Long Pig, la fame oscena nel corto di Riccardo Suriano

Una didascalia apre Long Pig, il cortometraggio scritto e diretto dal giovane Riccardo Suriano, che ci informa sui numeri statistici delle morti violente: ogni anno, nel mondo, un milione e mezzo di persone perdono la vita a causa di violenze, ogni giorno sono circa 3800. Dati sconcertanti che in un anno flagellato dalla pandemia, in cui sentiamo quotidianamente dai mass media aggiornamenti sulla triste conta dei decessi, ci fanno riflettere sulla fragilità, la volatilità della vita umana. La didascalia è abbastanza pretestuosa perché Long Pig non è e non vuole essere un’opera documentativa sull’argomento, ma un genuino mini shock-movie che gioca la carta del disgusto per inserirsi in un sapiente discorso di genere.

La macchina che sfreccia sulla strada di campagna con dentro un gruppo di amiche e la musica tecno a tutto volume già suggerisce echi della più topica situazione da slasher movie, ma non è questo il caso, perché Long Pig devia immediatamente l’attenzione su un dettaglio del paesaggio solcato dal tragitto dell’automobile, una roulotte immersa nel nulla.

Un uomo anziano in canottiera (Fernando Ferrari), con tubi dell’ossigeno nelle narici e un catetere che si riempie velocemente, guarda la tv mentre una donna obesa (Evelina Meghnagi) cucina lo spezzatino. È ora di cena. Nell’ambiente riecheggiano le battute del film Sciuscià che l’anziano sta guardando con uno sguardo che suggerisce distacco, mentre la donna serve il pasto.

Il resto del corto si focalizza soprattutto sulla famelica donna che addenta la carne con voracità, si lecca le dita ingordamente e poi ancora e ancora: tocchetto di carne, salsa al pomodoro, patate stracotte, dita zuppe di cibo e la lingua vorace sulle labbra sporche, in un osceno e insistito susseguirsi di dettagli. Un’edizione straordinaria del TG interrompe il film che l’anziano sta guardando con una notizia di cronaca che ribalta lo sguardo dello spettatore sul banchetto che si sta consumando nella roulotte.

Breve (appena 8 minuti) e diritto al punto, Long Pig è quel tipo di cortometraggio molto focalizzato sull’high concept di base che sa sfruttare a dovere la breve durata per portare a termine i suoi obiettivi che, in questo caso, sono di shockare e disgustare lo spettatore. Non c’è violenza esibita, ma tutto l’orrore viene suggerito dagli ultimi frangenti, risultando così di grande impatto. L’osceno mostrato attraverso la voracità della donna assume un significato particolare, racconta un mondo governato dalla massima homo homini lupus e ci suggerisce una società schiava della miseria, dell’ignoranza, della fame. Non è un caso se sentiamo una scena specifica del film di Vittorio De Sica come sottofondo mentre la donna cucina, una scena il cui il film nel film esprime il dolore e il pentimento di un personaggio per un’azione deplorevole commessa, mentre sullo schermo scorrono le immagini che mostrano un altro personaggio che il pentimento non sembra conoscerlo.

Ci viene quasi voglia di approfondire, sapere qual è la storia dietro questi reietti, cosa li ha portati a quella situazione. Immancabilmente viene alla mente l’horror americano anni ’70, quello dei massacri texani con la motosega, dei redneck assassini, delle famiglie disfunzionali, ma la mano di Riccardo Suriano evita quell’effetto grezzo che oggi tanto ci affascina, piuttosto gioca con l’eleganza formale di una impeccabile fotografia di Piero Perilli che si affida ai contrasti, all’importanza del sonoro per sottolineare l’abominio che si consuma inconsapevole sotto gli occhi dello spettatore.

Long Pig colpisce. Non c’è originalità, non c’è novità, ma c’è la forza della metafora.

Potete vedere il corto di Riccardo Suriano su YouTube.

Roberto Giacomelli   

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