Mixed by Erry, la recensione
Avete presente quei gruppi su Facebook tipo “cosa ne sanno quelli nati nei 2000!”? Tonnellate di post nostalgici che discutono di VHS, 7up, le sorprese (quelle belle) degli ovetti Kinder, zaini Invicta Jolly III, He-Man e i dominatori dell’universo, il gelato Piedone della Algida, Flashdance, le Spice Girls, il Tegolino Mulino Bianco, walkman e musicassette. Già, le mitiche audiocassette, 60 minuti nei quali racchiudere le proprie canzoni preferite, compilation perfette da ascoltare e riascoltare, preferibilmente in cuffia e a cui legare momenti magici della propria gioventù. Ah, la nostalgia… Ed è proprio su questa nostalgia “canaglia” che gioca con una pianificazione millimetrica perfetta il nuovo film di Sydney Sibilia, Mixed by Erry che racconta proprio uno spaccato specifico meritevole di un post fissato in alto su “ma che ne sanno i 2000!”.
Siamo negli anni ’80 a Napoli, quartiere Forcella, qui la famiglia Frattasio tira a campare grazie all’ingegno di papà, che riempie le bottiglie di Jack Daniel’s con il tè e le va a vendere ogni mattina al mercato della Maddalena spacciandole per pregiato whisky. Dei tre figli, Enrico cresce con la passione della musica e sogna di fare il dj, ma fa le pulizie in un negozio di dischi e si diletta nel realizzare compilation su nastro magnetico molto apprezzate dai suoi coetanei del quartiere. Le chiama Mixed by Erry e la richiesta di queste musicassette, spesso personalizzate, va così forte che Enrico, insieme al fratello Peppe, decide di trasformare questo hobby in un vero e proprio lavoro. L’attività di famiglia prende il volo, si unisce anche il terzo fratello Angelo che nel frattempo è uscito dal carcere, e le cassette di Mixed by Erry diventano richiestissime tanto a Napoli quanto in tutto il Sud e poi nell’intero Stivale portando i tre giovani fratelli a entrare in un giro si soldi inimmaginabile. Se i problemi con la criminalità organizzata locale risultano “aggirabili” sono le forze dell’ordine a dare filo da torcere a Mixed by Erry, perché una cosa che i fratelli Frattasio hanno sempre sottovalutato è che si stavano muovendo in un mercato illegale, dando praticamente inizio alla pirateria musicale in Italia.
È molto curioso vedere come Sibilia e il co-sceneggiatore Armando Festa abbiano portato avanti una storia che mitizza la pirateria e rende dei simpatici eroi dei ragazzi che hanno fatto illegalmente i miliardi sulle spalle di artisti di tutto il mondo; è curioso che questa idolatria guascona provenga da un settore – il cinema – che è stato ed è ancora incredibilmente danneggiato proprio dalla pirateria. E allora è proprio la forza della nostalgia a muovere le intenzioni di un progetto come Mixed by Erry, una storia (vera) che non vuole intenzionalmente nobilitare la pratica illegale che muove il racconto quanto il contesto che la racchiude, un contesto vitale, spensierato che filtrato dalla lente degli anni appare quasi fiabesco.
Così Enrico, Peppe e Angelo ci vengono raccontati come tre poveracci ingenui, miracolati dall’ambiente in cui vivono, dall’arte di arrangiarsi tramandata dalla famiglia e dall’epoca in cui si stavano muovendo, oltre che dall’abilità di Erry, ragazzo timido e sognatore che “voleva solo fare il dj”.
La cosa che più sorprende dall’abile racconto di Sibilia è l’inconsapevolezza con cui questi ragazzi infrangono la legge, la normalità – veicolata già dal lavoro paterno – con cui si può lucrare con la contraffazione perché è un crimine (ma loro non lo definiscono tale) che, apparentemente, non ha vittime. E allora sorprende e appassiona questo Robin Hood di Forcella che, in qualche modo, porta un’ondata di benessere a tutto il quartiere, dando lavoro a tanti ragazzi nel momento in cui l’attività prende piede e nobilitando a vera arte quell’ “arte” della contraffazione di cui la capitale campana è stata spesso un’eccellenza.
Mixed by Erry appassiona e diverte perché è la sublimazione della formula già sperimentata nel primo Smetto quando voglio, di cui appare come una versione narrativamente più matura e genuina. Un lavoro di scrittura molto intelligente che trova la quadratura del cerchio nell’ottima gestione degli ambienti: perché Mixed by Erry non è un film ambientato nel passato che si svolge in interni per mascherare l’epoca, ma spesso e volentieri è tra le strade di Napoli, quella Napoli meno turistica, tre le persone, in quei quartieri in cui il tempo sembra essersi fermato e ci appare ancora oggi una location perfetta (non a caso la trasferta a Milano filmata a Roma si sgama facilmente).
Altro grande punto a favore di Mixed by Erry è il suo cast. Ci sono Fabrizio Gifuni, Cristiana Dell’Anna, un divertito Francesco Di Leva e un piacevolmente ritrovato Adriano Pantaleo a fare gli adulti, ma a lasciare davvero il segno sono i giovani e bravissimi Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena ed Emanuele Palumbo che interpretano i fratelli Frattasio, perfettamente calati nella parte e con un futuro praticamente spianato nel mondo del cinema.
Insomma, Sydney Sibilia non solo firma il suo film migliore (in una carriera comunque coerente e di tutto rispetto), ma dà vita a una delle commedie più divertenti e meglio scritte tra quelle che si sono viste in Italia negli ultimi anni.
Non alzatevi dalla poltrona appena partono i titoli di coda perché c’è un’imperdibile “rivelazione” al termine.
Roberto Giacomelli
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