Finché morte non ci separi, la recensione
È quasi un mini-filone cinematografico quello della “caccia all’uomo”, che come illustre antesignano ha La pericolosa partita, cultissimo survival-thriller diretto nel 1932 da Irving Pichel e Ernest B. Schoedsack, ispirato al racconto di Richard Connell. Un fiorente filone che, oltre ai remake dichiarati o meno de La pericolosa partita, si è arricchito, soprattutto dagli anni ’70 ad oggi, di grandi film che hanno fatto la storia del cinema thriller/horror e spesso anche fantascientifico. Basti pensare alle tante varianti della “caccia all’uomo” che possono essere Duel di Steven Spielberg, La notte del licantropo di Paul Annett, L’implacabile di Paul Michael Glaser, Predator di John McTiernan, Senza tregua di John Woo e una marea di b-movie più o meno riusciti che hanno affollato soprattutto gli scaffali dell’home video tra gli anni ’90 e i 2000. Oggi arriva una curiosa variante del racconto di Connell, una riuscitissima horror-comedy dai toni grotteschi che risponde al titolo di Finché morte non ci separi (Ready or Not).
Grace sta per convolare a nozze con Alex, giovane rampollo della famiglia Le Domas, che in passato è diventata milionaria facendo fortuna nel settore dei giochi da tavola. La sera stessa del matrimonio, Grace deve però sottostare a un’antica tradizione di famiglia e “giocare” con alcuni dei più in vista esponenti dei Le Domas, nella loro tenuta. Grace deve pescare una carta che deciderà quale gioco la sorte le ha riservato, ma il destino le è avverso e pesca l’unica carta letale del mazzo, il gioco del nascondino. La ragazza dovrà sopravvivere fino all’alba senza farsi trovare dai parenti appena acquisiti, che cercheranno di ucciderla nei modi più cruenti e creativi possibili all’interno della sterminata tenuta Le Domas!
I registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, parte del collettivo Radio Silence insieme al collega attore Chad Villella, sono ormai una garanzia nel mondo dell’horror. Rodati in film collettivi come V/H/S (è loro l’ultimo episodio del primo film) e Southbound – Autostrada per l’inferno (è loro il primo episodio), nonché registi dell’interessante found-footage demoniaco La stirpe del Male (2014), sono qui alle prese con il film fino ad oggi più ambizioso della loro carriera. Finché morte non ci separi è un divertissment splatter carico di ironia che trova un espediente abbastanza originale per entrare a gamba tesa nel filone “caccia all’uomo”… anzi alla donna, visto che la spaesata, terrorizzata ma anche combattiva preda è la giovane sposa Samara Weaving, interessante volto in ascesa che abbiamo già visto nel teen-horror La babysitter e nel fanta-action per ragazzi Monster Truck, oltre che nella serie tv Picknick ad Hanging Rock e alcuni episodi di Ash vs Evil Dead.
Bettinelli-Olpin e Gillett si trovano a loro agio con il linguaggio del grottesco e mescolano con sapiente spregiudicatezza l’horror più truce con l’ironia al vetriolo che si lancia in una fiera satira verso la disparità di classe sociale, come si faceva del bel cinema horror degli anni ’70 e ’80. Senza troppi fronzoli, la ricchezza e il successo sono il risultato con un patto col Maligno, che chiede un tributo periodico come forma di rispetto e devozione. Il “ricco” ha ceduto dunque la propria anima per poter disporre dei beni materiali e per mantenere il suo status sacrifica letteralmente il “povero”. Una lettura della divisione in classi sociali che ha il sapore della fiaba morale, come nel Wes Craven de La casa nera, solo che i due autori di Finché morte non ci separi scelgono la strada della horror-comedy popolando il racconto di personaggi sopra le righe e momenti di humour nero notevoli, come la gag ripetuta della servitù di casa Le Domas.
Inoltre, Finché morte non ci separi presenta un’ottima scansione del ritmo, un crescendo negli eventi delittuosi che moltiplicano con il passare del minutaggio. Tanti gustosi momenti di violenza – sempre necessariamente sopra le righe – spesso politicamente scorretta e a tratti goliardicamente splatter.
Intelligente anche la scelta di tenere fino all’ultimo incerta la presenza o meno dell’elemento soprannaturale, lasciando nel dubbio che la famiglia Le Domas sia composta da esaltati superstiziosi o effettivamente schiavi del demonio.
Nel cast, oltre alla Weaving, da segnalare Adam Brody, fratello dello sposo, Andie MacDowell, mamma dello sposo, e Nicky Guadagni, perfida zia.
Divertente, intelligente, ben scritto e non parco di efferatezze, Finché morte non ci separi risulta una bella sorpresa nel comunque fiorente panorama orrorifico cinematografico di questi ultimi mesi. Potete trovarlo al cinema dal 24 ottobre, distribuito da 20th Century Fox.
Roberto Giacomelli
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Di seguito una featurette del film in compagnia di Samara Weaving e una video intervista ai registi.
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