Tommaso, la recensione
Tommaso (Kim Rossi Stuart) va per i quaranta, è insoddisfatto della sua relazione con Chiara (Jasmine Trinca) e sogna ad occhi aperti di avere rapporti con altre donne. L’inevitabile rottura lo porta alla ricerca di situazioni che siano nuove ma che nel contempo trovano una conclusione sempre uguale e influiscono su altri aspetti della sua vita.
Diretto dallo stesso Kim Rossi Stuart, Tommaso è stato presentato – fuori concorso – alla 73^ edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Non a caso il nome del personaggio, che dà anche il titolo al lungometraggio, è il medesimo del bambino protagonista dell’opera prima di Stuart, Anche libero va bene: potremmo asserire che si tratti di un seguito vero e proprio.
Il personaggio trova la sua dimensione in un universo popolato da donne, amanti, madri. Ognuna di loro riveste un ruolo ben definito nella vita di Tommaso, necessario affinché svolga il suo percorso alla ricerca di sé stesso.
Ed è proprio questa la componente preponderante dell’opera: la ricerca di un equilibrio, di sé stessi, la ricerca di un Tommaso smarrito, bloccato… tutte caratteristiche che lo rendono un uomo impotente davanti allo scorrere degli eventi incontrollabili.
Le donne della vita di Tommaso sono personaggi affascinanti, nudi (in senso lato, in alcuni casi anche letterale) come Federica, interpretata da Cristiana Capotondi, o Sonia, che ha le fattezze di Camilla Diana.
La recitazione, a tratti sopra le righe, ne fa un prodotto anche più interessante e divertente.
Nel complesso, ottimo per ‘spegnere il cervello’ per un’ora e mezza circa, ma badate a non accendere la luce!
Luca Lobuono
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