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Ghostbusters – Minaccia glaciale, la recensione
Nel 2021 Jason Reitman era riuscito nell’impresa apparentemente impossibile di resuscitare il franchise di Ghostbusters trovando l’entusiasmo dei fan, proprio quei fan che erano insorti contro il goffo tentativo di reboot al femminile che cinque anni prima aveva coinvolto Paul Feig e il suo team. Ghostbusters: Legacy funzionava non solo perché si poneva come sequel contemporaneo del dittico originale riportando in scena gli storici acchiappafantasmi, ma soprattutto perché aveva cuore e parlava con affetto e sincerità tanto a coloro che sono cresciuti nel mito di Ghostbusters quanto ai più giovani che hanno trovato con quel film un ottimo motivo per essere introdotti alla saga. A distanza di tre anni da quel riuscitissimo “riavvio”, arriva un sequel che tenta di replicare il colpo portato già a segno con Legacy, amplificando però il valore più spudoratamente teen dell’operazione. Dall’11 aprile nei cinema italiani c’è Ghostbusters – Minaccia glaciale.
Ghostbusters: Legacy, una recensione poco obiettiva
Quella che state per leggere non è una recensione obiettiva, ma il parere di un ex-ragazzino che è cresciuto imparando a memoria le battute di Peter Venkman/ Bill Murray ed Egon Spengler/ Harold Ramis, che ai tempi delle elementari giocava in cortile con gli amici cercando fantasmi invisibili con la cartella della scuola sulle spalle a mò di zaino protonico, che si era costruito un rilevatore di ectoplasmi con una vecchia spazzola, una scatolina di cartone e due cannucce del bar. Non può essere una recensione obiettiva perché per quell’ex-ragazzino, ormai quasi quarantenne, Ghostbusters di Ivan Reitman è uno dei film migliori che siano mai stati realizzati e l’agognato VERO terzo capitolo, Ghostbusters: Legacy di Jason Reitman ne è davvero un degno sequel/revival.
Annabelle 3, la recensione
La bambola veicolo per il Maligno che risponde al nome di Annabelle si è ormai imposta come icona contemporanea del cinema horror ed è diventata, di fatto, il simbolo del ConjuringVerse, l’universo cinematografico condiviso che collega tra loro diverse opere a marchio Warner Bros. che hanno come comun denominatore i casi a cui hanno lavorato i coniugi Warren, demonologi e ricercatori del paranormale realmente esistiti. Ramificandosi in ormai quattro saghe, il ConjuringVerse ha come fiore all’occhiello proprio la serie di film dedicati alla bambola Annabelle, protagonista dell’inquietante prologo di The Conjuring e poi al centro di ben due film che raccontano le sue malefatte antecedenti all’incontro con i Warren raccontato da James Wan. Annabelle 3, invece, riprende le fila proprio dal momento in cui i coniugi demonologi prendono in “affido” la bambola e la rendono inoffensiva custodendola in una teca chiusa a chiave nel loro “museo degli orrori”.
Gifted – Il dono del talento, la recensione
Gifted – Il dono del talento è diretto da Marc Webb e ha come protagonista Chris Evans. Il primo è stato regista dei due The Amazing Spider-Man soppiantati poi dall’entrata dell’Uomo Ragno nell’universo cinematografico Marvel, il secondo proprio di questo universo ne è perno centrale, interpretando da sempre il Primo Vendicatore Captain America. Eppure stavolta non ci sono calzamaglie ed esplosioni, continuity o mondi da salvare, si tratta di un dramma familiare e intimo che coinvolge una bambina che di talento ne ha fuori e dentro il film: Mckenna Grace.