragazzo deve mostrare gli attributi. La cosa divertente è che non lo fa. Almeno non subito. Per la maggior parte del tempo scappa qua e là in mutande e vestaglia (e ciabattone tigrate) protetto solo da una potentissima plot armor. L’azione è godibile, ma il vero divertimento è dato dalla problematica di avere due pistole al posto delle mani. Ogni minima azione, mangiare, vestirsi, andare in bagno, riconciliarsi con la propria ex, diventa un comico calvario. Un umorismo pecoreccio che, manco a dirlo, funziona.
I cattivi (guidati da un tatuatissimo Ned Dennehy) sembrano un manipolo di ceffi pescati da Mad Max, rintanati in una fabbrica in disuso. Viene da chiedersi come facciano a gestire una app da milioni di visualizzazioni. Ma il realismo è l’ultima preoccupazione di Jason Lei Howden (Deathgasm), regista dalla cifra stilistica sempre più marcata. Forse è proprio la regia uno dei punti deboli di Guns Akimbo: tanto frenetica da risultare fastidiosa, spesso arbitraria nelle sue piroette.
In questo sanguinoso carosello, mezzo videoludico e mezzo fumettistico, sembra nascondersi una riflessione quanto mai attuale. L’esposizione mediatica normalizza la violenza. Tutti i personaggi ne sono coinvolti, tanto gli utenti di Skizm quanto lo stesso Miles. Malgrado il suo perbenismo, alla fine diventerà un killer a sangue freddo, capace di uccidere con un’alzata di spalle. D’altronde tra un cacciatore di troll e un troll non c’è molta differenza. I primi si credono nel giusto, i secondi vogliono solo divertirsi, ma nella pratica fanno la medesima cosa: sfottere sconosciuti su internet.
In questa ottica il personaggio di Nix, efferatissima cocainomane psicotica, acquista un nuovo spessore. Per lei la violenza è normale, ma non perché ha guardato troppa tivù. Lei è stata forgiata nella violenza, per questo nasconde motivazioni più profonde, vissute con una emotività che non ritroviamo negli altri personaggi. In molti sensi è il perfetto contraltare per Miles (a proposito: interessante il parallelismo tra la cocaina e il Ventolin, la medicina per l’asma. Alcuni medici lo considerano un farmaco pericoloso, capace di creare dipendenza e di portare all’infarto. Che Jason Lei Howden sia di questo avviso?).
Attenzione: condannare la normalizzazione della violenza non è affatto lo scopo del film. Anzi, piuttosto contribuisce a normalizzarla. Guns Akimbo sembra volerci dire che in questo mondo avere due pistole inchiodate alle mani non è un handicap, ma una benedizione.
Alessio Arbustini
| PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento