Inferno, la recensione

Dan Brown sa vendere, c’è poco da obiettare. Il mix di Storia, leggenda, thriller e cospirazionismo che sta alla base delle sue opere più famose ha fatto si che il suo nome balzasse in cima a tutte le classifiche di vendita. E anche al cinema Brown funziona, dati gli incassi di Il Codice Da Vinci (2007) e Angeli e Demoni (2009), entrambi diretti da Ron Howard e interpretati da Tom Hanks. Film imperfetti, per essere buoni, che si sono adagiati soprattutto sul successo delle opere letterarie diventando veri fenomeni, obiettivo a cui mira anche Inferno, terzo film della saga cinematografica tratto dal quarto (e per il momento ultimo) romanzo della saga letteraria.

Torna in azione Robert Langdon, professore esperto in simbolismo che questa volta è coinvolto nella ricerca di un terribile virus denominato Inferno, creato da miliardario suicida Bertrand Zobrist, convinto che il pianeta Terra sia ormai prossimo al collasso dato da sovrappopolazione e quindi bisognoso di un intervento di “sfoltimento” dei suoi abitanti. Robert però è vittima di un’aggressione e perde la memoria così, aiutato dalla dottoressa Sienna Brooks, che l’ha accolto in ospedale, dovrà intraprendere una difficoltosa caccia al virus nella città di Firenze e Venezia privato delle sue note capacità intellettive.

Inferno 1

Se siete fan di Dan Brown e i due precedenti film di Ron Howard sono la vostra tazza di thé, Inferno è il vostro film perché, nei suoi mille limiti, riesce a porsi cinematograficamente al di sopra di Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni, grazie a un lavoro di adattamento più accurato che tende a favorire l’aspetto cinematografico sulla calligrafica riproposizione del romanzo. Il ritmo, dunque, è forsennato e la lunga durata del film (circa 130 minuti) è completamente abbattuta dal coinvolgimento che la regia e il montaggio riescono a creare nello spettatore, con un climax finale a Istanbul da antologia della tensione. Allo stesso tempo, l’improbabilità della storia e gli sviluppi decisamente assurdi della trama fanno di Inferno un film narrativamente poco plausibile, con una sceneggiatura che subordina l’accuratezza di scrittura alla spettacolarità dell’azione e dai dialoghi, in più occasioni, involontariamente ridicoli.

Inferno 3

Ron Howard si conferma un ottimo narratore, è lo Yes Man di Hollywood a cui tutti noi vorremmo fossero affidati i blockbuster, così come il cast funziona nella sua interezza, da Tom Hanks, sempre più padrone del personaggio di Robert Langdon (da notare il cambiamento, anche interpretativo, dai tempi di Il Codice Da Vinci), a Felicity Jones, protagonista femminile che in più di un’occasione ruba la scena al suo comprimario. Il comparto villain, invece, lascia un po’ il tempo che trova anche perché la costruzione del film punta sul dubbio e sullo scambio di ruoli, così da rendere molto fluida la funzione dell’antagonista.

inferno 2

Dunque Inferno si adagia sui canoni qualitativi dei precedenti film della saga con una maggiore concessione alla spettacolarità cinematografica; un blockbuster “dovuto”, che non smuove di un grado la carriera dei talent coinvolti.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ritmo altro e tensione a ottimi livelli.
  • Riesce a trovare un buon compromesso tra adattamento letterario ed esigenze cinematografiche.
  • Alcune svolte di trama sono troppo assurde e fanno a pugni con la logica.
  • Dialoghi spesso didascalici e ridondanti.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Inferno, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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