Le donne al balcone, la recensione

Affrontare al cinema nel 2025 temi come il femminicidio, il consenso, la violenza sessuale, lo stupro coniugale, l’aborto, la libertà sessuale femminile è particolarmente complicato non tanto per la delicatezza dei temi, ma per la certezza che qualcuno avrà da ridere. Si tratta di argomenti scottanti, temi boomerang, che possono essere facilmente attaccati tanto da frange femministe estremiste quanto da “sostenitori” del patriarcato o da coloro che fanno guerra al politicamente corretto. Quindi, perché andarsi a infognare in un territorio così ostile a chiunque voglia far arte e intrattenimento manifestando il proprio libero pensiero? Una domanda che dovremmo rivolgere a Noémie Merlant, regista, sceneggiatrice e interprete della horror/comedy Le donne al balcone, che non solo affronta tutti questi temi insieme ma li incastra in un pericolosissimo meccanismo di genere.
Noémie, perché l’hai fatto?
Una possibile risposta ci balena per la mente. Coraggio. Coraggio nel voler veicolare verso un pubblico più ampio possibile e con un linguaggio accessibile a tutti concetti solitamente legati a un tipo di cinema d’autore che per lo più guardano in quattro gatti. Ovviamente questo è anche favorito da un determinato momento storico, politico e sociale, in cui è possibile concretizzare questo coraggio.
In una torrida estate marsigliese seguiamo le gesta di Ruby, disinibita ed estroversa cam-girl che colleziona amanti, la sua coinquilina Nicole, scrittrice in crisi che cerca ispirazione spiando lo svestito dirimpettaio, ed Élise attrice televisiva che ha appena trovato il coraggio per lasciare il marito possessivo, che però non pare arrendersi. Quando Élise tampona accidentalmente la macchina del dirimpettaio di Nicole, quest’ultimo prende la palla al balzo per invitare tutte e tre le ragazze nel suo appartamento, ma solo Ruby finirà la serata nel letto dell’uomo. Qualcosa di brutto, però, accade perché la mattina dopo Ruby torna a casa sotto shock e tutta ricoperta di sangue.
Le donne al balcone inizia in maniera emblematica mostrandoci un’anziana donna vessata dal marito che trova il coraggio di reagire in maniera estrema, uccidendo l’uomo. Questo accade al piano di sopra della palazzina in cui vivono le nostre protagoniste, che finiscono subito sotto l’occhio libidinoso dei residenti circostanti, attirati immediatamente dalle grazie della ben poco vestita “balconette” Ruby, che di mestiere si spoglia davanti alla web-cam per clienti paganti. Uno sguardo lascivo di cui però è “colpevole” anche Nicole, attratta dal dirimpettaio, il perfetto “uomo-oggetto” interpretato dal Lucas Bravo di Emily in Paris.
L’intento della Merlant è chiaro fin da questi primi minuti: denunciare la mascolinità tossica e l’oppressione che la subordinazione di genere ha avuto negli anni, provando a ribaltarla. La splendida Ruby, interpretata da Souheila Yacoub (Climax, Dune – Parte Due), si muove a seno nudo come testimone di una rinnovata libertà sessuale e la stessa cosa farà, più avanti, Élise – interpretata dalla stessa Noémie Merlant – pronta a sganciarsi dall’opprimente àncora del marito possessivo, che pretende l’amplesso e rinfaccia alla donna la sua scelta di non diventare madre.
Ma il cuore de Le donne al balcone è la sua componente pulp estrema, quel turning point che abbraccia il filone rape & revenge, che si inoltra in territori fieramente splatter proprio per descrivere il dramma di essere donna (e attraente) in una società fortemente fallocentrica. Ma la Merlant, che si avvale della collaborazione in scrittura della sua regista in Ritratto della giovane in fiamme Céline Sciamma, utilizza sempre la cifra del grottesco, anche nei momenti più estremi, cercando di stemperare col sorriso a denti stretti anche le sequenze più drammatiche. Lei può permetterselo perché è una donna che parla di donne, l’ironia, in questo caso, non dovrebbe offendere nessuno, anche lì dove sarebbe potuta apparire di cattivo gusto.
Ma in Le donne al balcone non sono tanto lo stupro, i cadaveri fatti a pezzi, i fantasmi putrefatti (perché ci sono anche fantasmi…) a crear disagio quanto una scena estremamente realistica nello studio di un ginecologo dove Élise si sta sottoponendo a una visita. Il tutto è mostrato senza filtri, senza celare nulla allo sguardo della m.d.p. e quello che per una donna è fastidiosa routine, per uno spettatore uomo diventa una sgradevole manipolazione del sesso femminile. Intelligentemente e con coraggio, Noémie Merlant rende partecipe lo sguardo maschile di un momento così intimo da riuscire a toccare l’apice più shockante del film.
Ma come quando ti spiegano una barzelletta annullandone la portata comica, anche un film come Le donne al balcone raggiunge il punto di rottura che lo fa implodere. Per tre quarti della sua durata, la Merlant ha tenuto brillantemente le redini di una storia che oltrepassava i generi per raccontarci il disagio che le donne provano ad essere considerate oggetti da stropicciare, percuotere o guardare con lussuria. Il tutto era tenuto sul filo del rasoio dalla metafora dei fantasmi maschili che infestavano la realtà di Nicole e delle sue amiche. Ma nell’ultimo atto, questa metafora diventa parte integrante della narrazione e si fa talmente urlata e invadente da perdere di efficacia. Così, un film che era intelligentemente parte di un discorso femminista si fa inspiegabilmente goffo e rumoroso manifesto pseudo-femminista, cappottando su se stesso in una serie di scelte di sceneggiatura abbastanza discutibili.
Nel complesso, Le donne al balcone diverte, fa riflettere e riesce perfino a disturbare anche se, ad un certo punto, quell’anarchica armonia che muoveva le fila di questo “esperimento” viene compromessa dall’inspiegabile necessità di urlare un messaggio che era già perfettamente leggibile e chiaro.
Si astengano dalla visione i maschioni insicuri, le donne che votano Lega e quelli che sui social fanno abuso della reaction che ride e urlano allo scandalo “woke” quando una donna è scelta come protagonista di un film d’azione nel 2025; con Le donne al balcone rischierebbero una repentina crisi alle coronarie.
Dopo essere stato presentato in anteprima fuori concorso al 77º Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma 2024, Le donne al balcone arriva nei cinema italiani il 20 febbraio 2025 distribuito da Officine Ubu.
Roberto Giacomelli
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Non avevo letto recensioni come faccio di solito mi sono fidata delle stelline e pensavo fosse particolare ..di tutto il film faceva meglio a farne un corto poteva essere interessante..sono uscita dalla sala verso la fine dalla nausea mi ha rovinato la serata ..ma chi ha finanziato !!! Ci mettono un po’ di filosofia per giustificare le stronzate e pe sano di essere fuori dagli schemi interessanti audaci insalatona ci ha messo di tutto per non arrivare a niente