Dune – Parte Due, la recensione

“Qualsiasi strada, se seguita fino alla fine, non conduce da nessuna parte. Arrampicati solo un poco sulla montagna, per vedere se è una montagna. Dalla cima, non potresti vedere se è davvero una montagna.”

(antico proverbio Bene Gesserit)

Accompagnato da un consistente stuolo di giustificatissime reaction entusiastiche, arriva nei cinema italiani dal 28 febbraio Dune – Parte Due, che conclude l’adattamento del primo dei sei romanzi di Frank Herbert dedicati al pianta dove si estrae la Spezia Melange. Ma come fa notare il succitato proverbio delle Bene Gesserit, Dune – Parte Due è solo una piccola porzione della montagna, quella che ci fa rendere conto della spettacolarità di questo progetto, un secondo capitolo che seppur trasmetta un’appagante sensazione di chiusura, allo stesso tempo è solo una parte di un racconto molto più grande.

In seguito alla distruzione della fortezza Atreides sul pianeta Arrakis da parte degli uomini del Barone Harkonnen e la morte del Duca Leto Atreides, suo figlio Paul insieme alla madre incinta Lady Jessica hanno trovato l’accoglienza dei Fremen, gli indigeni che da decenni si battono per tenere lontani gli Harkonnen dal loro pianeta e dai giacimenti di spezia. Mentre alcuni Fremen credono che Paul sia il Muad’Dib, ovvero l’Eletto che li porterà alla liberazione, come predetto dalle Sacre Scritture, altri sono convinti che gli Atreides stiano solo pianificando una subdola conquista di Arrakis, ma la buona volontà di Paul nel contrastare le truppe degli Harkonnen battendosi al fianco dei Fremen lo fa ben volere da Stilgar, naib della sua tribù. Ma quando il Barone Harkonnen inizia a sospettare che Paul Atreides sia ancora vivo, manda il suo nipote prediletto, Feyd-Rautha, su Arrakis per mettere fine una volta per tutte alla famiglia avversaria. Intanto l’Imperatore Shaddam IV e sua figlia la Principessa Irulan Corrino stanno decidendo le sorti dell’Impero.

Quello che fa di Denis Villeneuve uno degli autori contemporanei più interessanti e importanti è l’approccio assolutamente riconoscibile – e per questo personale – alle storie che decide di raccontare. Dune, nella sua interezza, è un’opera di Denis Villeneuve al 100% e non solo perché l’ha diretto e scritto (insieme a Jon Spaihts) approcciandosi al materiale d’origine come un vero appassionato, ma anche per aver trasmesso all’opera di Herbert un tocco molto particolare che la allontanasse da tutto quello che il cinema di fantascienza ha prodotto negli ultimi 50 anni.

Come è noto, infatti, il ciclo di Dune, il primo romanzo in particolare, ha influenzato tantissimo la fantascienza postmoderna, compresa quella cinematografica, per cui in ogni grande film fantascientifico che include lotte per il potere, conflitti famigliari e battaglie spaziali c’è sempre un pezzettino di Dune. Villeneuve, abilmente, si affranca da ogni facile influenza cinematografica pregressa e reinventa per immagini il testo di Herbert rimanendo sì fedele allo scritto, ma costruendo da zero tutto l’impianto visivo, dalle scenografie ai costumi, in modo che non somigli a nulla che si sia già visto. Il risultato è davvero incredibile e, a modo suo, innovativo e in Dune – Parte Due è ancora più evidente nella Parte Uno.

Il world-building in questo film è notevole perché dar vita a un immaginario così complesso in maniera così efficace è sinonimo di grande talento e di un lavoro incredibile da parte di tutto il team, guidato da una visione concreata e coerente, nonché esperta del materiale originale, da parte di Villeneuve.

Così, se Dune – Parte Uno era, in fin dei conti, un grande prologo che creava un’allegoria delle attuali guerre di potere in Medio Oriente, Dune – Parte Due ci porta nel pieno dell’azione, scaraventandoci all’interno di quella storia abilmente costruita nelle due ore e mezza precedenti.

I giochi di potere, che riguardano la famiglia imperiale e gli Hakkonnen, ma anche (e soprattutto) le Bene Gesserit e Lady Jessica, hanno un ruolo fondamentale anche in Dune – Parte Due, ma qui a prevalere è l’argomento mistico-religioso focalizzando l’attenzione sul percorso di crescita di Paul Atreides. Ma la particolarità di questo personaggio, che trova in Timothée Chalamet l’interprete perfetto, è l’ambiguità raggiunta che lo affranca da etereo e ingenuo futuro condottiero di un popolo, come sembrava destinato ad essere nel primo capitolo; piuttosto il suo valore e il coraggio con cui affronta il campo di battaglia si uniscono al lento cammino verso la consapevolezza di un ruolo politico, della necessità di scalzare i concorrenti e gli avversari, anche a costo di approfittare dell’ingenuità e credulità dei suoi alleati, nonché del nascente amore di Chani. C’è molta maturità nella scrittura e nella costruzione di Paul Atreides che ne fa un protagonista, un eroe, affatto scontato e perfettamente compensato e guidato da Lady Jessica, altro personaggio da manuale e incredibilmente sfaccettato che ha nello sguardo magnetico di Rebecca Ferguson un’incarnazione davvero efficace.

Discorso a parte per i villains, gli esponenti della famiglia Harkonnen che qui vedono una fondamentale aggiunta con l’entrata in scena del Feyd-Rautha di Austin Butler: loro sono cattivi fino al midollo, non c’è giustificazione se non la sete di potere, alcuna redenzione, zero ambiguità, solo una malvagità genetica che si manifesta esternamente in un aspetto repellente. Il lavoro di scrittura, in questo caso, è meno sottile ma necessario per giocare sul valore iconico di questi personaggi, mostrati in un suggestivo ambiente naturale che conta un “sole” nero che rende ogni cosa virata in bianco e nero. La lunga sequenza sul pianeta degli Harkonnen, con i giochi gladiatori che vedo coinvolto Feyd-Rautha, è di una potenza incredibile, la sublimazione di un lavoro visivo impressionante e originale.

Dune – Parte Due possiede, comunque, diverse scene madri che si impongono nella mente dello spettatore, i momenti d’azione che latitavano nella Parte Uno ma anche svolte narrative degne di nota e scene di forte intensità emotiva. Dune – Parte Due è incredibilmente iconico perché sa trovare una strada tutta sua nel solco della fantascienza cinematografica del terzo millennio: è cinema d’autore ma è anche un prodotto mainstream, è fantascienza pura che piace agli spettatori del genere ma è anche un adattamento intelligentemente fedele dell’opera di Herbert; allo stesso tempo possiede una narrazione semplice, chiara, che può raggiungere chiunque senza tagliar fuori quel pubblico attirato soprattutto dal ricco (e furbo) cast.

Insomma, Dune nella sua interezza ma Dune – Parte Due nello specifico è un film destinato a rimanere, a rappresentare un necessario punto di confronto per un certo tipo di fantascienza che verrà, un’opera che da oggi in poi non si potrà ignorare per costruire mondi, personaggi e immaginari originali.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Visivamente è magnifico, qualcosa che non si era mai vista.
  • Un cast ricco che funziona quasi in ogni sua scelta.
  • Ha un valore iconico che sicuramente rimarrà nel tempo.
  • Alcuni punti della storia, soprattutto nella seconda metà, sono un po’ affrettati, come se qualche momento di troppo sia stato sacrificato in sede di montaggio.
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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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