C’est la vie – Prendila come viene, la recensione

C’est la vie – Prendila come viene è il nuovo film della premiatissima ditta Nakache e Toledano, popolarissimi dopo Quasi Amici, e arriva nelle sale l’1 febbraio 2018 dopo un passaggio alla Festa del Cinema di Roma. Archiviata la parentesi più sociale con Samba, i due registi tornano ai sentimenti positivi e alla commedia pur se molto più sofisticata rispetto al loro famoso titolo del 2011.

Jean-Pierre Bacri è Max, organizzatore di matrimoni, oggi si dice wedding planner, navigato. Ne ha viste e ne ha sentite di tutti i colori, stavolta i fiori d’arancio da mettere insieme sono per una ricca coppia francese. Lui pignolo e vanesio, lei più dolce. Si sposano in una magnifica villa e Max dovrà coordinare la brigata di cuochi e camerieri. Tra questi, Julien (Vincent Macaigne) correttore di chiunque sbagli la minima parola e difensore dell’accento circonflesso, Adele (Eye Haïdara) che dovrebbe avere il sangue freddo del maitre ma diventa subito irascibile. Non è da meno James (Gilles Lellouche), il cantante chiamato ad esibirsi per la serata. Come si confà ai matrimoni di classe, il dettaglio è fondamentale. Max lo sa ma, ovviamente, niente andrà nel verso giusto.

Del resto organizzare una festa nuziale è arte sofisticata così come il tipo di commedia che Nakache e Toledano, anche sceneggiatori, fanno avanzare con un ritmo decisamente perfetto. Ad una regia dinamica e complicata, con continui carrelli esaltatori della dimensione frenetica, i due francesi accoppiano i muscoli creativi con un lavoro di scrittura formidabile.

Commedia corale, si dice, e per C’est la vie è una definizione calzante: difatti i personaggi hanno tutti un loro accento, acuto e caratterizzante. Veloce ma non superficiale. Bastano pochi tratti per capire chi si ha davanti e poi tutto prende senso ma mano che si procede. Il classico lavoro di “semina e raccolta”, strumento base dello sceneggiatore, che marcia a menadito. Chiaramente è determinante per questo anche il lato delle interpretazioni, preciso nel profilo comico. Un esempio per tutti il fotografo (Jean-Paul Rouve) antipatico e minato dalla piaga con la quale, oggi, ogni videomaker di “wedding” deve fare i conti: il cugino o la zia dei festeggiati che si mettono in ogni inquadratura per fotografare con lo smartphone.

Prima in parallelo, e poi intersecandosi, scorre il privato dei protagonisti. In questo Bacri è mattatore scenico: in lui si accentrano conflitti sentimentali che cerca di celare con una professionalità impeccabile e con una capacità di problem solving di lungo corso. Così C’est la vie – Prendila come viene racconta di condivisione, integrazione, e di come l’aspetto privato può esser difficilmente soffocato quando si lavora in squadra da tanto tempo. Ma è pure tra lavoro e vita che possono nascere legami e soluzioni nuove che ci fanno andare avanti o che aiutano a mettere un punto fermo.

L’unico neo è la durata di un’ora e cinquantasette minuti. Troppi anche per un lavoro così ben scritto. Il gioco dell’opera tende sempre a spiazzare con la risata e la battuta fulminea, però spalmarlo su un tempo così ampio crea qualche problema di resistenza e ripetizione. Globalmente però il quinto atto della coppia creativa francese è molto riuscito. Racconto di vibrazioni positive e confortanti, come nel loro stile, ben recitato e scritto ancora meglio.

Luca Marra

PRO CONTRO
  • La sceneggiatura.
  • Jean-Pierre Bacri.
  • La regia.
  • La durata.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 4 voti)
C'est la vie - Prendila come viene, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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