L’esigenza di unirmi ogni volta con te, la recensione

“Odio gli ombrelli ed i poeti”, in queste parole si potrebbe riassumere la personalità di Giuliana, interpretata da Claudia Gerini nel film L’esigenza di unirmi ogni volta con te. Tratto dall’omonimo romanzo dello stesso regista, Tonino Zangardi, dal titolo difficilmente ricordabile, il film racconta la storia d’amore tra Giuliana, una cassiera di un supermercato, e Leonardo (Marco Bocci), un poliziotto dall’aria del bello e dannato. Ogni giorno, lui compra un panino con la mortadella nel supermercato dove Giuliana lavora e l’attrazione tra di loro è già alle stelle. Lui la salva durante una rapina nel supermercato ed è amore. La storia di passione travolgente porterà a sconvolgere due vite, due persone, la sicurezza di due routine quotidiane, un passato nascosto ed una vita noiosissima; tutta ottima poesia,  peccato che si concretizzerà in una delle sceneggiature più deboli degli ultimi mesi di cinema italiano.

Tratto da un libro tratto a sua volta da un fatto di cronaca, non capiamo come sia possibile che dopo tutti questi passaggi di testimone i personaggi siano presentati con tale inconsistenza ed assurdità narrative. Non possiamo proprio chiudere un occhio, o meglio un orecchio, sulla sceneggiatura per intero: i dialoghi sono elementari, banalissimi e spesso al limite del verosimile. Un dialogo sulle formiche ci ha lasciato senza parole.

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Il personaggio di Claudia Gerini rappresenta la classica donna annoiata che incappa nel sogno erotico di turno; lo spettatore può immedesimarsi  facilmente con lei visto che come marito si ritrova una specie di ameba dall’accento francese che più che il suo compagno sembra suo padre. Il marito la trascura e lei non riesce a non pensare all’uomo dallo sguardo truce e dall’addominale scolpito. Stereotipi come se piovessero.

L’attrice, che ci aveva regalato ruoli piacevoli ultimamente (vedi Amiche da morire e Tutta colpa di Freud), prende un completo buco nell’acqua e non lo diciamo per le chiacchierate scene di nudo (parziale) ma per le battute da soap opera che il suo personaggio lancia in ogni momento. Ed ora passiamo a lui: Leonardo/Marco Bocci (conosciuto per le interpretazioni televisive di Romanzo Criminale e Squadra Antimafia) è un poliziotto impasticcato e depresso con flashback e storyline di una scontatezza disarmante; l’attore è promosso nelle scene in cui è steso sul letto in completo silenzio… per il resto è tutto da dimenticare. Bocci urla, non parla, urla continuamente e le motivazioni dietro la psicologia del suo personaggio restano di una vaghezza insopportabile. Il suo odio per tutto il genere femminile non è approfondito e viene risolto senza una motivazione precisa. Al centro della storia c’è la passione ma questo  non può essere un elemento sufficiente per la personalità dei protagonisti. Il regista ci svela che il film è dalla parte delle donne: la pellicola parla delle donne, esseri complessi ed affascinanti che vanno mostrati nella loro profondità, eppure a noi sembra che Zangardi  mostri solo una donna insicura con un carattere debole e sostanzialmente bipolare (soprattutto nell’ultima parte del film).

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E se la scena della violenza che sulla carta doveva avere una rilevanza sociale ed umana, ha regalato qualche risolino in sala (dato probabilmente dai dialoghi e da un accento francese davvero insopportabile), allora ci sarà più di qualche problema a livello di scrittura.

Ho evitato di scrivere più di una volta L’esigenza di unirmi ogni volta con te perché solo scrivendo il titolo si occupa già mezza riga; la prossima volta meno parole nel titolo e molte di più (e soprattutto molto, molto più curate) nei dialoghi.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • I paesaggi del Salento.

 

  • Una storia come tante raccontata attraverso una sceneggiatura di bassissima qualità.
  • I dialoghi sono spesso nonsense.
  • I personaggi sono mal presentati e privi di qualunque spessore psicologico.
  • Gli stereotipi di ogni tipo caratterizzano l’intero film.
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