Caccia al tesoro, la recensione

Se il cinema italiano ha avuto nella commedia il genere di maggior successo e riferimento, gran parte del merito va ascritto alla città che più di ogni altra è considerata un autentico teatro a cielo aperto, un crogiuolo di ironia e inno alla gioia di vivere: Napoli. Un patrimonio comico, intaccato in questi ultimi tempi dalla volontà di raccontare i lati oscuri di questa splendida terra come la camorra e i problemi di povertà e disoccupazione, che viene riportato prepotentemente in auge da Carlo ed Enrico Vanzina i quali, da vere e proprie memorie della nostra comicità sul grande schermo, realizzano un film ispirato alla tradizione e alle icone del cinema tricolore. Il loro nuovo lavoro, dal titolo Caccia al tesoro e diretto dal solo Carlo, rappresenta infatti un grande omaggio ad un classico come Operazione San Gennaro di Dino Risi dal quale riprendono le atmosfere e alcune gag comiche divertenti e senza epoca. Il risultato è un prodotto gradevole, con una trama fin troppo ingenua e sempliciotta, ma al contempo valorizzata da un cast composto da assolute certezze per il genere come Vincenzo Salemme, Max Tortora e Carlo Buccirosso.

Domenico Greco è un attore teatrale in rovina la cui carriera viene definitivamente spezzata dalla chiusura del teatro nel quale si esibiva. Per questo motivo, va a vivere a casa di sua cognata Rosetta, vedova di suo fratello e madre di un figlio affetto da una rara malattia la cui cura negli Stati Uniti costa tanti soldi. In preda alla disperazione e intenzionato a racimolare una grossa somma di denaro, Domenico si reca in chiesa per chiedere una grazia a San Gennaro il quale, a causa di un malinteso, gli concede di prendere il suo tesoro di valore inestimabile. Da quel momento in poi inizia una lunga caccia al tesoro che vede il coinvolgimento di tante persone e una serie di azioni rocambolesche.

Il grande merito dei Vanzina, come detto, è quello di aver scelto un cast di attori che rendono la fase di scrittura e di svolgimento della storia più facile e spontanea grazie alle loro doti di improvvisazione. Caccia al tesoro, infatti, si poggia principalmente sui guizzi del duo affiatatissimo Salemme – Buccirosso, spalleggiati dalla verve romanesca di Max Tortora e la bellezza e bravura di Serena Rossi e Christian Filangieri. Un insieme di interpreti dalle svariate caratteristiche che danno vita a gag comiche surreali e molto divertenti giocate su temi di stampo popolare come il calcio e la voglia di ridere sulla povertà e la disperazione, caratteristica peculiare della commedia popolare a cui i Vanzina si rifanno.

Quello che non convince, però, è una sceneggiatura caratterizzata da dialoghi fin troppo banali – difetto, se vogliamo, perdonabile in un film del genere – e da intrecci e sviluppi narrativi resi in maniera così surreale e semplicistica da risultare poco credibili e telefonati. Insomma, soliti pregi e difetti dei film dei fratelli Vanzina.

Al netto di tutto ciò, Caccia al tesoro è un film più che dignitoso e consigliato per passare un’ora e mezza di spensieratezza.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Un cast di attori comici bravi e adeguati.
  • Gli omaggi alla tradizione della commedia italiana.
  • Una trama troppo surreale e poco credibile.
  • Una regia di stampo televisivo.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Caccia al tesoro, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Caccia al tesoro, la recensione

  1. Daniela ha detto:

    Da censura diseducativo soprattutto il finale, potevano giocarsi il finale dal video registrato dal bambino oppure ridare il cappello al Duomo di Napoli e questi risolvere i problemi… oppure ricorrere al cuore degli artisti napoletani x uno spettacolo di beneficenza, alla camorra no!

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