Gifted – Il dono del talento, la recensione

Gifted – Il dono del talento è diretto da Marc Webb e ha come protagonista Chris Evans. Il primo è stato regista dei due The Amazing Spider-Man soppiantati poi dall’entrata dell’Uomo Ragno nell’universo cinematografico Marvel, il secondo proprio di questo universo ne è perno centrale, interpretando da sempre il Primo Vendicatore Captain America. Eppure stavolta non ci sono calzamaglie ed esplosioni, continuity o mondi da salvare, si tratta di un dramma familiare e intimo che coinvolge una bambina che di talento ne ha fuori e dentro il film: Mckenna Grace.

L’attrice, classe 2006, interpreta con bravura sorprendente Mary Adler una bambina “gifted” cioè dotata di intelligenza smisurata per la sua età. È un prodigio nella Matematica, così come lo era sua madre, morta in circostanze misteriose. Dopo la tragedia è stata affidata allo zio Frank, giovane single, riparatore di barche, premuroso a suo modo ma non esattamente il simbolo della sicurezza economica e genitoriale. Su queste debolezze farà leva sua nonna, donna ricca e intelligente ma senza il “talento” dell’affetto. Attraverso i tribunali cercherà di riprendersi la piccola per toglierla da una vita “normale” e sfruttare al massimo la sua straordinarietà. Ma di cosa ha più bisogno una bambina a quell’età: di sentirsi brava o amata?

Il dramma diretto da Marc Webb e scritto da Tom Flynn pone domande non banali. Ad esempio è molto interessante la posizione in cui è inquadrata l’istituzione scolastica: l’istruzione elementare dovrebbe, prima di tutto, formare persone per bene, ben educate, e poi indirizzarle nel talento. Oggi, nell’era dell’iper produttività, del “performante” e dei talent, per qualsiasi cosa la bravura viene messa davanti all’educazione. Questo argomento, purtroppo, non viene sviluppato a dovere lasciando il campo a retorica e cliché tipici di film dalla “lacrima facile” come Gifted, appunto.

Intendiamoci: siamo davanti a buone interpretazioni, quella di Chris Evans certamente, quella di Mckenna Grace pure. Si evita il classico difetto dei bambini attori. Non per colpa loro, ovviamente, ma spesso i piccoli interpreti risultano costruiti: su di loro si scrivono parti da adulti affidate a bambini, creando naturalmente incompatibilità. Non accade però in questo caso, vedere questa baby attrice all’opera è uno spettacolo notevole. Brava anche Octavia Spencer in un ruolo per lei solito però: un mentore saggio e affettuoso.

Purtroppo il film ha protagonisti molto polarizzati, in modo manicheo, tra bene e male e si capisce sin da subito come le cose andranno a finire. La profondità di queste vicende, di per sé già delicate, è molto poca e tutto ha il ritmo del risaputo, del già visto. Tranne per una scena in sala parto che è davvero un colpo di genio, il brillante in un film sbiadito che sembra essere più adatto per l’home video o per quei pomeriggi in tv, d’estate, pieni di film drammatici utili a riempire un’ora abbondante di buoni sentimenti. É un peccato perché Gifted – Il dono del talento aveva tutti gli elementi per essere speciale: la solitudine del genio, la normalità contro la straordinarietà, il ruolo della scuola. Temi messi bene in rampa di lancio ma che non decollano mai.

Luca Marra

PRO CONTRO
  • La recitazione di Chris Evans.
  • Il talento di Mckenna Grace.
  • La sequenza in sala parto.
  • Personaggi abbozzati.
  • Temi interessanti ma mai approfonditi.
  • Approccio visivo più vicino per home video che per il cinema.
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