Climax, la recensione

Quando ci si approccia al cinema di Gaspar Noé bisogna essere preparati perché Irréversible (2002), Enter the Void (2010), Love (2015) non sono film come tutti gli altri ma sono vere e proprie esperienze cinematografiche che si affidano alla sensorialità più atavica per essere vissute… e apprezzate.

Climax, l’ultima opera del regista argentino naturalizzato francese, è in perfetta sintonia con la poetica di Noé, abbracciandone pregi e difetti e, per questo motivo, è un film che va fruito con la debita preparazione all’operato dell’autore.

Non è un film adatto al pubblico generalista, dunque, ma è anche un film che mal incrocia i gusti di chi, fino ad oggi e dai tempi del medio metraggio Carne (1991), ha seguito con interesse e curiosità il cinema di Noé. Perché Climax, pur (ri)proponendo tutte le magnifiche ossessioni del regista di Seul contre tous (1998), si incarta in un vuoto stilistico e contenutistico francamente sfiancante.

climax di gaspar noé

Climax inizia dalla fine, come Noé ha già fatto in passato, procedendo poi in ordine cronologico e presentandoci i protagonisti della vicenda attraverso inquadratura fissa su uno schermo tv su cui scorrono le registrazioni dei provini di alcuni giovani aspiranti ballerini. Attorno alla tv un mucchio di libri e VHS, tra le quali possiamo chiaramente scorgere Suspiria di Dario Argento, Zombi 2 di Lucio Fulci, Possession di Andrzej Żuławski e una dozzina di altri titoli cult degli anni 70 e 80. Modelli a cui ispirarsi? Chissà.

Il film poi procede con un lunghissimo piano sequenza in cui i ballerini protagonisti si esibiscono in coreografie pazzesche a suon di martellante musica tecno anni ’90. Un inizio folgorante, incredibile, che fa palpitare di ottime premesse lo spettatore predisposto al trip che lo aspetta.

Ma il film finisce qui. Una ventina di ottimi minuti in cui Noé si mostra in gran forma e voglioso di sperimentare un’estetica molto fisica utilizzando l’espediente della danza. Corpi che si contorcono, si muovono in maniera armonica, si distorcono, si fondono, si fanno sensuali e poi repellono. Climax è tutto in quei primi minuti, il momento giusto a cui fermarsi prima che un cortocircuito di niente si abbatta infausto su tutta l’opera.

Seguono frammenti di presente in cui i personaggi, divisi a coppie, dialogano facendo si che lo spettatore li possa conoscere. Ma si tratta di orridi dialoghi dettati dall’improvvisazione, in cui si parla di sesso alla maniera di giovani idioti e poco lucidi, con lunghe divagazioni sul sesso anale e sul modo più infantile di mostrare la propria vulnerabilità di finti maschi alfa. A questo orrido blocco dialogato segue un’altra lunga sequenza a camera fissa con sguardo dall’alto in cui scorrono lentissimi ed estenuanti minuti di danza che non hanno più il sapore ritmato e fisico del primo piano sequenza ma un noioso e ripetitivo (anche nei movimenti) affannarsi di giovani scomposti che mostrano i loro corpi.

Possiamo considerare questo l’ideale primo atto di un film che in realtà se ne infischia bellamente di una scansione canonica degli eventi. Dopo di che Climax entra nel “vivo” della storia, con i personaggi in preda al delirio da LSD dopo che qualcuno ha drogato la sangria. Da questo momento in poi è tutta un’escalation di follia in cui i personaggi ballano, urlano, si picchiano e cercano di scoparsi l’un con l’altro. Il ché avrebbe potuto dar vita a quel delirio di sesso e violenza che giustamente ci saremmo aspettati da Noé e che ci avrebbe fatto dimenticare in un baleno le scelte infelici appena sciorinate. E invece il nulla cosmico.

sofia boutella in climax

Ad eccezione di un momento, invero molto riuscito, in cui una ragazza incinta diventa oggetto dell’isteria collettiva e un bambino viene rinchiuso nel locale elettrico dell’edificio tra urla e pianti, Climax non riesce (o non vuole) mai ad osare. Assistiamo inermi ed annoiati a un’estenuante andirivieni tra i corridoi in mezzo a gente che si agita scomposta, con musica martellante che, alle lunghe, diventa anche abbastanza odiosa, in cui non succede mai nulla che possa portare il film verso un epilogo. La stasi dell’immagine dinamica.

Quello che dovrebbe essere, appunto, il climax di Climax è tutto fuoricampo, con inquadratura traballante e decentrata che non mostra quello che, nell’immaginazione nostra e del regista, dovrebbe essere il momento clou della festa da incubo.

Il tutto sempre intervallato dai classici cartelli che espongono banalità da biscotto della fortuna, solo che stavolta, a differenza dei film passati, sono anche slegate dal contesto in cui sono inserite.

climax

Il cast è formato da attori non professionisti che invece di professione fanno i ballerini; unico volto noto al pubblico è la sempre splendida Sofia Boutella, che abbiamo visto nel recente passato in Kingsman, La mummia e Atomica bionda.

Si dice che il film sia ispirato a un fatto realmente accaduto nel 1996 anche se non conosciamo i margini di fictionalizzazione noéiana. Fatto sta che con Climax il buon provocatore Gaspar Noé ha fatto un clamoroso buco nell’acqua proponendo non solo un brutto film tout court, ma anche il peggiore di tutta la sua filmografia.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • I primi minuti del film, in particolare il pazzesco piano sequenza nella danza iniziale.
  • Un film completamente scombinato che si fatica a seguire senza annoiarsi a morte.
  • Il valore provocatorio di Noé qui è del tutto sterile e il film non osa mai, sprecando di fatto molto potenziale.

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