Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, la recensione

Moby Dick non è di certo una novità al cinema, considerando che il seminale romanzo di Herman Melville fu portato sul grande schermo già nel 1930 da Lloyd Bacon e poi da John Huston nel 1956 con la più nota delle trasposizioni, dove Gregory Peck dava volto al capitano Achab. Ma nessuno, prima di Ron Howard, aveva pensato di raccontare cosa ha ispirato Melville nella stesura del suo celebre romanzo ed è quello che accade in Heat of the Sea – Le origini di Moby Dick.
Leggenda vuole che Melville si ispirò ai reali fatti della baleniera Essex che nel 1820 fu affondata in seguito all’urto con un enorme capodoglio a 3200 km dalla costa occidentale del Sud America, fatti che si fusero con l’uccisione, nel 1830, del capodoglio albino chiamato Mocha Dick, abbattuto a largo dell’isola cilena di Mocha, un enorme mammifero che si dice avesse nel dorso diversi arpioni conficcati e attaccasse le navi come spinto da una furia vendicativa. Nel film di Ron Howard, tratto dal romanzo Nel cuore dell’oceano – La vera storia della baleniera Essex di Nathaniel Philbrick, si fondono le due storie e si immagina che lo scrittore Herman Melville paghi l’ex marinaio Thomas Nickerson per farsi raccontare nei minimi dettagli la storia che sta dietro il misterioso affondamento della baleniera Essex, sulla quale da ragazzo navigò. Thomas narra le gesta del capitano George Pollard e del primo ufficiale Owen Chase, di come quest’ultimo si fosse fissato nella cattura di una balena bianca di cui aveva sentito raccontare da alcuni mercanti messicani e di come l’incontro con quel leggendario essere fu fatale a molti di loro.
Con uno stile che più classico non si può, Ron Haward condisce il suo racconto di luoghi comuni che rendendo Heart of the Sea un film perfettamente allineato con la tradizione dell’avventura marinara a cui lo spettatore medio è alfabetizzato. Il punto di vista sulla vicenda è quello di un giovane mozzo, interpretato dall’imminente Spider-Man Tom Holland, con tutte le conseguenze che questo comporta: mascotte della ciurma, capro espiatorio, figura filiale per il tenace Owen Chase, il primo ufficiale che ha lasciato una moglie gravida sulla terra ferma e ha il corpo scultoreo del Dio del Tuono Chris Hemsworth. Non mancano le tensioni tra l’equipaggio, con tanto di personaggio viscido e doppiogiochista (Frank Dillane di Fear the Walking Dead), la spettacolare tempesta notturna che mette in ginocchio tutto l’equipaggio e, una volta presa la strada del naufragio, l’immancabile momento del cannibalismo. Insomma, Heart of the Sea è un calderone di déjà-vu in mezzo al quale è inserita anche la balena di Melville, un enorme mammifero che occupa una porzione del film, forse la più bella ma anche al più breve, che ci dice come il film di Ron Howard non sia Moby Dick… almeno non solo.
È pregevole l’idea di volersi discostare dalla storia che tutti conosciamo inserendo elementi che Melville promise di tralasciare (il cannibalismo), ma appunto nel non voler essere il solito film su Moby Dick, Heart of the Sea finisce per essere il solito film in costume su un’avventura in mare. Ovviamente si tratta di grande cinema avventuroso, un sontuoso blockbuster che riesce a far collimare a perfezione la classicità del racconto, l’epicità delle scene e l’utilizzo delle più moderne tecnologie. Le scene di pesca sono spettacolari e avvincenti, le balene sono realistiche e il film è presentato con un 3D che riesce ad aggiungere una marcia in più nelle scene action e, in particolare, in quelle sottomarine.
In confronto al Moby Dick originario manca l’ossessione del pescatore per l’oggetto della sua caccia, così come l’azione quasi vendicativa del mostro ha un che di stonato in questo contesto, però Owen Chase – messo di fronte all’animale causa della situazione – arriva alle stesse conclusioni del Capitano Achab, che rappresentano la stessa morale melvilliana.
Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick è la sintesi tra vecchio e nuovo che ci si aspetterebbe dal più classico dei registi non classici di Hollywood: quando entrate in sala sapete perfettamente quello che andrete a vedere.
Roberto Giacomelli
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