La Famiglia Addams, la recensione

Nel 1938 il fumettista Charles Addams creò per il quotidiano The New Yorker una serie di vignette che avevano per protagonisti alcuni bizzarri personaggi dall’aspetto grottesco. All’epoca non c’era ancora la consapevolezza di volerne fare una famiglia e raramente le vignette raccoglievano più di due personaggi alla volta. In seguito all’enorme e inaspettato successo delle sue vignette, Addams cominciò a creare attorno a questi personaggi una storia e ne fece una famiglia, La famiglia Addams, utilizzando il suo stesso nome.

Un gruppo di adorabili disadattati dalle sembianze raccapriccianti coinvolti in azioni macabre che, da lì a pochi anni, divennero uno degli show televisivi con più successo degli anni ’60. La serie tv The Addams Family, infatti, programmata per due stagioni dal 1964 al 1966 su ABC, divenne in breve tempo un vero fenomeno di costume e fu solo il primo passo verso la consacrazione di quei personaggi creati quasi per sbaglio a vere e proprie icone pop.

Seguirono due serie animate, diversi special tv in live action, due film a Hollywood diretti da Barry Sonnenfeld, un musical e un reboot televisivo (di scarso successo), oltre uno stuolo infinito di fumetti, libri, videogames e merchandising vario tra cui il leggendario flipper, che ad oggi è il più venduto della storia di questo gioco.

La Famiglia Addams

Ma arriviamo al presente e al tentativo da parte di MgM di riportare al cinema la mostruosa famiglia Addams sottoforma di film d’animazione. Il primo tentativo di farne un progetto in stop-motion non è andato in porto, poi tramutato in animazione CGI e affidato all’esperienza produttiva di Conrad Vernon, regista di Shrek 2, Madagascar 3 e Sausage Party.

Vernon, insieme a Greg Tiernan, ha realizzato La famiglia Addams con un’idea ben precisa: rievocare la gloriosa serie televisiva degli anni ’60 utilizzando lo stile originale di Charles Addams e il team dietro questo singolare prodotto ci è riuscito in pieno!

Partendo come una sorta di prequel a tutta la storia della macabra famiglia, il film di Vernon e Tiernan ci mostra dei giovani Gomez e Morticia pronti a convolare a nozze poco prima che una folla di paesani muniti di fiaccole e forconi mandino a monte il loro ricevimento di nozze. Intenti nella fuga, Gomez, Morticia e Mano si ritrovano nel New Jersey e arrivano sulla collina che conduce a un manicomio abbandonato, qui investono accidentalmente un gigantesco ex paziente del manicomio (ancora munito di camicia di forza e palesemente segnato da lobotomie), lo soccorrono e conducono con loro chiamandolo Lurch. I novelli sposi, insieme al fidato factotum Mano e all’appena assunto maggiordomo Lurch, si insediano nell’ex manicomio (che scopriamo anche infestato da una presenza demoniaca) e decidono di metter su famiglia lì. Tredici anni e due figli dopo, gli Addams si apprestano a festeggiare l’iniziazione del loro secondogenito Pugsley a un’antica tradizione di famiglia. Contemporaneamente, la star televisiva Margaux Needler sta rimettendo a nuovo la cittadina per la finale del suo reality show e l’unico elemento “stonato” del paesaggio è proprio la casa degli Addams, così si mette in testa di ristrutturarla anche contro il volere dei suoi abitanti.

La Famiglia Addams

Con uno stile grafico morbido e grottesco che richiama proprio il tratto delle vignette originali di Charles Addams, il film riesce a restituire tutta la macabra ironia che ha reso celebri questi personaggi e grazie alla sua impostazione da semi-prequel, li può raccontare alle nuove generazioni che non ne conoscono origini e background. Ma l’abilità degli sceneggiatori Matt Lieberman e Pamela Pettler sta proprio nell’essere riusciti a trovare un giusto compromesso tra linguaggi e target. Se l’introduzione al mondo degli Addams e il riferimento ai moderni reality show permette ai più giovani di trovare accattivanti questi personaggi con riferimenti alla contemporaneità, allo stesso tempo chi ha qualche anno in più e gli Addams ha imparato a conoscerli per la serie tv o per i film degli anni ’90, troverà immutato l’umorismo, le situazioni surreali e il carattere di tutti i personaggi.

A proposito di personaggi, viene dato molto rilievo a Mercoledì, qui con inedite treccine a cappio, che per la prima volta scopre il mondo esterno, lo esplora e con altezzosa superiorità cerca di tenerlo a debita distanza. Allo stesso tempo, gli sceneggiatori decidono di rendere centrale nel racconto Pugsley, che è sempre stato il più marginale dei personaggi principali, che, cercando di sopravvivere agli attentati omicidi della sorella, deve esercitarsi con difficoltà all’antica arte delle sciabole per celebrare il suo passaggio all’età adulta.

Tra frecciatine neanche tanto velate all’orrore del conformismo e alla bassezza di alcuni show televisivi capaci di manipolare la realtà e le opinioni delle persone, La famiglia Addams riesce a piazzare una serie di gag genuinamente divertenti e sempre irrimediabilmente macabre.

Un piccolo cenno all’ottimo adattamento italiano dei dialoghi che vanta tra i doppiatori nomi di grande talento come Virginia Raffaele e Pino Insegno, ma anche talent d’eccezione come Loredana Bertè (è la nonna) e un ottimo Raoul Bova che, irriconoscibile, dà la voce a Zio Fester.

La famiglia Addams è stato presentato in anteprima nazionale durante la 17^ edizione di Alice nella città e sarà nei cinema italiani dal 31 ottobre distribuito da Eagle Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Richiama graficamente i disegni di Charles Addams e l’umorismo della serie tv anni ’60.
  • Divertente e intelligente nella scrittura dei dialoghi e delle situazioni.
  • Un ottimo adattamento italiano.
  • Non è proprio un “contro”, ma sicuramente è un film d’animazione più adatto agli adulti che ai bambini.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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