65: Fuga dalla Terra, la recensione
Il 65 che campeggia a caratteri cubitali sul poster del film è una data: 65 milioni di anni fa. Quel tempo, il Pianeta Terra era abitato dai rettili preistorici e l’uomo non era ancora nei piani di Madre Natura, ma era anche l’epoca in cui tutto stava per essere rivoluzionato dall’arrivo cataclismico di una meteora che avrebbe spazzato via tutto quello che la Terra all’epoca ospitava. In questo contesto, così selvaggio e mutevole, gli sceneggiatori, registi e produttori Scott Beck e Bryan Woods, noti specialmente per lo script di A Quiet Place – Un posto tranquillo, ambientano un’avventura di fantascienza che è innanzitutto un gigantesco omaggio all’epoca d’oro dei b-movie americani.
L’azione prende il via prima della nascita dell’umanità su Somaris, un pianeta remoto e tecnologicamente avanzato, dove vivono Mills e la sua famiglia, ovvero sua moglie Alya e la figlia Nevine, gravemente malata. Per trovare le fortune utili a proseguire le cure di sua figlia, Mills decide di accettare un lavoro come pilota su un’astronave-cargo che lo avrebbe tenuto impegnato per circa due anni. Il viaggio di Mills procede, il suo carico sono persone in criostasi, ma un’imprevista tempesta di meteore causa un guasto irreversibile all’astronave, che si schianta su un pianeta sconosciuto. Quel pianeta è la Terra e Mills è l’unico sopravvissuto all’impatto, finché non si rende conto, rovistando tra i rottami, che anche una cella criostatica è ancora integra e contiene una bambina. L’uomo, in compagnia dell’unica altra sopravvissuta che parla una lingua a lui sconosciuta, si mette in viaggio per raggiungere la vetta di un monte dove è dispersa la capsula di salvataggio che potrebbe riportarli a casa. Ma la strada per la salvezza è lunga e irta di pericoli, specialmente enormi e feroci creature che vogliono divorarli: i dinosauri!
Quel che può trarre in inganno prima di approcciarsi alla visione di 65: Fuga dalla Terra, soprattutto considerando la presenza di Adam Driver nel ruolo del protagonista, è pensare che siamo dalle parti del blockbuster hollywoodiano. Quello diretto da Scott Beck e Bryan Woods, invece, è un onestissimo b-movie che dialoga con un pubblico specifico che non è essenzialmente quello di Jurassic World e i cinecomic della Marvel, ma quello cresciuto con le folli mostruosità di Roger Corman, con i gioielli oggi spesso dimenticati della Cannon Films e con quei monster-movie che negli anni ’90 proliferavano soprattutto in home video. Se avete ben presente il tipo di operazione che 65: Fuga dalla Terra è e non alzate l’asticella delle aspettative verso certi prodotti mainstream contemporanei, allora potrete godervi questo piccolo (ma neanche troppo) film di mostri.
Beck e Woods, che nel 2019 avevano già diretto il buonissimo slasher prodotto da Eli Roth Haunt – La casa del terrore, si affidano all’egida produttiva di Sam Raimi per dar vita a un film semplice e pregno di ritmo che immerge lo spettatore immediatamente nell’azione. Senza eccessivi fronzoli, se non il tentativo un po’ maldestro di costruire un background famigliare al protagonista, 65: Fuga dalla Terra ci catapulta in una location inospitale popolata da mostri preistorici, un’avventura ininterrotta in cui il protagonista è messo faccia a faccia con creature aggressive di ogni tipo.
Convince a metà, invece, il rapporto che viene a crearsi tra Mills e la giovane Koa, interpretata brillantemente da Ariana Greenblatt (vista in Avengers: Infinity War e prossimamente in Barbie). È lodevole fondare questo rapporto sull’incomunicabilità, che da vita a inevitabili incomprensioni e difficoltà, ma anche momenti divertenti, ma sembra che tra Adam Driver e la giovane attrice non ci sia molta chimica e così cade un po’ quell’empatia che era servita su un vassoio d’argento dalla sceneggiatura. Per il resto, Driver ci mette la sua solita professionalità ma forse questo non è esattamente il ruolo in cui l’avremmo visto come protagonista.
Tra corse contro il tempo, rettili feroci realizzati con ottimi effetti speciali, momenti super claustrofobici e jumpscares piazzati benissimo, 65: Fuga dalla Terra fa il suo dovere senza alcuna particolare ambizione. Probabilmente (anzi, sicuramente) questo piccolo film non lascerà il minimo segno, ma per 95 minuti intrattiene alla grande.
Roberto Giacomelli
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