Piuma, la recensione

Che cosa è esattamente un film da concorso?

Passeggiando per il lido, tutti (o quasi) sembrano avere la risposta pronta quando affermano: “Piuma non è certamente un film degno del concorso”. Il film, diretto da Roan Johnson e secondo titolo italiano presentato in concorso alla 73^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è stato accolto con applausi e qualche fischio dalla critica; si ha l’impressione che analizzare un film in concorso a Venezia voglia dire dimenticarsi cosa significa godere della pellicola al di là di distinzioni, categorie e generi di ogni tipo. Ci si dovrebbe domandare in primis: Piuma è un’ottima commedia?

La storia prende il via da una gravidanza inaspettata che porterà i giovanissimi Ferro e Cate ad affrontare la scelta di diventare genitori, una decisione non facile neanche per la maggior parte degli adulti. Le azioni di questi due ragazzi influenzeranno la vita delle loro famiglie e le idee che, a poco a poco, saranno alla base del loro futuro.

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Il film scandisce i nove mesi della gravidanza di Cate ma non punta l’occhio semplicemente sui due protagonisti. È un racconto di giovani ma anche di adulti: le famiglie di Ferro (un Luigi Fedele traballante) e Cate (una convincente Blu Yoshimi, volutamente poco espressiva) hanno un posto d’onore nella storia riuscendo a mostrare le crisi moderne (come coppia e come genitori) senza risultare dei personaggi stereotipati. Sergio Pierattini e Michela Cescon, rispettivamente nel ruolo del padre e della madre di Ferro, fanno ridere di gusto anche con il loro essere estremi e a tratti grotteschi (più macchiettistico resta il personaggio di Francesco Colella, padre di Cate)

Gli adulti vedono tutto nero in questo mondo pessimistico in cui i ragazzi ricorrono alle metafore per immaginare un presente migliore, o almeno migliorabile; la patinata Estate Addosso di Muccino viene sostituita dalla Roma della Tuscolana in cui l’unico modo per scappare dall’afoso caldo estivo è nuotare tra le strade della metropoli.

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La solida sceneggiatura riesce a sottolineare le poche certezze e le molte decisioni avventate e irrazionali di un’età in bilico tra adolescenza e maturità. Immerso in uno stile da indie americano (Little Miss Sunshine e Juno), il regista ha nelle sue corde l’italianità di Paolo Virzì per le atmosfere e per la forza consegnata alla comicità tanto semplice e leggera (come la piuma del titolo) eppure così piacevole e coinvolgente. I siparietti comici sono dilatati, riusciti per qualità dei dialoghi e tempi comici perfetti; il tutto è contornato da una regia presente (con una serie di piani sequenza e pochissimi tagli) ma non invasiva. Si ride talmente bene che a non funzionare in Piuma sono tutti i momenti drammatici che richiedono ai personaggi un approfondimento psicologico maggiore (che essi non possiedono) e rompono la spensieratezza complessiva.

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Piuma è stato schiacciato dal peso ingiusto di essere presentato in concorso al Festival di Venezia, ma considerare il luogo di riproduzione (il Festival) prima dell’opera stessa (una commedia riuscita) nasconde una scala di valori che andrebbe studiata con più attenzione.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Una storia di giovani e di adulti in una grande instabile famiglia allargata.
  • Si ride molto grazie a dialoghi divertenti e tempi comici eccezionali.
  • Delicato, leggero e, soprattutto, non falsamente profondo riguardo tematiche importanti.
  • Le parti drammatiche destabilizzano il carattere complessivo del film.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Piuma, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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