La verità negata, la recensione

Nelle sale a partire da giovedì 17 novembre, dopo essere stato presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma, arriva La verità negata, un trial movie con la regia di Mick Jackson, assente dagli schermi da ben 13 anni.

Il film è tratto da una storia vera e prende ispirazione dal libro History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier di Deborah Lipstadt, interpretata da una bravissima Rachel Weisz.

Denial, il titolo originale, affronta in maniera molto diversa dal solito il tema dell’Olocausto che al cinema è ormai stato raccontato decine di volte, in tutte le salse. Un tema molto delicato affrontato attraverso una battaglia legale, avvenuta nei primi anni ’90, che ha visto la studiosa Deborah Lipstadt citata in giudizio con l’accusa di diffamazione dallo storico negazionista dell’Olocausto David Irving, interpretato da un convincente Timothy Spall.

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Dopo aver etichettato Irving come negazionista dei crimini nazisti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale nel suo libro Denying the Holocaust, la Lipstandt è obbligata a rispettare le leggi inglesi che le impongono di difendersi dalle accuse e dimostrare che ciò che ha detto è solo la verità, nessuna diffamazione, e per farlo si affida allo studio legale dell’avvocato interpretato da Tom Wilkinson, Richard Rampton. Ed è così che la studiosa si ritrova a dover dimostrare, non solo che Irving sia effettivamente un negazionista che falsificava dati per distorcere a suo favore la realtà, ma anche che l’Olocausto è effettivamente avvenuto.

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Ma non è solo l’Olocausto il punto focale di La Verità negata, anche la comunicazione ha un ruolo molto importante: come possono i media, o gli studiosi stessi, manipolare la realtà così facilmente?

Il film si regge su una storia molto solida e lineare, guidata dalla sapiente sceneggiatura di David Hare che, con il supporto dei documenti processuali originali del caso Lipstandt/Irving, è riuscito a dare ai dialoghi un taglio molto realistico e fedele alle vicende, rifiutando il sentimentalismo nel quale si poteva facilmente cadere dato l’argomento così delicato.

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Ma, nonostante la regia pulita e convincente che vira molto sul classico e la sceneggiatura senza sbavature, il film risulta basato quasi tutto sulla parola e, dopo i primi 50 minuti, si fatica già ad arrivare alla fine della sentenza. Il coinvolgimento dello spettatore si spegne man mano a causa dell’andamento prevedibile, troppo lineare e, alla lunga, piatto della vicenda. Nonostante il tema forte e la disarmante bravura degli attori, La verità negata perde punti a causa di dialoghi troppo forbiti, giuridici e spesso molto artificiosi. Si evita, quindi, come abbiamo già detto, il patetismo ma si perde anche l’emozione che un film del genere dovrebbe regalare.

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Nonostante tutto, però, La verità negata è senza dubbio un prodotto di qualità, un film che invita a riflettere e aprire gli occhi sul fatto che la libertà di parola è un diritto sacrosanto ma che non giustifica nessuno, nemmeno uno studioso quotato e attendibile quanto Irving, a usarla per scopi personali distorcendo la realtà a favore delle proprie tesi.

Rita Guitto

PRO CONTRO
  • Il cast è sempre all’altezza della situazione. Performance riuscitissima.
  • Affronta l’Olocausto da un punto di vista differente dal solito.
  • Il film è troppo lineare e costruito solo sulla parola. Alla lunga, rischia di annoiare.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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