Il fantasma di Alessandro Appiani, la recensione

La nuova fatica del prolifico regista indie Stefano Simone è una novità all’interno del suo percorso artistico, che tra cinema civile, thriller e drammi sociali sta spaziando in ogni direzione. Il fantasma di Alessandro Appiani è una commedia per ragazzi (e con ragazzi) che usa il genere giallo, con una spruzzata di thriller soprannaturale, per infondere quel tocco di personale autorialità che è sempre stata cara al giovane regista di Manfredonia e stavolta lo fa affidandosi a un cast di giovani e giovanissimi davvero talentuosi e a una storia che rielabora il romanzo di Gordiano Lupi, autore caro al regista fin dai suoi esordi nel cortometraggio.

La giovane Silvia è intelligente ed estroversa ma ha anche un grande dono: riesce a sentire le voci a grande distanza, soprattutto di persone in difficoltà. Quando in paese cominciano a verificarsi misteriose morti che sembrano in qualche modo legate alla leggenda del Principe Alessandro Appiani e del suo castello maledetto, Silvia inevitabilmente capta le richieste d’aiuto delle vittime e lei si convince che dietro ai decessi ci sia un vero e proprio assassino. Insieme all’inseparabile Carlo e al suo compagno di scuola Luigi, che ha una cotta per lei, Silvia inizia a indagare sugli “omicidi” scontrandosi con una pericolosa realtà.

Con uno spirito che richiama alla memoria tanto cinema adolescenziale anni ’80, come quello tratto dalle opere di Stephen King, o la recente riscoperta di quel periodo, come la serie Stranger Things, Il fantasma di Alessandro Appiani sembra rifarsi soprattutto alle trame e alle atmosfere di quella narrativa gialla per ragazzi che fin dai primi del ‘900 è stata legata al personaggio iconico di Nancy Drew. Lo spirito d’iniziativa, la determinazione, l’intuito e l’intelligenza di Silvia è pari a quella della giovane investigatrice con i capelli rossi che l’attrice Rosa Vairo propone con una grande presenza scenica e un indiscutibile talento. Un legame, quello con il mondo dei giovani, dichiarato fin dai titoli di testa realizzati a cartoni animati e una sottile ironia che percorre l’intero film che strizza molto l’occhio a quella delle sit-com.

Gordiano Lupi nel suo romanzo si ispirava a un fatto realmente accaduto a Piombino (comune di Livorno) nel XVI secolo, quello di un Principe accusato di orrendi delitti che, nell’immaginario popolare, abita ancora le stanze del suo castello dichiarando la sua innocenza, pieno di livore. Stefano Simone, avvalendosi della sceneggiatura di Roberto Lanzone, Giuseppe Bollino e Matteo Simone, trasporta quella storia nella sua Puglia lasciando Alessandro Appiani sullo sfondo, come un deus ex machina capace di muovere le azioni e i destini dei personaggi, positivi e negativi.

A tal proposito, è gestita molto bene la componente whodunit del racconto con un intreccio giallo che dà vita a un bel colpo di scena finale e un’indagine narrativamente ben condotta.

Ma il punto di forza de Il fantasma di Alessandro Appiani è indubbiamente il mix di generi con la predominanza della commedia che scaturisce in alcuni momenti davvero simpatici e personaggi ben caratterizzati. Oltre al terzetto di protagonisti, interpretati dalla già citata Rosa Vairo e da Matteo Mangiacotti e Simone Balta, abbiamo Paolo Lanfranchi – interpretato dal divertentissimo Bruno Simone – uno scrittore in erba che, in quanto a momenti comici, ruba la scena a tutti gli altri. Si tratta di un personaggio altamente sopra le righe, un presuntuoso figlio di papà sempre accompagnato dalle sue groupie che è convinto che il talento sia dato solo dal suo atteggiamento, mascherando dietro paroloni di cui non capisce il significato la sua piccolezza. Un personaggio che, forse non volutamente, richiama fatalmente alcune firme del giornalismo italiano contemporaneo o sedicenti tali che trasudano tutta la loro ridicola incompetenza sui social.

Ma ne Il fantasma di Alessandro Appiani c’è posto anche per una citazione (voluta? Sono convinto di si) a un classico della commedia popolare italiana, ovvero Fracchia la belva umana e in particolare alla coppia di poliziotti pasticcioni Auricchio e De Simone interpretati da Lino Banfi e Sandro Ghiani ai quali fanno da contraltare nel film di Simone Pasquale Tricarico e Gianluca Di Trani.

Unico vero neo di un film che funziona bene in tutte le sue componenti è l’ironia eccessivamente grottesca, fino a diventare di cattivo gusto, di una lunga sequenza che vede la protagonista in missione nella casa di una vittima in cui si scherza con la morte di un ragazzo in maniera un po’ infelice.

Molto buona la mano dietro la macchina da presa, Stefano Simone cresce di film in film mostrando ormai una tecnica sempre più raffinata, e fondamentali le musiche di Luca Auriemma, collaboratore inseparabile del regista sipontino.

Potete trovare Il fantasma di Alessandro Appiani in vendita e noleggio in streaming su TecaTv (qui il link diretto).

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una storia avvincente e ben raccontata.
  • I giovani attori sono molto bravi, in particolare la protagonista Rosa Vairo.
  • Il personaggio di Paolo Lanfranchi, che meriterebbe un spin-off tutto suo.
  • Una sequenza comica di cattivo gusto.
  • Qualche piccolo errore con la messa in scena (un microfono che non si dovrebbe vedere, un passante che si accorge di essere finito nell’inquadratura e reagisce di conseguenza).
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