Grazie a Dio, la recensione

È indicativo che Grazie a Dio, al momento della sua uscita in Francia, abbia incontrato tutta una serie di pressioni e ostacoli da parte della Chiesa Cattolica francese. Dato che il prete al centro di questa storia è in attesa di un processo civile oltre che canonico, non si può negare che l’opera di Francois Ozon abbia un certo potere sul pubblico. Anche se, in fin dei conti, altro non è che un racconto estremamente sobrio e composto di un dolorosissimo processo che le vittime di abuso hanno dovuto affrontare per testimoniare, dopo oltre trent’anni di traumi e problemi.

Le loro storie riecheggiano mille altre storie simili – non soltanto in un contesto nazionale – che hanno messo a dura prova la credibilità e la reputazione della Chiesa Cattolica, costringendo paradossalmente il Vaticano e Papa Francesco a emettere dichiarazioni e proclami di tolleranza zero. Il gap tra il dire e il fare è proprio quella zona estremamente grigia in cui il regista francese affonda le proprie mani. Questo è infatti un film di giustizia sociale, una sorta di Davide contro Golia per rimanere in tema religioso, realizzato tenendo presente un’utilità di ampio respiro e un placido ma incessante senso di indignazione. Le scene sono infatti stranamente eleganti ed estremamente sottili nello script e nella recitazione, proprio per mantenere la bussola della giustizia sempre rivolta verso la verità, passando in rassegna tre personaggi esemplari così simili e così diversi allo stesso tempo.

grazie a dio

Non è qualcosa di simile alle altre opere di Ozon e per questo potrebbe disorientare qualche spettatore più attento. L’humor sovversivo che caratterizzava il suo tocco autoriale non emerge come in passato. L’idea che traspare da tutto il materiale messo in campo è che forse sarebbe stato l’habitat naturale per un film-maker o un documentarista, o magari un regista come Laurent Cantet, sicuramente più adatto a estrarre un film di finzione da un’esperienza fortemente ancorata alla realtà dei fatti.

L’unica infatti concessione ad una narrazione classica si limita a dei piccoli flashback che suggeriscono gli orrendi incontri dei protagonisti da bambini, al culmine del trauma che li avrebbe poi segnati indelebilmente. Questi rimangono strettamente connessi con i limiti del buon gusto, fermandosi ad un passo dalla penombra di una canonica o dalla lampo di una tenda che si chiude. Così però viene meno una parte potenzialmente devastante per il tono emotivo del film, forse stretto nella morsa di problematiche evidenziate all’inizio.

grazie a dio

Grazie a Dio è un film necessario ed estremamente attuale, confermando ancora una volta che il grande schermo può essere contemporaneamente incudine e martello sull’opinione pubblica. Come tutte le medicine con effetti estremamente positivi, si porta dietro però un carico di controindicazioni – lentezza, ingombro, stanchezza – che altro non sono che il prezzo pagato dai reali protagonisti che hanno ispirato e dato corpo a questa tristissima e ancora non conclusa storia.

Andrea De Vinco

PRO CONTRO
  • Un aspetto sociale di valore eccezionale.
  • Si avverte la responsabilità che il regista ha portato sulle sue spalle con questo materiale scottante.
  • La compostezza dell’indignazione che monta di scena in scena.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Grazie a Dio, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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