Diabolik: incontro con il cast e la troupe
Il 16 dicembre uscirà, in più di 500 sale, Diabolik, l’attesissimo film firmato Manetti Bros. È dal 1968, con il film cult di Mario Bava, che Diabolik non appare sul grande schermo, quindi è più che comprensibile la spasmodica attesa dei fan!
Lunedì 13 dicembre, all’interno del cinema The Space Moderno di Piazza della Repubblica a Roma, abbiamo assistito alla proiezione stampa e poi alla conferenza, dove erano presenti i registi, Marco e Antonio Manetti, gli interpreti Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Claudia Gerini, Serena Rossi e Alessandro Roja. Ha partecipato anche Mario Gomboli, direttore di Astorina, casa editrice di Diabolik; infine, accanto al cast erano presenti anche i produttori per Rai Cinema Carlo Macchitella e Paolo del Brocco.
I tre attori principali ci hanno raccontato subito come è stato entrare nei personaggi interpretati.
Inizia Miram Leone, che ha dato corpo a Eva Kant, amante di Diabolik:
“Mi sono ispirata profondamente alle sorelle Giussani per il personaggio di Eva Kant, volevo riuscire a raccontarne la forza, la sua consapevolezza di se stessa e del proprio potere. Le Giussani hanno creato un personaggio che non è debole, non è sottomesso a Diabolik ma ne è suo pari. Eva diventa una complice necessaria, non è un personaggio accessorio”.
Per Valerio Mastrandrea, invece, il lavoro sul personaggio dell’ispettore Ginko è stato differente:
“ho cercato di basarmi sui ricordi che avevo da bambino dell’ispettore Ginko. Lo vedevo come il nemico, come il cattivo, perchè io ovviamente tifavo per Diabolik. Poi dialogando con i registi ho aggiunto dell’inventiva mia, in linea con il personaggio che loro volevano raccontare. Crescendo ho avuto modo di capire che alla fine Ginko non vuole catturare Diabolik e si nasconde dietro la legge per non farlo. Senza Diabolik lui cesserebbe di esistere”.
Infine, Luca Marinealli ha raccontato di aver cercato di raccogliere più informazioni possibili sul personaggio per creare la propria personale idea di chi fosse Diabolik.
Il film dei Fratelli Manetti si ispira a La cattura di Diabolik, numero 3 della fortunata serie di fumetti:
“Abbiamo cercato di essere più oggettivi e fedeli possibile, basandoci il più possibile sul fumetto, che abbiamo anche usato come storyboard. Alcune inquadrature sono un diretto omaggio alle tavole disegnate. Man mano andavamo avanti con la lavorazione ci siamo però accorti che una visione unicamente oggettiva non era possibile, perchè quando sei così coinvolto è normale lavorare anche di soggettività”
Mario Gomboli, direttore dell’Astorina, racconta la sua scelta di sposare la proposta e l’ambizioso progetto.
“Negli anni abbiamo rifiutato molte proposte. Quando Marco e Antonio mi hanno detto che non volevano fare un film su Diabolik, ma il film DI Diabolik, mi sono convinto. Dopo aver letto la loro proposta ho pensato che fosse ciò che aspettavo da sempre”.
Il film è girato in diverse location in giro per l’Italia. Gli esterni a Milano e Trieste, mentre gli interni a Bologna. Carlo Macchitella racconta le necessità produttive del film.
“Avevamo bisogno di inserire il film in luoghi che ricordavano Clerville e Ghent, che potevano riportare all’immaginario cittadino degli anni 60’. Abbiamo quindi deciso di utilizzare Milano per Clerville e Trieste per Ghent. La scena iniziale in cui viene introdotta Eva Kant è stata girata a Courmayeur”.
La colonna sonora del film è stata composta da Pivo e Aldo De Scalzi, mentre due canzoni sono cantate da Manuel Agnelli.
“è la prima volta che collaboro con i Manetti – spiega il cantautore e frontman degli Afterhours – ci siamo confrontati molto sulla psicologia del personaggio. Da queste riflessioni sono nati due brani, uno che è quello principale, racconta il Diabolik visto da tutti, che descrive il ladro spietato e inafferrabile. La seconda invece, ispirata alle sonorità anni 60’, è più intima e racconta un Diabolik interiore e privato”.
Alla domanda se in cantiere si prevede anche una serie su Diabolik tutti sorridono.
“Questo non è ancora uscito in sala. Vedremo, per ora non si sa”.
A cura di Agata Brazzorotto
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