Nikolaj Coster-Waldau presenta Second Chance a Roma [Video]
Dal 2 aprile sarà nei cinema italiani, distribuito da Teodora Film, Second Chance, il nuovo film diretto dalla regista danese Susanne Bier e con il celebre Jaime Lannister del serial Il Trono di Spade, Nikolaj Coster-Waldau nel ruolo del protagonista, che ha presentato il film a Roma.
Anticipando strategicamente di dieci giorni proprio la messa in onda della quinta stagione della fortunata serie HBO, Second Chance è un thriller dai risvolti drammatici molto accentuati e racconta la storia di Andreas, un poliziotto che sta seguendo un caso di violenza domestica su un neonato in cui è coinvolto Tristan, drogato e spacciatore ben noto alla legge. Ma Andreas è anche marito e padre amorevole di Alexander, un bambino di pochi mesi. Quando ritrova il loro bambino senza vita nella culla, la moglie di Andreas cade nella disperazione e il marito ha l’idea di fare uno scambio di neonati: così si intrufola nell’appartamento di Tristan e sostituisce quel bambino con il suo appena morto. Ma far finta che Alexander sia ancora vivo non è semplice e la situazione precipita sempre più.
A presentare Second Chance alla stampa romana è intervenuto nella capitale Nikolaj Coster-Waldau, che nella minuscola sala Volontè della Casa del Cinema ha tenuto una conferenza in cui era inspiegabilmente proibito fare domande su Il Trono di Spade.
Quella che segue è la trascrizione del botta e risposta dell’attore con i giornalisti, ma in calce alla pagina trovate anche il video integrale della conferenza.
Nel cinema di Susanne Bier si ha sempre la sensazione che i protagonisti, personaggi per lo più normali e ordinari, facciano scelte sbagliate. Anche il personaggio Andreas non si sottrae alla regola, ce ne puoi parlare Nikolaj?
[Nikolaj Coster-Waldau] Sono sempre stato un fan dei film di Susanne Bier, quando mi ha chiamato per Second Chance e mi ha mandato la sceneggiatura sono stato felice e mi sono sentito molto fortunato. I personaggi, e Andreas in particolare, fanno scelte sbagliate perché è difficile essere umani, abbiamo convinzioni ben precise ma se la situazione non ci permette di ragionare lucidamente, ci troviamo a fare cose che non avremmo mai fatto. La scena di apertura, con la retata dei poliziotti nella casa dei tossici, ci porta a dire che tutti vogliamo salvare quel bambino ma poi ci rendiamo conto che bisogna fare molta attenzione a come gestiamo le cose e a come giudichiamo le persone.
Come ti sei sentito ad affrontare questo ruolo con la consapevolezza che anche tu sei padre?
Sono padre, ho due figlie e ho pensato a tutte quelle cose che non vorrei fare. Ma ovviamente sono un attore e quindi devo adattarmi a tutte quelle cose che nella vita reale non farei mai. Per esempio, in un film ho interpretato un killer una volta, ma questo non vuol dire che io abbia mai ucciso nessuno… a parte una gustosa renna!
Potresti parlare delle due madri che compaiono nel film, così diverse tra loro?
Uno dei temi del film è non giudicare un libro dalla sua copertina, e le due madri qui mostrate rappresentano due mondi opposti estremi. In Danimarca sappiamo di essere fortunati, quindi ci sentiamo colpevoli di vivere nella ricchezza e non saper essere felici, quello che capita a mia moglie nel film è simile ma opposto a quello che capita a Sanne, la madre tossica. La Bier ha trovato un giusto modo di raccontare questa cosa e ci dice di non giudicare gli altri.
Nel film ci sono due bambini, neonati, che subiscono cose molto gravi. Come è stato lavorare in quelle scene?
È stata dura perché un bambino è la purezza assoluta e mentre giravano c’erano le mamme che ce li portavano. Abbiamo dovuto ricoprirli letteralmente di merda, è stato terribile. La scena più dura è stata quando ci svegliamo nel cuore della notte e vediamo che nostro figlio è morto. Inoltre, girando con i bambini, mi sono reso conto di quanto sia difficile questa cosa in un film, perché crescono in una maniera impressionante!
Tu sei abituato a lavorare sul set del Trono di Spade, dove è ricostruito uno scenario che rappresenta un’ambientazione passata e giri in costume, il che dovrebbe aiutarti a entrare nel personaggio. In Second Chance, invece, c’è un’ambiente spoglio e nessun costume. Come fa l’attore ad entrare in empatia con il personaggio in questi casi?
Interpreto pur sempre un essere umano in Second Chance e io lo sono, poi sono padre nel film come nella realtà, quindi ci sono molti elementi in cui posso riconoscermi. Però c’è un’intensità enorme in questo personaggio, una grande emotività su cui ho dovuto lavorare. La Bier è unica nel guidare gli attori e aiuta molto a far entrare nei personaggi.
Quando si parla di bambini, di solito, il ruolo centrale spetta alla mamma, qui, invece, è del padre. Come spieghi questa scelta?
È molto raro vedere nei film un uomo che ha un rapporto così stretto con un bambino ed è strano perché di solito, nella realtà, il padre non da meno della madre al proprio figlio. Questo rende ancor più unico questo film. Nell’ultima parte, le scene tra padre e figlio sono commoventi e fanno vedere come sia speciale il rapporto tra i due.
Meglio lavorare in inglese o in danese?
È difficile lavorare in entrambe le lingue, da quando è nato il mio sogno di diventare attore guardando il film di Leone C’era una volta in America, ho detto a me stesso che volevo andare proprio in America. Però sono danese quindi mi piace lavorare in Europa e per quanto è possibile voglio lavorare in entrambi i paesi.
Quanto pensi che la notorietà data dalla serie tv Il Trono di Spade possa influire sul successo di questo film?
Sono orgoglioso di questo film, ma sono consapevole che si tratta di un piccolo film. Quindi la mia notorietà per il ruolo di Jaime Lannister contribuisce alla visibilità di Second Chance e se lo vanno a vedere le mie fan, ben venga!
A cura di Roberto Giacomelli
Ecco il video della conferenza romana di Second Chance con Nikolaj Coster-Waldau.
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