The Crown: come impersonare l’Istituzione

Il 17 novembre è uscita su Netflix la terza stagione dell’acclamata serie The Crown.

Iniziata nel 2016, The Crown è un dramma storico avente come protagonista la regina Elisabetta II. La serie prevede un cambio di cast ogni due stagioni, al fine di mantenere una veridicità storica, per rappresentare la crescita e poi l’invecchiamento dei personaggi. Nella prima stagione la regina era interpretata da Claire Foy (ruolo che le ha fatto vincere un Golden Globe e due BAFTA), il principe Philip da Matt Smith (Doctor Who) e la principessa Margaret da Vanessa Kirby.

Nella terza stagione appena uscita Olivia Colman ha indossato le vesti della regina (fresca di Oscar ottenuto come la Regina Anne ne La Favorita), Tobias Menzies (Game of Thrones, Outlander) ha interpretato il principe Philip e la talentuosa Helena Bonham Carter ha impersonato la principessa Margaret.

The Crown, sin dal principio, nasce con un proposito monumentale: rappresentare mezzo secolo di monarchia inglese, con i suoi eventi cardine e la trafila di quei personaggi che ne hanno diretto gli svolgimenti. E per quanto ormai ci siano davvero molti film che cerchino di rappresentare la vita dei reali della casata Windsor resta sempre un dubbio decidere a cosa dare più importanza. The Crown, creato da Peter Morgan (regista anche di The Queen e ormai confermato come un esperto nel campo dei film biografici), è interessato sopratutto alla figura di rappresentanza dell’“istituzione” che incarna la regina, e in realtà chiunque altro faccia parte della casata reale. Poiché, come si sottolinea continuamente nel corso delle vicende, la figura del monarca non è semplicemente umana: quelle persone sono lo Stato.

In una qualsiasi altra forma di governo essere a capo del proprio paese è un lavoro che può durare solo alcuni anni, nella monarchia i reali sono condannati a un ruolo pubblico, di scrutinio, da sempre e per sempre. Non esiste una vera vita privata, perché la loro vita è inscindibilmente unita all’istituzione. E questo modo di vivere è in effetti oltre che particolarmente difficile, nel nostro mondo incredibilmente inusuale.

È molto interessante analizzare questo continuo sforzo per raggiungere la pura neutralità, che per un essere umano è una cosa praticamente impossibile. La rappresentazione di un’esistenza frustrata. Per raggiungere questa sensazione, questa perpetua stabilità, The Crown sceglie una regia calibrata e discreta, sorretta da una fotografia straordinaria: le stanze reali sono baciate da luci morbide, mentre la nebbia di Londra di metà novecento filtra un biancore omogeneo dalle sontuose finestre.

Il susseguirsi degli eventi del dopoguerra inglese scatenano sempre i dubbi di come la Corona debba porsi in relazione ad essi, e insieme alla giovane regina anche noi impariamo i rituali e la fermezza che il ruolo necessita. Accanto ai contrasti pubblici ci sono poi quelli privati, amorosi, o peggio, familiari. Il tutto sempre avvelenato dall’ansia dell’apparire, perché ogni cosa diventata pubblica si trasforma: non esiste più distanza fra ciò che è, ciò che appare e ciò che rappresenta lo Stato. E questa tremenda verità è ciò che ogni membro della famiglia reale deve accettare crescendo.

Nelle prime stagioni sono direttamente la regina, la sorella e il marito a dover scontrarsi con questa realtà, nella stagione appena uscita invece, il fardello di questa scoperta viene passato ad un giovane adulto principe Carlo (interpretato da Josh O’Connor). Con il passare degli anni possiamo vedere Elisabetta fondersi sempre di più con il suo titolo, incarnando profondamente l’ideale che essa rappresenta, ed è quindi Carlo a porsi in contrasto con la sua rigidità, ultimo baluardo di una personalità ribelle e sensibile che rifiuta di annullarsi in nome di un ideale.

La recitazione durante tutto il corso della serie è di un livello altissimo, ogni attore riesce a costruire la personalità del suo personaggio a tutto tondo, donando ad ognuno un piccolo mondo privato.

La prossima stagione vedrà ancora la Colman e gli altri attori introdotti quest’anno relazionarsi con gli avvenimenti degli anni ’80 e ’90, tra cui l’avvento del governo di Margaret Thatcher e il sopraggiungere della principessa Diana.

Impazienti attendiamo il nuovo capitolo di questa epopea drammatica e la consigliamo a chiunque ami la biografia storica.

Silvia Biagini

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