Into the Dark: Lo spirito della scuola, la recensione

Penultimo appuntamento con la prima stagione di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una festività.

School Spirit (Lo Spirito della Scuola) è l’undicesimo episodio di questa prima annata che sembra aver riservato i titoli più interessanti da metà percorso in poi. La ricorrenza di riferimento è quella del primo giorno di scuola. Ad un passo dalla conclusione, arriva (finalmente) l’escursione in un territorio tanto caro agli horror fan di vecchia data: lo slasher. Con un film che avrebbe potuto intitolarsi tranquillamente I Know What You Did Last Breakfast Club. Già, perché dal cult di John Hughes il film mutua l’espediente del gruppo eterogeneo di studenti costretti a trascorrere insieme il sabato a scuola come punizione per marachelle di vario genere, spunto che in realtà serve per mescolare il suddetto slasher al teen drama.

LO spirito della scuola

Dello slasher, quindi, vengono ripresi quasi tutti i punti cardine. La vecchia leggenda, il killer mascherato, i pruriti sessuali da reprimere con la violenza, la final girl. Ingredienti rimodellati sulla struttura del dramma adolescenziale, con un gruppo di personaggi che per quanto mostri differenze di caratterizzazione viene accomunato da un malessere ed una malinconia interiore. Gli stessi momenti di trasgressione sono rappresentati con garbo, senza cadere nel pecoreccio tipico della categoria. Vengono così ad innescarsi delle dinamiche che, per quanto non appaiano eccessivamente elaborate (e, in alcuni casi, neanche completamente approfondite), ci permettono di conoscere un lato dei giovani protagonisti differente da quello che le apparenze potevano suggerire. Lo stesso finale, lieto ma non lietissimo, tende a sovvertire non solo la facciata dei personaggi ma anche le stesse regole dello slasher che prevedono una final girl solitamente pura e innocente, con un epilogo cinicamente specchio dei tempi moderni contraddistinti da arrivismo, falsità, opportunismo. Quando l’apparire conta più dell’essere e può portare a comportamenti moralmente discutibili.

lo spirito della scuola

Con queste premesse, l’horror sembrerebbe una componente di contorno, mentre in realtà (e per fortuna) resta l’elemento portante della vicenda. Fin dal prologo, l’atmosfera viene imbastita con sufficiente mistero, le dinamiche tra i ragazzi sono intervallate con cadenza regolare da momenti orrorifici. La scuola chiusa dall’interno si rivela location claustrofobica in cui l’Admiral (killer dal look semplice ma efficace) può muoversi e colpire abilmente mettendo a segno anche un discreto bodycount portatore di una insospettabile quanto piacevole “quota violenza” che comprende decapitazioni, mutilazioni, colpi di accetta in pieno volto. L’impostazione da whodunit tenta di solleticare la curiosità dello spettatore anche se, a dire il vero, la rivelazione conclusiva si segnala probabilmente come facilmente intuibile, in un contesto da follia/ossessione materna (con tanto di cadavere reliquia) che rimanda vagamente (ma chiaramente) a Psycho.

lo spirito della scuola

Il contesto è quello tipico di queste produzioni, location circoscritta e cast composto da pochi interpreti, tutto in linea con le esigenze di un budget contenuto che non si ripercuote su una confezione che si mostra comunque dignitosa. Al suo primo lungometraggio, il regista Mike Gan (anche co-sceneggiatore) porta a casa un lavoro onesto, riesce ad imbastire quel minimo di tensione sufficiente a tenere costante l’attenzione, spezzando i momenti di dialogo con adeguata regolarità, dando il giusto sfogo ai frangenti di violenza che colorano di rosso il pomeriggio dei giovani sventurati, i cui ruoli vengono affidati ad un cast giovanile che assolve l’impegno con diligenza.

School Spirit si rivela, pertanto, una visione gradevole, che porta in scena il classico slasher rinfrescandone la formula con contaminazioni di altro genere, senza però dimenticare il gusto per violenza e morti ammazzati che fanno il paio con il cinismo di una società contemporanea sempre più decadente dal punto di vista etico e morale.

Francesco Chello

PRO CONTRO
  • Bodycount violento e fantasioso.
  • Adeguata atmosfera.
  • Finale moralmente cinico.
  • Dinamiche caratteriali e relazionali non completamente elaborate.
  • Whodunit intuibile.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Into the Dark: Lo spirito della scuola, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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