Alberto Sordi 1920-2020: il nostro tour nella Villa dell’attore per il Centenario della sua nascita

Dopo diversi rinvii causati dall’emergenza sanitaria da nuovo coronavirus, finalmente si aprono al pubblico le porte di Villa Sordi con l’attesissima mostra Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020, che per la prima volta rende visitabile al pubblico la storica villa dell’attore, adibita a museo e affiancata a una ricca mostra allestita in tensostrutture appositamente realizzate per raccogliere i tanti materiali sulla vita e sulla carriera dell’Albertone nazionale.

Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020 è una mostra promossa da Fondazione Museo Alberto Sordi, con Roma Capitale e con Regione Lazio, curata e organizzata da Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, e sarà aperta al pubblico dal 16 settembre 2020 al 31 gennaio 2021.

La mostra si sviluppa in due location, visitabili con un unico biglietto (costo intero: 12 euro): Villa di Alberto Sordi, sita in Piazzale Numa Pompilio, e il Teatro dei Dioscuri al Quirinale, in via Piacenza 1, ovviamente a Roma. Noi abbiamo avuto la possibilità di fare un tour guidato nella residenza/museo dell’attore e ve l’andiamo a raccontare.

La Villa sovrasta Piazzale Numa Pompilio, su una collinetta verde da cui è ben visibile Viale delle Terme di Caracalla. La Villa risale agli anni ’30 e Alberto Sordi, che se ne era letteralmente innamorato quando ci passava sotto in bici durante i suoi spostamenti, la acquistò nel 1954, proprio nel momento di boom della sua carriera cinematografica. Voci dicono che anche l’amico Vittorio De Sica si era invaghito di quell’edificio ed è stato solo battuto sul tempo da Sordi nell’acquisto.

Il tour si apre proprio dall’entrata principale della Villa, con ingresso dal giardino antistante sul quale si erge un imponente statua di un cavallo, testimonianza dell’amore che Sordi aveva per questi animali, al centro anche di uno dei suoi ultimi film, Nestore – L’ultima corsa. Con l’ingresso nella Villa, nel cui primo spazio è raccontata proprio la storia dell’edificio con tanto di atto di proprietà, possiamo idealmente dividere la mostra in due tranche: il Sordi privato – che si sviluppa proprio all’interno della sua abitazione – e il Sordi pubblico, che emerge dai numerosi cimeli custoditi nelle due tensostrutture esterne alla Villa.

Atto di compravendita di Villa Sordi

ALBERTO SORDI – PRIVATO

Il primo ambiente della Villa visitabile, subito dopo l’ingresso, è il leggendario Teatro che Sordi fece costruire per rappresentazioni private e proiezioni con amici. Un ampio ambiente che si compone di un palcoscenico, camerini per gli attori, una galleria di sculture commissionate a Spadini e un fondale ad opera di Severini. Al centro della stanza, teche che custodiscono foto di famiglia e documenti personali.

Attraverso uno stretto corridoio si passa poi nella palestra, un ambiente più angusto circondato da scaffali colmi di libri, foto (c’è anche l’ingrandimento della celebre foto con Papa Giovanni Paolo II, di cui andava particolarmente fiero) e gli strumenti sportivi, tra cui il toro meccanico con cui Sordi faceva a gara con gli amici, una cyclette d’epoca, e tanti altri attrezzi. In un angolo, troviamo una rientranza che deve essere stata una cabina armadio in cui sono esposti alcuni abiti di Sordi, visto che lui era molto attento alla moda.

La visita prosegue nei saloni: in quello più grande, dedicato alla sua attività come giornalista per Il Messaggero, sono esposti i ritagli di alcuni suoi editoriali e i De Chirico che Sordi aveva acquistato direttamente dal pittore, suo amico. Nel salone più piccolo c’è invece la testimonianza del suo amore per la Città Eterna, con foto che lo hanno visto in contatto con Roma, la sua giornata da sindaco onorario nel 2000, i regali ricevuti dal corpo dei Vigili Urbani e dalla squadra di calcio della Roma, della quale era tifoso.

Attraverso una scalinata, si può accedere al piano superiore dove c’è un salottino personale e il suo studio, allestito così come lui lo aveva lasciato, ricco di cimeli, premi e oggetti personali della sua quotidianità; da qui si arriva alla sua camera da letto, dove è morto nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2003, stringendo la mano di sua sorella Aurelia.

Ultima stanza visitabile prima di uscire all’esterno è la barberia, luogo in cui Sordi era solito passare la mattina leggendo il giornale, rispondendo alle telefonate di lavoro (in un angolo il divanetto e il telefono rosso) e farsi barba e capelli grazie alla visita quotidiana di un barbiere di fiducia.

Barberia privata

Ricollegandosi alla scalinata principale, si può poi accedere al cortile posteriore, dove pare abbia seppellito i suoi numerosi cani, una passione che ha sempre coltivato con gioia e testimonia il suo amore per gli animali, che va ad unirsi a quello per i cavalli su cui c’è un particolare aneddoto: mentre Sordi partecipava a un’asta, c’era un lotto che comprendeva diversi cavalli per cui si prenotarono dei macellai. Spaventato dalla sorte a cui erano destinati gli animali, Sordi fece l’offerta più alta, acquistò tutti i cavalli e li consegnò a un allevamento fuori città dove avrebbero potuto vivere gli anni che rimanevano loro.

Diciamo che l’immagini del Sordi “benefattore” non è comunque nuova, nel salone dei De Chirico ci sono le foto che testimoniano le ingenti donazioni di beneficenza che lui elargiva anonimamente ogni anno ed è noto anche il contributo che diede alle varie associazioni per l’anzianità, una delle quali lo elesse a membro onorario. Testimonianza che sono conservate all’interno dei una delle due strutture esterne alla Villa, in cui – attraverso filmati forniti da RaiTeche e testimonianze fotografiche – è spiegato anche il suo particolare rapporto con le donne (è noto come lui fosse contrario al matrimonio) e con la Chiesa (lui era molto religioso e aveva anche un inginocchiatoio per la preghiera quotidiana, conservato nella sua stanza da letto).

ALBERTO SORDI – PUBBLICO

Proseguendo il percorso di visita si accede a un itinerario esterno alla Villa che ripercorre la sua carriera attraverso documenti, audio, filmati e cimeli. La prima delle due tensostrutture è dedicata all’inizio della sua carriera: il doppiaggio, la radio, l’avanspettacolo, i primi film. Tra i molti documenti possiamo trovare i manoscritti di copioni, le sceneggiature per la radio, il Giro d’Italia per il quale Sordi fece il cronista e gli sketch radiofonici con i personaggi di Mario Pio e Conte Claro. Uno spazio speciale è dedicato a Mamma mia che impressione, primo film scritto insieme a Zavattini e prodotto da Sordi con De Sica nel 1951, che il pubblico può vedere interamente nella saletta cinema.

Nella seconda tensostruttura, sita nel piazzale antistante la Villa, ci sono due grandi sezioni: quella dedicata al cosiddetto “Sordi segreto”, di cui parlavo poco fa, divisa in sette aree che, attraverso ricordi, foto e materiale inedito, raccontano Sordi benefattore, Sordi e gli animali, l’intenso rapporto del nostro con le donne (Sordi scapolo d’oro, fidanzato sempre, sposato mai), Sordi e la Chiesa, l’inseparabile bicicletta con cui preferiva girare Roma (lui era un nemico giurato del traffico della Capitale e sognava una Roma libera dalle macchine). E poi Sordi e il cinema, con una ricchissima esposizione di locandine originali dei suoi film, oltre venti costumi, fra i quali Il Marchese del Grillo, Riusciranno i nostri eroi…, Io e Caterina, Il vigile e Il Medico della mutua. Al centro del salone la mitica Harley Davidson di Un americano a Roma.

Infine, attraverso una suggestiva installazione mediale, Alberto Sordi saluta il suo pubblico.

La nostra visita è terminata qui. Ma la mostra Il Centenario – Alberto Sordi 1920-2020 prosegue al Teatro dei Dioscuri al Quirinale dove trovano accoglienza tre esposizioni: “Storia di un italiano”, “I viaggi nel mondo” e “Il mito americano”.

Storia di un italiano ’79 – ’86: è il progetto al quale Sordi era molto legato e che divenne il programma tv degli anni ‘70 con cui è stato raccontato il nostro paese. Documenti inediti, foto, filmati raccontano il Sordi icona dell’italianità dal secondo dopoguerra agli anni ’80, passando per il Boom economico.

I viaggi nel mondo: comprende le innumerevoli foto che raccoglieva nei suoi viaggi; infatti Alberto Sordi era un grande viaggiatore e appassionato fotografo, collezionista di immagini che raccoglieva poi in grandi album. L’esposizione comprende materiali relativi ai viaggi in Israele nel 1961, in Brasile nel ’64, in Argentina nel ’68, in Brasile nel ’70.

Il mito americano è raccontato con i film che lo rappresentano, le foto, i documenti. Sordi aveva il mito dell’America e il materiale qui esposto racconta questa sua passione: dal diploma e le foto che lo ritraggono come cittadino onorario di Kansas City, alle immagini dei film che ne raccontano.

A cura di Roberto Giacomelli

Foto di Rita Guitto

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