Anni felici, conferenza stampa con regista e attori

Si è tenuta presso il cinema Adriano di Roma venerdì 27 settembre 2013 la conferenza stampa relativa ad Anni felici, il nuovo film di Daniele Luchetti nei cinema dal 3 ottobre.

A prender parte all’affollata conferenza c’erano il regista del film, gli interpreti principali Kim Rossi-Stuart, Micaela Ramazzotti e Martina Friederike Gedeck, gli sceneggiatori Sandro Petraglia, Stefano Rulli e Caterina Venturini e i produttori del film.

Anni felici racconta la vita di una famiglia romana a metà anni ’70, di cui il padre Guido si barcamena come può con il duro mestiere di artista, tra eccentriche sculture modellate sul corpo di alcune avvenenti modelle e happening dallo scarso successo di critica. L’armonia famigliare però comincia a tentennare quando sua moglie Serena si sente sempre più trascurata e, spinta anche dalla gelosia, accetta l’invito di Elke di partire per la Francia, portando con se anche i due figlioletti Paolo e Dario.

Dal momento che si tratta di un film autobiografico e quella messa in scena, seppur con divagazioni da fiction, è il 1974 di Luchetti e i protagonisti sono proprio i suoi genitori, il regista informa il pubblico della conferenza che prima di cominciare la realizzazione del film ha rispolverato i suoi vecchi filmini d’infanzia, mostrandoli anche ai suoi collaboratori, così da avere delle basi concrete su cui lavorare.

La famiglia Marchetti al completo

La famiglia Marchetti al completo

Tra le prime domande che sono state dirette agli attori c’è la curiosità riguardo al mondo in cui si sono rapportati ai personaggi che interpretavano. A tal proposito Micaela Ramazzotti, che interpreta la moglie e madre di famiglia Serena, dice che non sapeva da dove partire, visto che il suo è un personaggio complesso, pieno di contraddizioni: “Vive l’amore in maniera infantile, quasi ricattatoria”, dice l’attrice. Come primo approccio la Ramazzotti racconta di essere partita dallo sguardo della vera madre di Luchetti, che lei ha voluto incontrare prima di iniziare le riprese.

Kim Rossi-Stuart, che interpreta suo marito Guido, spiega che ultimamente non gli sono stati proposti molti film interessanti e che Anni felici è stata la migliore sceneggiatura che gli sia capitata negli ultimi tempi. “Non ho fatto un’analisi approfondita del personaggio – spiega Rossi-Stuart – perché sulla sceneggiatura non sono spiegate le sue ragioni, il perché di certi suoi comportamenti, come in effetti vediamo nel film. Piuttosto ero molto interessato a lavorare con Daniele perché mi affascinano i suoi film, il fatto che appaiono così leggeri di tono pur essendo fondamentalmente dei drammi”.

Alla domanda su che idea si sono fatti loro sugli anni descritti nel film, anni in cui erano molto piccoli o neanche nati, Rossi-Stuart dice: “Io sono del ’69, e di quegli anni mi ricordo soprattutto i tossici che giravano per strada. Si parla soprattutto di libertà legata a quegli anni, ma quei tossici di certo non erano liberi. Ricordo soprattutto la violenza e forse questa violenza era generata proprio da un desiderio di libertà”.

Micaela Ramazzotti invece non era ancora nata: “Io sono del ’79, quindi non li ho vissuti quegli anni e quello che so lo so soprattutto attraverso i film. Però l’educazione era diversa, prima i figli erano meno viziati di oggi e c’era una maggiore libertà nell’educazione”.

Poi, quando viene chiesto ai due attori quali siano i loro “anni felici”, la Ramazzotti dice che sono proprio questi e che il massimo della felicità arriva quando allatta il suo bambino; Rossi-Stuart, invece, dice che tutta la vita è felice!

Micaela Ramazzotti e Kim Rossi-Stuart

Micaela Ramazzotti e Kim Rossi-Stuart

Di seguito il resto dell’intervista al regista Daniele Luchetti.

Luchetti, sua madre ha visto il film? Se si, cosa ne pensa del fatto che ha raccontato la vostra vita privata?

Si, mia madre l’ha visto e le è piaciuto molto. Ha detto che non le interessa che io abbia messo in scena la sua vita privata, seppur romanzata, l’unica sua preoccupazione però è che i vicini di casa non hanno le informazioni per cogliere cosa sia vero e cosa romanzato. [ride n.d.r.]

Perché ha scelto un’attrice tedesca e come si è orientato verso Martina Friederike Gedeck?

Quando avevo circa 5 anni, nella casa delle vacanza vedevo dal nostro cortile una donna che si aggirava nell’abitazione dei vicini. Era la loro governate, si chiamava Elke ed era tedesca. Una bellissima donna, molto disinibita e io ero molto incuriosito da lei. Il personaggio del film proviene proprio da lei. Ho scelto Martina perché l’avevo già vista in altri film dove mi era piaciuta molto e la trovo una persona calda e accogliente, proprio quello di cui avevo bisogno.

Lei ha scelto di portare Anni felici al Festival di Toronto piuttosto che a quello di Venezia. Ad oggi è contento della sua scelta?

Si perché le proiezioni in America sono più rilassate e rilassanti, non c’è la pressione della stampa e dei fan. Potevo andare a piedi alle proiezioni dal mio albergo, parlare con gli spettatori in tranquillità. A Cannes e a Venezia, invece, c’è un’aria più solenne. Inoltre a Toronto ci sono più compratori internazionali al film market, circa 400, quindi di conseguenza si possono presentare più opportunità concrete per noi registi.

Come è stato lavorare con i bambini? È stato difficile dirigerli?

I bambini non si possono dirigere, ma vanno scelti bene. Se si scelgono i più simili possibili ai personaggi che devono interpretare si avranno degli ottimi attori.

Nel film si mette in scena il rapporto tra l’artista e la critica, ma si tratta di un rapporto molto strano, forse lontano da quello che fino ad oggi abbiamo visto rappresentato al cinema, visto che alla fine questo rapporto si conclude con un happy end. Questi aneddoti sono suoi o di suo padre?

Mio padre aveva un rapporto pessimo con la critica e soprattutto aveva paura di esporsi. L’unica volta che ebbe un rapporto diretto con la critica fu in occasione di una performance che fece in uno studio a Trastevere, invitò alcuni amici critici e tra questi doveva esserci il famoso Bonito Oliva. Ma alla performance eravamo solo in tre, io, lui e una giornalista, Oliva non venne. Ho ancora le foto di quell’evento. Si concluse così il suo rapporto con la critica.

C’è una nostalgia per quegli “anni felici”?

Beh, Anni felici è un titolo dalla doppia valenza, visto che nel film i personaggi non fanno altro che litigare dall’inizio alla fine! Io comunque non ho nostalgia per il passato, che piuttosto mi serve soprattutto per capire. Per il futuro si che invece ho nostalgia…

Roberto Giacomelli 

Di seguito potete guardare tre featurette tratte dal film Anni felici.

 

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