Archivio tag: festa del cinema di roma 2016
Maria per Roma, la recensione
Chiunque abiti o lavori nella capitale si può facilmente rispecchiare nelle situazioni in cui incappa la protagonista di Maria per Roma: il film racconta infatti una giornata tipo di Maria, aspirante attrice che per sbarcare il lunario lavora come key holder. Da mattina a sera, Maria sfreccia sul suo motorino per consegnare le chiavi di appartamenti di lusso ai turisti affrontando, nel frattempo, audizioni, il traffico romano e i rimbrotti della madre.
Captain Fantastic: in Blu-ray il film con Viggo Mortensen
La sfida più grande per un giovane è saper affrontare la vita reale.
Ed è proprio questa la difficoltà con cui devono scontrarsi i sei figli di Ben in Captain Fantastic, il folgorante secondo lungometraggio di Matt Ross, presentato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, dove ha vinto il premio del pubblico, e vincitore anche del premio alla regia per la sezione Un certain regard al Festival di Cannes 2016. Ora Captain Fantastic arriva in home video, DVD e Blu-ray Disc, con CG Entertainment, dopo essere stato distribuito nei cinema lo scorso inverno da Good Films.
Manchester by the Sea, la recensione
Lee Chandler (Casey Affleck) lavora come custode di un complesso di palazzi a Boston. Conduce una vita solitaria e spenta, che viene stravolta dalla notizia della morte di Joe, suo fratello maggiore. Lee è dunque costretto a ritornare nella sua città natale per occuparsi del funerale e del nipote sedicenne, di cui è stato nominato tutore.
Il regista Kenneth Lonergan dirige un dramma intimista, raccolto: s’intuisce ben presto che Lee nasconde un passato doloroso, tuttavia mai espresso da dialoghi verbosi. Di fatto l’evento tragico vissuto dal protagonista non viene svelato allo spettatore nel tempo presente del film, bensì mostrato attraverso dei flashback, in un’amalgama senza soluzione di continuità tra passato e presente. Questo perché non esiste un prima e un dopo nel dolore di Lee, ma soltanto un adesso.
Florence, la recensione
Una delle astuzie più abusate dal marketing cinematografico contemporaneo riposa nell’espressione “tratto da una storia vera”. Una formuletta motivata da esigenze di cassetta che aggira il più basilare dei basilari principi che sorreggono il cinema, ovvero che una bugia ben orchestrata, congegnata attorno all’autenticità dell’emozione che conta sempre più e sempre prima di qualsiasi presupposto fattuale è di per sé più vera del vero. Lo spunto alla base di Florence origina da quella inusuale combinazione di umorismo tragedia farsa e ridicola stravaganza che è propria della vita oltre lo schermo.
Captain Fantastic, la recensione
Essere genitore vuol dire inevitabilmente fare delle scelte. Porsi delle domande e cercare la risposta che si ritiene la migliore per il bene dei propri figli. Captain Fantastic, ultimo film diretto da Matt Ross, presentato a RomaFF11, ha come protagonista un padre sicuro di sé, certo del modo in cui sta crescendo i suoi bambini. Ma questo padre è veramente fantastico come crede?
Nella foresta del Nord America, Ben cresce i sei figli lontano dalla società consumistica moderna in pieno contatto con la natura. Tra una scalata sulle montagne e letture impegnate intorno al fuoco, le giornate trascorrono felicemente.
Snowden, la recensione
Si sta sviluppando una tendenza al cinema che sembra non portare nulla di buono al macro-genere dei biopic, ovvero raccontare le vite di quei personaggi che hanno creato dibattito a livello di costume o cronaca ma che sono assolutamente inadeguati ad essere portati sul grande schermo. Si tratta di personaggi pubblici per scelta o per “errore” che hanno una vita ordinaria, noiosa – potremmo dire da spettatori – e particolarmente anti-cinematografica, su cui, però, si ostinano a far film. È successo due volte con Steve Jobs, una volta con Julian Assange e una volta con Mark Zuckerberg e forse proprio nel film di David Fincher possiamo trovare l’innesco della miccia. Ma se The Social Network aveva una costruzione narrativa avvincente e riusciva a trasformare una persona in un personaggio, andando quindi incontro alle esigenze cinematografiche, così come, tra i molti difetti, Steve Jobs di Danny Boyle aveva “stile”, tutto il resto è fuffa. Ed è proprio in quella amalgama che si inserisce l’ultimo film di Oliver Stone, Snowden, selezionato in concorso all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma e incentrato sulla figura “scomoda” di Edward Snowden.
3 Generations – Una famiglia quasi perfetta, la recensione
Possiamo cambiare chi ci circonda mentre cerchiamo di cambiare noi stessi?
Ramona, spegnendo le candeline nel giorno del suo compleanno, esprime ogni anno lo stesso desiderio: diventare uomo, diventare Ray. Nel percorso di terapia ormonale sostitutiva, Ray sarà accompagnato da sua madre, Maggie, donna single di mezza età strettamente legata a sua madre, Dolly, e alla sua compagna (non solo metaforicamente, dato che vive ancora insieme a loro).
3 Generations-Una famiglia quasi perfetta, film in concorso nella sezione Alice nella città all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, rappresenta uno di quei rari e paradossali casi in cui l’adattamento del titolo non tradisce il film ma anzi, lo favorisce.
La verità negata, la recensione
Nelle sale a partire da giovedì 17 novembre, dopo essere stato presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma, arriva La verità negata, un trial movie con la regia di Mick Jackson, assente dagli schermi da ben 13 anni.
Il film è tratto da una storia vera e prende ispirazione dal libro History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier di Deborah Lipstadt, interpretata da una bravissima Rachel Weisz.
Genius, la recensione
Le strade che portano al biopic sono infinite. Vite straordinarie, vite ordinarie che accompagnano eventi fuori dal comune o che hanno influito al cambiamento della società; i racconti di vita vera sembrano non passare mai di moda al cinema e riescono ad assumere i connotati più differenti e diversificati. Genius del regista teatrale Michael Grandage, qui al suo esordio al cinema, appartiene alla categoria dei biopic meno convenzionali perché sa raccontare non una ma ben due vite e, allo stesso tempo, costruire un contesto poco raccontato al cinema con l’attenzione e l’accortezza che merita. Le due vite sono quella dell’editore Max Perkins e dello scrittore Thomas Wolfe, il contesto è quello delle case editrici e della nascita editoriale dei romanzi nell’America degli anni ’20 del ‘900.