Black Water: Abyss, la recensione
La stragrande maggioranza degli appassionati del genere horror si è avvicinato ai film del terrore nella fase adolescenziale, quella durante la quale ci si accingeva ad entrare in sala con la speranza, quasi morbosa e incontrollabile, di vedere sul grande schermo mostri che attaccano esseri umani impotenti dinanzi a creature fameliche e apparentemente invincibili. Tale copione è stato declinato in diversi sottogeneri, tra i quali quello di maggior successo è senza dubbio quello dei mostri marini: squali, orche assassine, piranha e coccodrilli ormai da decenni popolano gli incubi degli spettatori con i loro denti affilati e le scie di sangue e morte che si lasciano alle spalle.
Proprio il coccodrillo, con l’inizio del nuovo secolo, si è ritagliato uno spazio di tutto rispetto e si è fatto apprezzare in diversi film come il recente Crawl di Alexandre Aja, Rogue di Greg McLean e The Pool di Ping Lumpraploeng.
Non poteva mancare in questa nuova stagione del beast movie acquatico Andrew Traucki, il cui contributo al genere ha radici profonde e solide come dimostrano titoli quali The Reef, The Jungle e Black Water nei quali bestie di ogni tipo rappresentavano minacce quasi insormontabili per i malcapitati di turno. Il regista australiano torna ora con Black Water: Abyss, sequel solo nominale del film succitato, ambientando la vicenda all’interno di una grotta paradisiaca, resa però una culla di morte da un gigantesco coccodrillo spietato e affamato. Un film che tra mille difetti riesce in pieno a compiere il suo dovere, lasciandosi guardare con piacere grazie ad una regia lineare, ma attenta, e una gestione della tensione che rivela grande maestria con il genere.
Un gruppo di amici decisi a vivere emozioni forti ed esperienze mozzafiato si mettono in viaggio, guidati da un esperto speleologo, alla volta di una grotta sotterranea mai esplorata prima e dall’aspetto spettacolare e incontaminato. Una volta scesi negli abissi e dopo aver ammirato la splendida vista e i meravigliosi giochi di luce e colori, però, i protagonisti si troveranno a fronteggiare un mastodontico coccodrillo che popola l’ambiente e pronto a uccidere chiunque vi ci capiti dentro. Inizia così l’atavica lotta tra l’uomo e la natura, senza qualche colpo di scena che riguarda gli equilibri tra i giovani esploratori in erba.
Prima di iniziare a guardare Black Water: Abyss, occorre fare una premessa tanto di rito quanto necessaria per evitare equivoci: l’intento di Traucki è lontano anni luce da qualsiasi velleità di innovazione e di sperimentare. Il regista australiano, infatti, si adagia su strade già battute e lo fa con la maestria di chi questo filone, come detto, lo bazzica da anni e con risultati sempre al di sopra della sufficienza, dimostrando abilità nel gestire tensione, ritmi del racconto e tutti gli elementi visivi utili a confezionare un film gradevole.
La grande intuizione di Traucki è quella di mettere al centro della storia non solo il feroce coccodrillo che assedia i protagonisti, ma anche e soprattutto la meravigliosa grotta, divenuta teatro di morte e terrore allo stato puro. Gli spazi angusti, i cunicoli subacquei, le rocce e le sporgenze sopra i quali si rifugiano i giovani esploratori, diventano così parte integrante dell’intreccio, quasi come se fossero protagonisti la cui funzione è quella di fungere da alleato del coccodrillo. Proprio quest’ultimo, il cui aspetto è molto realistico e feroce, viene saggiamente mostrato il meno possibile allo scopo di creare un effetto “vedo-non vedo” che contribuisce a seminare maggiore ansia e quel senso oppressione e claustrofobia, sentimenti primari in un film di questo tipo.
Come detto sopra, però, Traucki non ha alcuna intenzione di battere strade innovative e con il passare dei minuti il suo lavoro diventa sempre più prevedibile e infarcito di situazioni e dinamiche viste e riviste, con il risultato di tenere incollati allo schermo gli appassionati di tale filone, ma di scoraggiare chi al contrario non prova divertimento e piacere nell’assistere ad una storia poco verosimile e scontata. Un appiattimento che si avverte anche nei colpi di scena finali prevedibili e dinamiche tra protagonisti poco approfonditi e resi alla maniera di film adolescenziali.
Al netto di tutto ciò, in conclusione, Black Water: Abyss è comunque un film godibile, dal buon ritmo e dalla tensione costante grazie alla quale si ottiene l’effetto di appassionare chi guarda e di spaventare al punto giusto.
Vincenzo de Divitiis
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