Cinquanta sfumature di grigio, la recensione

Che il sesso sia un ottimo espediente per attirare il pubblico più disparato non è una novità, altrimenti non si spiegherebbe la sempre florida remuneratività del porno e la diffusione su larga scala della tv commerciale, che su un immaginario sessualmente ammiccante ha costruito il suo successo. Ma quello che si è creato e si sta creando attorno al fenomeno Cinquanta sfumature di grigio riesce ad andare oltre la semplice pruriginosità dell’argomento.

Prima inossidabile successo editoriale e ora annunciato film macina-botteghini, Cinquanta sfumature di grigio nasce dalla mente di una signora inglese di nome E. L. James (all’anagrafe Erika Leonard). Sceneggiatrice televisiva e fan dell’ultima ora della “collega” Stephenie Meyer, la James si appassiona alle vicende di Edward e Bella in Twilight a tal punto di decidere di contribuire attivamente al fenomeno.  Ma la James è tra coloro che ritengono eccessivamente casta la tensione erotica tra l’umana e il vampiro, così si è dilettata a immaginare possibili varianti, spin-off e divagazioni scrivendo in un sito di fan fiction dedicato ai fan di Twilight. E da questo nasce Cinquanta sfumature di grigio, ovvero dall’apporto dato dalla James al materiale fan fictioned twilightiano, che l’autrice poi decise di rimuovere dal web, correggere cambiando i nomi ai personaggi e il contesto e ampliare in modo tale da farla diventare una grande storia che poi andrà a costituire la trilogia che l’ha posta all’attenzione del mondo intero.

Con i suoi cento milioni di copie vendute, la trilogia di Cinquanta sfumature non poteva lasciare indifferenti le majors cinematografiche, che si sono litigate i diritti di sfruttamento finché se li è aggiudicati la Universal per tre milioni di dollari. E così comincia l’avventura cinematografica di Cinquanta sfumature di grigio, alla cui regia è stata posta la Sam Taylor-Johnson di Nowhere Boy e per protagonisti sono stati scelti la figlia d’arte Dakota Johnson e Jamie Dornan del serial C’era una volta.

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Visto l’enorme stuolo di fan (donne, c’è da sottolinearlo!) che capeggia su Cinquanta sfumature libro, il film doveva essere il più fedele possibile e così gli sceneggiatori Kelly Marcel, Patrick Marber e Mark Bomback hanno lavorato a stretto contatto con E. L. James, che ha seguito il progetto da vicino anche in veste di produttrice.

C’è da dire che il romanzo non spicca sotto il punto di vista qualitativo e trarre un buon film da quel materiale è un’impresa ardua, tanto che il film della Taylor-Johnson porta in se davvero tante pecche, ascrivibili per la maggiore proprio al materiale di base da cui attinge.

Per quei pochi che ancora non lo sapessero, Cinquanta sfumature di grigio racconta la storia di Anastasia Steele, una studentessa ventunenne che, in seguito a un’intervista, prende una cotta mostruosa per il facoltoso imprenditore Christian Grey. Lo scapolo d’oro sembra ricambiare, ma prestissimo spunta un oscuro segreto che mette in difficoltà la ragazza: Christian pratica il BDSM e può instaurare una relazione amorosa solo in veste di Dominatore, sottoponendo le sue partner a giochi erotici che di fatto sono torture.

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Un soggetto potenzialmente interessante, anche se già sviluppato altrove come in quel gioiellino di Secretary, che prende però una piega che ne sminuisce gli intrinsechi pregi. Di fatto, Cinquanta sfumature di grigio è Twilight con un ricco sadico al posto di un vampiro, se lì c’era la divagazione romance nell’horror, qui nell’erotico. Ma di fatto sempre di film romantico si tratta.

Un’operazione costruita a tavolino in cui lei è ingenua e poco attraente, così da creare maggiore immedesimazione nella lettrice/spettatrice “tipo”, lui un figo da paura e pure ricco, e nel suo essere perverso è invece un gran romanticone. Proprio come la lettrice/spettatrice “tipo” sogna, appunto. Lui tenta di plasmare e cambiare lei, ma di fatto si rende solo conto di quanto possa cambiare e ammorbidirsi lui. Roba da narrativa Harmony, insomma.

Se pensate, dunque, che Cinquanta sfumature di grigio sia un film erotico capace di far scandalo come vorrebbero venderlo, rimarrete molto delusi, perché è solo un film romantico con qualche scena di sesso. Sesso mai esplicito, sia ben chiaro, vediamo centimetri di pelle – di lei più che di lui stranamente – ma la sensazione è che pensiamo di aver visto molto di più di quello che realmente abbiamo visto, dal momento che oltre seni e natiche non si va mai. E questo è dato comunque all’abilità di Sam Taylor-Johnson, che gioca con i piani ravvicinati e i dettagli salvando con il suo occhio quello che la videocamera non può mostrarci chiaramente.

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I due attori coinvolti sono piuttosto calzanti e anche bravini (forse più lui che lei), il problema è che i loro personaggi sono banali e quello che fanno è costantemente poco interessante, almeno per un pubblico che non sia il target di riferimento. Lei spesso è patetica e restituisce un’immagine della donna svilente, a tratti antiquata, perfino stupida. Lui non è coerente con la sua natura e, ok che l’amore è la forza che muove il mondo, ma il nostro Christian Grey non ci prova proprio ad essere il sadico e perverso Christian Grey che sarebbe dovuto essere.

In tutto ciò, rema contro anche il ritmo e se già le dinamiche narrative e lo sviluppo non riescono a catturare più di tanto l’attenzione, la prolissità delle scene e la ripetitività delle situazioni, ne palesano la derivazione letteraria. In soldoni, nei suoi eccessivi 125 minuti, Cinquanta sfumature di grigio è un film molto noioso.

Le prevendite dei biglietti sono le più alte della storia, il successo è assicurato e i sequel sono già in cantiere. Portare all’attenzione i difetti e la pochezza di Cinquanta sfumature di grigio è inutile, il film ha vinto ancor prima di iniziare a giocare.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • A livello registico, il film riesce a giocare bene con le inquadrature trovando un’escamotage all’impossibilità di essere eroticamente esplicito.
  • La storia prende una piega poco interessante.
  • Non c’è ritmo e il film annoia.
  • I personaggi sono banali e poco coerenti.
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