Bloody Movies di Luca Musk: a Roma una mostra dedicata alle opere che celebrano il thriller e l’horror italiano

Da Dario Argento a Pupi Avati, passando per Michele Soavi, Lucio Fulci, Mario Bava e giovani autori del thriller/horror italiano. Si chiama Bloody Movies la mostra che celebra il magnifico cinema tricolore dell’incubo e del perturbante attraverso le suggestive opere di Luca Musk.

Tramite rielaborazioni personali dei fotogrammi dei film, le opere di Luca Musk (alias Luca Muscio) riescono a trasportare i fruitori dentro una dimensione straniante fatta di colori e ombre. È possibile visitare la mostra fino al 4 febbraio 2025, previo appuntamento, presso lo Studio Luca Musk Art (via della Fisica, 37 a Roma, zona Eur), un’esperienza che vale davvero la pena concedersi, soprattutto se si è appassionati e conoscitori del cinema impresso sulle tele dell’artista.

Noi quest’esperienza l’abbiamo fatta. Accolti da Luca e dalla sua preziosa collaboratrice, nome d’arte Larosa Purpurea, abbiamo visitato le varie stanze della mostra con l’esauriente descrizione dell’artista.

Lo sguardo minaccioso di Clara Calamai, nel look iconico del killer di Profondo Rosso, è la prima opera che il visitatore strategicamente nota entrando nello Studio, affiancata dall’inquietante ritratto del pupazzo meccanico che annunciava la morte del Prof. Giordani nello stesso film. Un ingresso interamente dedicato a Dario Argento, visto che sulle pareti campeggiano anche illustrazioni che omaggiano Tenebre e Inferno. La visita prosegue in un corridoio che, in continuità, ci racconta attraverso gli occhi dell’autore Suspiria e ancora Inferno.

L’interesse di Musk per Dario Argento prosegue anche in quella che lo stesso autore ci ha definito la “Red Room”, una stanza che mostra opere da una predominanza cromatica rosso acceso, dove possiamo goderci bellissime illustrazioni dedicate a Opera, La Terza Madre, La sindrome di Stendhal e ancora Suspiria, Tenebre e Inferno. Le varie opere sono intervallate dai disegni preparatori, spesso a firma di Larosa Purpurea, studi prospettici e le foto di scena che hanno fornito l’ispirazione per l’opera. Foto che in gran parte dei casi appartengono al lavoro di Franco Bellomo, fotografo di scena per molti film di Dario Argento, con il quale Luca Musk ha realizzato la mostra dello scorso anno Dario Argento Reloaded.

Non solo Argento, come si diceva in apertura, perché buona parte della successiva stanza è dedicata al cinema di Michele Soavi, con un’importante selezione di opere realizzate per celebrare il trentennale di Dellamorte Dellamore, alcune delle quali esposte lo scorso dicembre anche nello Spazio Scena di Trastevere in occasione del 44° Fantafestival.

Un tripudio di colori e bianco e nero, digitale e analogico, in rielaborazioni originali di frame celebri del film. Lo stesso Luca ci ha spiegato che si tratta di “un progetto nato lo scorso anno con l’inizio del trentennale dedicato al film. Ho unito il bianco e nero classico del fumetto Orrore Nero di Tiziano Scalvi, tratto dal suo romanzo Dellamorte Dellamore, con sequenze che sono una vera a proprio decostruzione del film di Soavi. Un omaggio tanto alle scenografie di Antonello Geleng quanto alle luci di Mauro Marchetti”.

Questa sezione della mostra ci colpisce molto perché si nota una grande libertà nell’adattare le scene di Dellamorte Dellamore e, a tal proposito, Larosa Purpurea ci spiega che “noi agiamo decostruendo letteralmente l’immagine del fotogramma originale, scegliendo elementi specifici che più ci colpiscono. Poi riassembliamo una nuova immagine che si rifà alla prima, ma da una interpretazione diversa e innovativa, vicina alla sensibilità sia dell’artista che del fruitore. Non è più la stessa immagine del frame originale ma la richiama e crea un piacevole spaesamento!”. Uno spaesamento che in effetti coglie il fruitore generando un nuovo modo di guardare a quel frammento di film che ha dato origine a tutto.

L’ultima stanza raccoglie opere da più film, un potpourri che oltre al “solito” Argento, con tre bellissime opere tratte da L’uccello dalle piume di cristallo, e qualche illustrazione “intrusa” da Kubrick (Shining e Eyes Wide Shut), Hitchcock (La donna che visse due volte) e Scott (Hannibal), dà molto spazio a Pupi Avati con illustrazioni tratte da La casa dalle finestre che ridono, Zeder, L’arcano incantatore, Il signor diavolo e L’orto americano.

Notiamo in un angolo anche inconfondibili omaggi a Lucio Fulci e Mario Bava, oltre che un imprevedibile selezione di opere dedicate al film di Roberto De Feo e Paolo Strippoli A Classic Horror Story.

Luca Musk

Ma da cosa nasce la passione di Luca Musk per il cinema horror e thriller?

La mia passione è nata quando avevo 13 anni e ho iniziato a leggere Dylan Dog – ci rivela lo stesso artista – dove Tiziano Sclavi riempiva le storie di citazioni dal mondo del cinema horror”.

Invece, quando l’horror è diventato un lavoro?

Mi sono avvicinato professionalmente al cinema thriller/horror italiano nel 2022 quando ho realizzato la mostra ‘Il cinema in uno sguardo’, alla Casa del Cinema di Roma, in cui ci hanno dato la possibilità di illustrare il cinema attraverso uno stile anche fumettistico e tra le varie sezioni della mostra ce n’era una che ho chiamato ‘Dipingere la paura’ con l’intento di raccontare attraverso l’illustrazione le emozioni e le sensazioni del cinema horror. Ho iniziato a studiare alcuni maestri come Stanley Kubrick con Shining e Eyes Wide Shut e Dario Argento, soprattutto con Profondo rosso. Poi, dopo due anni, ho ripreso questi studi approfondendo soprattutto Dario Argento. L’intento era quello di voler dare una lettura diversa ai film di Dario Argento: anche questa mostra è frutto del confronto con alcuni professionisti vicini ad Argento e Dario stesso e ho raccolto tante testimonianze che mi sono servite a mettere in moto questa macchina dell’incubo.”.

Ma in che modo Luca Musk sceglie i soggetti da ritrarre e come si svolge il processo creativo dietro le sue opere?

Il processo creativo delle mie opere nasce innanzitutto dalla visione del film: bisogna conoscere bene l’opera di partenza. Per quanto riguarda la sezione dedicata a Dario Argento, ho auto modo di utilizzare le foto dei set di Franco Bellomo per avere una documentazione esatta, valorizzando anche gli ultimi film che lui ha fatto, anche quelli meno celebrati. Un progetto che poi si è ampliato su altri grandi cineasti, come Pupi Avati. In lui c’è un marchio indelebile, il gotico, un gotico che sa fare solo lui. Noi abbiamo fatto una piccola retrospettiva su Avati partendo da La casa dalle finestre che ridono per arrivare a Il signor diavolo e L’orto americano, abbiamo iniziato a studiare i film attraverso la scenografia e il colore per scegliere i giusti fotogrammi che raccontassero con una sola immagine i suoi capolavori. Sto studiando L’arcano Incantatore dandogli un taglio illustrativo particolare con rimandi all’arte di Andrea Pazienza e addirittura con richiami ai tarocchi. Un altro regista che ho voluto omaggiare è Lucio Fulci, con opere tratte da L’aldilà e Lo squartatore di New York; lui è un regista sanguinario quando si confronta con l’horror e ho deciso di utilizzare il digitale per le opere dedicate a lui con una predominanza di rosso, perché mi danno più l’idea di quella dimensione onirica”.

Mentre parlavamo, ero stregato dalla tavola che riproduce l’immagine di Eva Renzi in L’uccello dalle piume di cristallo nella scena in cui Monica Ranieri chiede l’aiuto di Sam, all’inizio del film, allungandogli la mano insanguinata.

Dario Argento lavora molto sull’immagine – dice Luca a proposito di quest’opera – quindi io ho rielaborato quel fotogramma come un’immagine della pop-art, completamente ridisegnata ma cercando di cogliere lo spirito originale. Questa illustrazione non si limita a riprodurre il frame del film ma crea un’immagine che parla molto del film e di Dario Argento. Il centro dell’immagine non è la mano, come potrebbe apparire in un primo momento, ma lo sguardo della protagonista, gli occhi. Ho voluto che lo sguardo fosse la cosa più importante da immortalare in quel momento. Il sangue, invece, è stato aggiunto in un secondo momento in analogico, spatolato direttamente sopra l’immagine che avevo elaborato in digitale”.

Salutiamo Luca mentre ci mostra una marea di altre opere non esposte, un archivio infinito di disegni, bozzetti e illustrazioni complete che però non hanno trovato spazio sulle pareti dello Studio, promettendo, però, di trovare un ambiente più ampio per non lasciare nulla nel cassetto. E l’artista ci lascia con un’ultima riflessione: “Io cerco di dare una mia interpretazione dei vari film, voglio far entrare lo spettatore in diretto contatto con la mia dimensione”.

In effetti c’è riuscito.

Se volete visitare la mostra Bloody Movies è possibile farlo prenotando un appuntamento al numero 3807583596 o via mail all’indirizzo lucamusk@gmail.com o tramite il sito www.lucamuskart.com.

Vi ricordo che la mostra è allestita fino al 4 febbraio 2025 a via della Fisica, 37 a Roma.

A cura di Roberto Giacomelli

Foto di Rita Guitto

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